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18/07/2018 06:00:00

Petrosino, i tributi non pagati del Baglio Basile e la guerra di ricorsi con Petrosino

 Il Sindaco di Petrosino, Gaspare Giacalone, lunedì è volato a Roma, al Ministero della Giustizia. Per cosa? Lo scrive lui in un post. Ha denunciato al governo "il caso scandaloso dell’amministrazione giudiziaria di Baglio Basile di Petrosino che si rifiuta di pagare le tasse comunali. Hanno addirittura fatto ben 19 ricorsi alla commissione tributaria e li hanno persi TUTTI, causando una lievitazione del debito da 800 mila euro a 1 milione e 200 mila euro. Nonostante tutto continuano ancora ad ignorare tutti i solleciti del Comune e perfino l’intervento di S.E. il Prefetto. Il paradosso è che gestiscono un patrimonio di 120 milioni di euro posto sotto sequestro proprio per evasione fiscale". Vediamo di spiegare bene la vicenda.

Nel Novembre del 2015 veniva posto sotto sequestro il piccolo impero dell’imprenditore di Marsala, Michele Licata. Il sequestro è da record: 127 milioni di euro. E comprende tra l’altro una delle strutture alberghiere più grandi in provincia di Trapani: il Baglio Basile, nel Comune di Petrosino. Tutto nasce dalle accuse di riciclaggio, truffa allo Stato, evasione fiscale della Procura di Marsala, che giudica il patrimonio di Licata di provenienza illecita.

Licata, che dichiarava allo Stato redditi per cinque - nove mila euro l’anno, aveva evaso tasse per nove milioni di euro. Tra le imposte non pagate ci sono anche le somme dovute per i tributi locali al piccolo Comune di Petrosino, che aveva, sulla carta, in Licata il contribuente numero uno.
Solo sulla carta. Perché una delle prime cose di cui si accorge il Sindaco di Petrosino, Gaspare Giacalone, al suo primo insediamento, nel 2012, è che le società di Licata hanno costantemente evaso i tributi locali.

Ne nascono molti contenziosi, e un braccio di ferro che durerà fino al 2015, quando, appunto, arriva il sequestro. Giacalone vede sedersi dall’altro lato, finalmente, lo Stato, rappresentato dagli amministratori giudiziari del complesso di Licata. Si tratta di affermati commercialisti, nominati dal tribunale, che hanno il compito di mettere i conti a posto, evitare che ristoranti e alberghi falliscano, continuare l'attività, in attesa che il sequestro si risolva nella confisca o nella resittue saldare i creditori. I due amministratori giudiziari sono Antonio Fresina, commercialista in Marsala, e Andrea Passannanti, amministratore giudiziario, tra l’altro, del San Paolo Palace, a Palermo. Sui primi effetti della gestione abbiamo scritto in un articolo di due anni fa, che potete leggere cliccando qui.

Tutto è bene quel che finisce bene, si dirà.
Non proprio così. Perché per il Sindaco Giacalone cominciano i guai. Innanzitutto scopre che la legge consente agli amministratori giudiziari di non pagare i tributi locali. Proprio così. Chi gestisce un bene sequestrato ha un vantaggio rispetto ai concorrenti.
Recita l’art. 32 del Dlgs 175/2014 : "Durante la vigenza dei provvedimenti di sequestro e confisca e, comunque, fino alla assegnazione o destinazione dei beni a cui si riferiscono, è sospeso il versamento di imposte, tasse e tributi dovuti con riferimento agli immobili oggetto di sequestro il cui presupposto impositivo consista nella titolarità del diritto di proprietà o nel possesso degli stessi".
La sospensione è in atto finché non vi è la definitiva assegnazione o destinazione dei beni e riguarda, ad esempio, l’Imu e la Tari.
Per Petrosino è un colpo niente male. Pensiamo ad esempio ai rifiuti. Al Baglio Basile è assicurata, dal Comune, la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti. Essendo una sala ricevimenti e un albergo molto frequentato si capisce bene che per il Comune è uno sforzo enorme. Eppure non paga la Tari. E chi la paga? Il resto dei cittadini di Petrosino. Perché per legge tutto il costo del servizio dei rifiuti deve essere compreso nel gettito dell’imposta. Quindi ogni anno il Comune di Petrosino deve calcolare quanto dovrebbe versare il Baglio Basile, e poi dividerlo per il resto della popolazione di Petrosino. Offrono loro.

Vabbè, si dirà, è la legge, ha una sua ratio: dare un’opportunità di rilancio ad aziende che spesso durante l’amministrazione giudiziaria subiscono dei contraccolpi.
Anche al Comune di Petrosino, alla fine, prendono atto. Anche perché l’Amministrazione Comunale ha un altro obiettivo: incamerare le imposte dovute fino al 2015, cioè prima del sequestro. Quelli sono soldi, e tanti. E non rientrano nella "sospensione" prevista dalla legge, che vale solo dopo. 
E invece succede anche lì che lo Stato, rappresentato dall’amministrazione giudizaria, decide di non pagare.
Comincia una storia infinita.
Il Comune di Petrosino comincia a mandare avvisi su avvisi. Gli amministratori giudiziari non solo non pagano, ma fanno ricorso.
A Luglio del 2017 le parti si vedono al Comune di Petrosino. Decidono di avviare un tavolo tecnico per il pagamento e per arrivare ad una transazione. Si tratta, lo ricordiamo delle tasse che Michele Licata non ha mai pagato, quelle fino al 15 Novembre 2015.

Ma il tavolo tecnico non funziona. Anzi, gli amministratori neanche si presentano. Questo nonostante il credito ante 2015, di 800.000 euro, sia certo, e il suo mancato incasso potrebbe essere fatale per un piccolo comune come Petrosino.
La riunione successiva è ad ottobre. Parla uno dei legali degli amministratori giudiziari, e chiede che vengano analizzate tutte le documentazioni tecniche e i dati catastali con un loro tecnico di fiducia.
Ma il fatto è che, fa notare il Comune, le eventuali variazioni sulle rendite catastali non possono mai essere retroattive. Il credito per il Comune è certo, liquido, ed esigibile. E insomma, da Luglio ad Ottobre il Sindaco di Petrosino si sente preso in giro. Parla chiaramente di un approccio “dilatorio e inconcludente”. Con un paradosso: Baglio Basile è stato sequestrato, principalmente, perché il suo proprietario era un gran evasore fiscale. E fa specie che gli amministratori giudiziari, che rappresentano lo Stato, chiedano di non pagare le tasse dovute. Il danno per il Comune di Petrosino, per gli ultimi cinque anni, tenuto conto di tutte le spese accessorie, è di 1.400.000 euro.


A dicembre del 2017 il Prefetto Pellos convoca il Sindaco Giacalone, e i due amministratori giudiziari, per dirimere ancora una volta la controversia. Mettono nero su bianco che: per Ici e Imu bisogna verificare i valori catastali; per i rifiuti l’Amministrazione Giudiziaria ha verificato le superfici. La “parificazione” di Ici e Imu avverrà entro Gennaio, quindici giorni dopo quella della tassa sui rifiuti.
Non accade nulla.
A Febbraio il Comune riceve una nota dai due amministratori. Danno incarico ad un architetto, Barraco, che va all’Erario e ritorna con una notizia: deve essere il Comune di Petrosino a procedere al nuovo accatastamento. E’ in pratica un ribaltamento dell’onere della prova. Non pago le tasse, perché tu, Comune, mi devi fare l’accatastamento. 
Nel frattempo tutti i ricorsi uno identico all'altro dei vari avvocati che sono consulenti degli Amministratori Giudiziari - e che immaginiamo facciano parcelle, che vengono giustamente pagate, con gli stessi soldi che magari potrebbero essere utilizzati per pagare le imposte - vengono rigettati dalla Commissione Tributaria Provinciale, che giudicano sentenza dopo sentenza, i ricorsi infondati, e legittimi gli avvisi di accertamento del Comune di Petrosino.
Una situazione surreale: il Baglio Basile ha in pratica torto su ogni ricorso, e ne ha presentati ben 19, ma continua a non pagare il Comune.

"C'è un contenzioso - si limita a dire Antonio Fresina, uno degli amministratori giudiziari - e mi dispiace, perchè davanti al Prefetto abbiamo stabilito che è il giudice tributario che deve decidere. Ormai dobbiamo arrivare all'ultimo grado, abbiamo l'autorizzazione anche del giudice di prevenzione che ci ha autorizzato a portare fino in fondo il contenzioso. Non possiamo interrompere e fare una transazione, dato che c'è un contenzioso autorizzato davanti ai giudici. Noi pensiamo che la normativa sospenda i tributi, anche per il pregresso, per il quale bisogna fare la verifica dei crediti. Al Comune di Marsala, infatti, lo hanno capito e non ci hanno creato alcun problema".

Questa invece la nota pervenuta dal legale dei due amministratori giudiziari, Sergio Russo:

Spiace rilevare che il Sindaco di Petrosino si sia dovuto recare sino a Roma per lamentare asserite quanto infondate censure sulla condotta dell’Amministrazione Giudiziaria del Baglio Basile, sito in Petrosino.

Verosimilmente questi non è a conoscenza o non rammenta alcune circostanze:

a) Ai sensi dell’art. 51 comma III bis Cod. Antimafia durante la vigenza dei provvedimenti di sequestro e confisca, e' sospeso il versamento di imposte, tasse e tributi dovuti, anche locali;

b) A tutto voler concedere, ai sensi degli artt. 52, 57 e 58 del Cod. Antimafia, i crediti sorti antecedentemente al sequestro, compresi i tributi, devono, ai fini del loro soddisfacimento, rispettare l’iter della procedura di accertamento, ad oggi non ancora disposta dal Tribunale.

Per le superiori ragioni, nessuna richiesta di pagamento delle suddette somme da parte del Comune di Petrosino poteva essere avanzata all’Amministrazione Giudiziaria.

Poichè, tuttavia, il su detto Comune ha diversamente agito, l’Amministrazione Giudiziaria si è trovata costretta a proporre i menzionati ricorsi, debitamente autorizzata dal Tribunale di Trapani, anche per la fase di appello.

Risulta, pertanto, evidente come, allo stato, essendo la vicenda ancora sub iudice, nessuna lievitazione del debito può essere neppure ipotizzata".