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17/10/2018 06:00:00

Ecco com'è il condono di Lega e Cinque Stelle (ma come? e l'onestà...?)

Un consiglio dei ministri finito lunedì a tarda sera dopo una giornata di tensioni con i leghisti che hanno minacciato di far cadere il governo e tornare alle urne ha trovato un’intesa sul decreto fiscale collegato alla manovra economica da 37 miliardi.

Tra i punti critici, la cosiddetta pace fiscale (cioè il condono) voluta dalla Lega: alla fine s’è trovato un accordo che stabilisce un’aliquota del 20% per sanare il pregresso di chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi e un tetto di 100 mila euro per le dichiarazioni integrative destinate a far emergere il sommerso.

Previsto poi, a partire da febbraio, il taglio delle pensioni sopra i 4.500 euro netti al mese nella parte di assegno non coperta dai contributi pagati - da attuarsi non con un decreto ma con un disegno di legge -, una misura che secondo Di Maio porterà nelle casse dello Stato un miliardo di euro in tre anni.

Verranno inoltre cancellate tutte le multe e le tasse non pagate di valore inferiore ai mille euro dal 2000 al 2010. Mentre il superamento della legge Fornero è una misura che entrambe le forze di governo rivendicano: l’obiettivo è garantire la possibilità di andare in pensione a chi tra età e contributi arriva a quota 100, probabilmente partendo dalla combinazione 62-38. Il costo è di 7 miliardi di euro e il meccanismo dovrebbe partire a febbraio.

Ci saranno anche nuove tasse, quasi tutte a carico di banche e assicurazioni. Resta solo da capire se i maggiori costi non verranno scaricati su clienti e correntisti. Infine ci saranno il forfait al 15 per cento per i lavoratori autonomi che dichiarano fino a 65mila euro, al 20% fino a centomila euro. Le imprese che reinvestono gli utili pagheranno solo il 15 per cento dell’Ires (invece del 24), ma per finanziare queste misure vengono aboliti l’Ace (Aiuto alla crescita economica) e l’Iri, l’Imposta sul reddito delle imprese, che avrebbe dovuto entrare in vigore nel 2019. La finanziaria vale nel complesso 37 miliardi.

Secondo Libero , il match tra Salvini e Di Maio è finito 1 a 1. La Repubblica parla invece di «mezza disfatta» per il M5s. Salvini: «Tanto deve arrivare maggio, dopo le Europee tutto questo sarà finito, si apre un’altra storia».

Racconta Repubblica in un retroscena:«Gli hanno appena passato il sondaggio letto da Enrico Mentana a La7, con la Lega che ormai pianta le tende sopra quota 30 (anche se di mezzo punto) e il M5S che perde ogni settimana un soffio e arranca pochi punti dietro (al 28,1). Il nervosismo è palpabile: esplode quando Di Maio viene informato dal ministro per i Rapporti col Parlamento Fraccaro e dagli altri fedelissimi che al vertice mattutino il socio leghista nemmeno si presenterà. È rimasto a Monza per incontrare gli imprenditori: piena campagna elettorale, che per Salvini non si ferma per niente e nessuno. Il vicepremier grillino si barrica nel suo ufficio a Palazzo Chigi: “Allora non vado nemmeno io, l’incontro lo fanno i sottosegretari".

Secondo Il Sole 24 Ore, che ha interrogato sul punto 60 tra commercialisti e avvocati, la chiusura delle liti fiscali è troppo costosa per i contribuenti che, alle condizioni ipotizzate, non aderiranno mai. «“Più che un’offerta di pace, è una richiesta di resa”, commenta uno dei partecipanti al sondaggio».


In totale nel nostro Paese, stando agli ultimi dati comunicati al Parlamento dall’Istat, si contano un milione e 778mila famiglie che vivono in condizioni di povertà assoluta, per un totale di 5 milioni e 58 mila individui. Ma di questi ben 1 milione e 609 mila sono stranieri e quindi, in base a quanto ha dichiarato Di Maio, sarebbero esclusi dal reddito di cittadinanza: 903 mila residenti al Nord, 381 mila al Centro e 325 mila al Sud. La platea dei potenziali beneficiari dei 780 euro promessi dai grillini scende così a quota 3,45 milioni, anziché i 6,5 sbandierati domenica. La fetta più grande di costoro vive nelle regioni del Mezzogiorno.

Nel suo editoriale di martedì 16 ottobre, il direttore del Fatto Quotidiano Marco Travaglio ha attaccato il governo per alcune misure contenute nella Manovra di bilancio e approvate dal Consiglio dei ministri di lunedì 15.

Travaglio si è scagliato in particolare contro la cosiddetta pace fiscale, e ha messo l’accento anche su alcuni condoni contenuti nella Manovra.

“Il Corriere ha scoperto che nel decreto per Genova una manina ha infilato un decretino per Ischia terremotata, che prevede un condono tombale per le case abusive e pure un ‘contributo fino al 100%’ per ricostruire o ristrutturare nello stesso posto (sbagliato) quelle crollate ‘non totalmente abusive’. Non male, per un’isola con 28 mila abusi censiti su 64.115 abitanti (in media uno per famiglia)”.

Per Travaglio questa misura è ancora più spudorata rispetto ai condoni varati da Berlusconi: “Una vergogna che non aveva osato neppure B., autore di due condoni edilizi (1994 e 2003), ma un filino più limitati. È troppo chiedere il nome del proprietario della manina affinché sia licenziato in tronco, previo impegno a cancellare lo sgorbio in Parlamento; o, in alternativa, una rivendicazione ufficiale di Di Maio e Salvini con le motivazioni che li hanno spinti a condonare gli abusi nell’isola degli abusi?”.

Il direttore del Fatto si concentra poi sul tema della pace fiscale: “Siccome un condono tira l’altro, sta arrivando pure quello per gli evasori, camuffato spiritosamente da ‘pace fiscale'”.

“Tetto di 100 mila euro a parte (e si temeva molto peggio), non conosciamo il testo finale della cosiddetta ‘pace’, che naturalmente escluderà chi alla presunta guerra si è sempre sottratto pagando le tasse”.

Travaglio, nel suo editoriale, non lesina critiche al governo gialloverde anche per la sua doppia morale su indagati e condannati: “Ieri la Procura di Genova ha chiesto la condanna per falso e/o peculato di 21 ex e attuali consiglieri regionali liguri […] tra cui Edoardo Rixi, viceministro delle Infrastrutture”.

“Nel caso in cui Rixi fosse condannato, varrebbe ancora la regola del ‘governo senza condannati’, con le dimissioni di Rixi, o Lega e M5S farebbero un’altra eccezione dopo quella su Armando Siri, promosso a viceministro in barba al patteggiamento di 1 anno e 8 mesi per bancarotta fraudolenta?”.



Travaglio se la prende anche con Enrico Esposito, l’avvocato nominato da Di Maio come vicecapo dell’ufficio legislativo del Ministero dello Sviluppo Economico e autore di numerosi tweet omofobi e sessisti: “O chiede scusa (e, per penitenza, rinuncia ai social per un anno) – incalza il direttore del Fatto – oppure al ministero dello Sviluppo si trova un legislatore un po’ meno indecente”.