Truffe, omicidi, mafia. La storia di Vito Marino, il latitante arrestato a Trapani
E' una storia di truffe, mafia e omicidi, quella di Vito Marino, l'imprenditore legato alla mafia arrestato dopo due anni di latitanza. E' stato trovato in un ovile a Vita dalla Polizia di Trapani che gli dava la caccia da tempo. Vito Marino deve scontare un ergastolo per la strage Cottarelli, avvenuta a Brescia nel 2006. Nel suo passato ci sono storie di truffe, fughe, condanne, processi, mafia e la sanguinosa uccisione di Angelo Cottarelli, della moglie e del figlio.
Molto della sua carriera criminale Vito Marino, l'ha condivisa con il cugino, Salvatore. Entrambi sono imprenditori vitivinicoli di Paceco, appartenenti ad una famiglia di mafia.
Vito è figlio del capomafia Domenico Marino, detto “Mommo 'u nano”, assassinato nell'86 da Matteo Messina Denaro, durante la guerra di mafia di quegli anni. Vito Marino realizza il suo impero creando diverse aziende agricole grazie allo sfruttamento dei finanziamenti pubblici per le imprese e realizzando anche una cantina vinicola con l’etichetta “Baciamo le mani”.
Ed è proprio in queste attività imprenditoriali che matura l'assassinio Cottarelli. Per Vito Marino e per il cugino Salvatore, Angelo Cottarelli attraverso la propria società emetteva delle fatture false per gonfiare il giro d’affari con lo scopo di ottenere fondi dalla Regione Sicilia, dallo Stato e dall’Unione Europea e in cambio riceveva favori, regali e soldi.
Una truffa che ha portato al sequestro di beni per 13 milioni di euro per Vito Marino, sequestro disposto dal Tribunale delle Misure di Prevenzione su richiesta della Procura di Trapani.
Il sequestro riguarda 40 beni immobili, 5 beni mobili, 13 tra società e imprese (capitali sociali e complessi aziendali) tra cui le aziende Vigna Verde, Olearia Pacheco, Cerealseed, Ma.Mo, Tenute Karushia e 33 tra conti correnti e rapporti bancari di altra natura. Secondo gli inquirenti il patrimonio accumulato sarebbe frutto di truffe e intestazioni fittizie di beni aziendali con un danno erariale complessivo di circa 29 milioni di euro.
Nell'agosto 2006 vennero trovati morti sgozzati nella loro villa di Urago Mella, nel Bresciano, Angelo Cottarelli, sua moglie Marzenne e il figlio Luca di 17 anni.
A casa Cottarelli dopo la strage fu inscenata una rapina finita male, ma i sospetti degli investigatori caddero subito sui cugini Marino. Gli inquirenti basarono le loro accuse su alcune intercettazioni telefoniche tra i cugini e Cottarelli e sul ritrovamento di residui di polvere da sparo sull’auto noleggiata all’aeroporto di Linate, e sulle dichiarazioni di Dino Grusovin, architetto triestino che, per il delitto è stato condannato in via definitiva a 20 anni che puntò il dito contro i due imputati ed ammise di essere stato a casa Cottarelli quella mattina, ma di non aver partecipato all’esecuzione poiché legato al tavolo della cucina.
Al processo di primo grado nel 2008 i due imputati vennero assolti. Vennero condannati all’ergastolo in appello nel 2010. Nel 2012, però, la Corte di Cassazione annullò la condanna e li proclamò innocenti. Nello stesso anno, la Corte d’Assise d’appello di Milano condannò nuovamente i due all’ergastolo. Il 1° ottobre del 2014, l’ennesimo colpo di scena, la Corte di Cassazione annulla la sentenza, disponendo un nuovo processo che ora si è concluso con la nuova condanna all’ergastolo. Dopo la prima condanna all’ergastolo della Corte d’Appello di Brescia, Salvatore Marino era già scappato ed era stato poi arrestato il 31 dicembre 2010 durante la latitanza sull'isola di Tenerife in Spagna. Vito Marino ha vissuto un primo periodo di latitanza dopo la prima condanna all'ergastolo e venne arrestato il 15 giugno 2011 mentre viaggiava in auto in provincia di Trapani. Si è dato nuovamente alla macchia dopo la condanna definitiva della Cassazione. E' stato trovato in un ovile, a Vita, in provincia di Trapani. Dormiva in un divano.
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