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31/07/2018 08:24:00

Mazara, maresciallo carabinieri condannato per concussione

 Il Tribunale di Marsala ha condannato a cinque anni e mezzo di reclusione, per concussione, un maresciallo dei carabinieri, Martino Martellotta, accusato di avere chiesto somme di denaro a imprenditori ai quali aveva sequestrato capannoni aziendali e officine per abusivismo edilizio e violazioni di natura ambientale.

Il denaro, secondo l’accusa, sarebbe stato chiesto per favorire i dissequestri. I fatti contestati al sottufficiale dell’Arma si sarebbero svolti a Mazara, dove Martellotta ha prestato servizio dal gennaio 2010 al marzo 2014.

Il militare si è sempre difeso affermando che chi lo accusa ha motivo di rivalsa nei suoi confronti proprio per i controlli e i sequestri da lui effettuati. Uno dei suoi accusatori, l’imprenditore edile mazarese Fabrizio Vinci, 48 anni, è stato arrestato dai carabinieri il 10 maggio 2017 nell’ambito dell’operazione antimafia “Visir” ed è attualmente sotto processo davanti il Tribunale di Marsala. E Martellotta fa notare che in una intercettazione si sente proprio Vinci parlare un certo “Matteo”, mai indentificato, che dice: “ma perché non lo fai saltare!”. Sempre secondo il sottufficiale, Vinci parla delle richieste di denaro per favorire i dissequestri “sapendo di essere intercettato” (gli era stata piazzata una microspia in auto) e che più volte avrebbe manifestato il desiderio di fargliela pagare. Ma ad accusarlo di avergli chiesto denaro, sotto forma di prestito (pare, 1500 euro), è anche Baldassare Di Gregorio, titolare di un’autocarrozzeria e centro revisioni. Ma anche in questo caso, sempre secondo la tesi difensiva, l’accusatore non sarebbe credibile. Proprio perché mosso da sentimenti di rancore verso il carabiniere che sequestrò l’officina. Per i giudici, però, almeno stando alla sentenza emessa, testimonianze e intercettazioni costituiscono prove inoppugnabili. Il maresciallo Martellotta, attualmente sospeso dal servizio e al 50% dello stipendio, è stato assolto “perché il fatto non sussiste” dall’accusa di abuso in atti d’ufficio.



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