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01/02/2019 07:17:00

Sicilia, finito il calvario per i naufraghi della Sea Watch

Calvario finito. 47 persone sono finalmente sbarcate in Sicilia, a Catania, ieri, dopo un osceno balletto durato settimane.

Dopo undici giorni di estenuanti trattative, le 47 persone soccorse dall’ong tedesca SeaWatch al largo della Libia, intorno alle 10.30 del 31 gennaio, sono approdate nel molo di levante del porto di Catania, lo stesso luogo in cui alla fine di agosto aveva attraccato la nave Ubaldo Diciotti della guardia costiera italiana con 177 persone a bordo.

Le persone erano state salvate dalla Sea Watch 3 al largo della Libia.

La nave, in attesa di un approdo, è stata ben sei giorni al largo di Siracusa. La nave non è stata sequestrata. Il Ministro Salvini parla di "irregolarità", e voleva la nave in Tunisia.

A bordo ci sono anche 15 minorenni soli, per i quali è stato nominato un tutore volontario. I ragazzi sono stati accompagnati in alcune comunità.

Gli altri 32 naufraghi si trovano nell'hotspot di Messina, e saranno poi distribuiti in alcuni Paesi europei che hanno accettato di accoglierli.

Per loro l'Europa, adesso, è qualcosa di più concreto di una terra promessa.

Ecco il racconto del quotidiano Il Manifesto:

Quando la Sea Watch 3, battente bandiera olandese, attracca nel molo del porto di Catania i 47 migranti, tra cui quindici minori non accompagnati e molti  con indosso la maglietta della Croce rossa, si abbracciano tra di loro e con i componenti dell’equipaggio della ong tedesca: la fine di un incubo, durato sette giorni in mare e cinque in rada, un miglio dalla costa di Siracusa, ostaggi di diatribe tra governi Ue e di polemiche tra il ministro degli Interni Matteo Salvini con un pezzo della magistratura per la richiesta di autorizzazione a procedere inoltrata dal Tribunale dei ministri di Catania al Senato nei confronti del capo del Viminale per il «caso Diciotti».

AD ACCOGLIERLI IN BANCHINA, oltre a un imponente e inconsueto sistema messo a punto dalla prefettura, uno striscione con la scritta: «Stop the attack on refugees». I primi a scendere sono stati i minorenni. «Ci hanno chiesto dove si trovassero – racconta Luigi Corsaro, presidente della Croce rossa siciliana – Gli abbiamo mostrato una cartina, indicando la città di Catania». Hanno tra i 14 e 17 anni, provengono da Senegal, Guinea Bissau e Sudan. «Le loro condizioni fisiche non destano particolare preoccupazione. Sicuramente il problema più importante è quello psicologico di persone che per giorni sono state a bordo della nave in attesa di sbarcare», spiega Corsaro. Sono molto stanchi, «abbastanza provati fisicamente ma contenti di essere arrivati e ci hanno ringraziato un’infinità di volte», aggiunge la delegata per l’emergenza Cri di Catania Mara Basile. Sono stati subito trasferiti in una struttura che aderisce al Fondo asilo migrazione e integrazione (Fami) del ministero dell’Interno.

Il Tribunale per i minorenni di Catania ha già nominato i tutori per ciascun ragazzo, a queste figure spettano tutte le decisione per la loro tutela. «Al nostro Tribunale – conferma Maria Francesca Pricoco, presidente del Tribunale – sono arrivate da tutta Italia domande di persone disponibili a fare loro da tutore, ma le nomine sono state già fatte e sono esecutive». Gli altri 32 migranti, tutti maggiorenni, sono stati portati in pullman, subito dopo lo sbarco, nell’hotspot di Messina, dove rimarranno in attesa di essere redistribuiti nei paesi europei che hanno accettato di accoglierne una quota.

CONCLUSO LO SBARCO, a bordo della Sea Watch 3, su disposizione della Procura di Catania, sono saliti uomini della guardia di finanza, della squadra mobile e della capitaneria di porto per gli «accertamenti di rito», come quelli amministrativi e l’identificazione di eventuali scafisti. Escluso, al momento, il sequestro della nave. La scelta di dirottare i migranti a Catania, e non farli scendere a Siracusa dove la nave è rimasta ferma cinque giorni e con la prefettura che aveva già predisposto la macchina per l’accoglienza, insospettisce. «Dobbiamo andare a Catania, ciò significa che dobbiamo allontanarci da un porto sicuro, verso un porto dove c’è un procuratore noto per la sua agenda sulle ong che salvano in mare. Se questa non è una mossa politica non sappiamo cosa sia. Speriamo per il meglio ma ci aspettiamo il peggio», il commento a caldo della Sea Watch via twitter mentre la nave, poco dopo le 5 del mattino, partiva da Siracusa in direzione del capoluogo etneo.

IL CAPO DELLA PROCURA di Catania, Carmelo Zuccaro, tiene aperta da due anni una indagine, che non ha portato a nulla, sulle presunte complicità tra ong e trafficanti di essere umani; sempre Zuccaro aveva chiesto l’archiviazione per Salvini sul «caso Diciotti», istanza ribaltata dal Tribunale dei ministri di Catania che ha chiesto al Senato l’autorizzazione a procedere per il ministro con l’accusa di sequestro di persona aggravato dalla presenza di minori. Ora si attendono le mosse di Zuccaro. Il comandante Jerome Petersen e l’intero equipaggio sono stati già sentiti a bordo della nave; a quanto si apprende non ci sarebbero al momento indagati. Il capo della Procura di Siracusa, Fabio Scavone, nel fascicolo aperto sulla Sea Watch 3, non aveva rilevato alcun reato a carico del comandante.

Cosa che invece non risulterebbe a Salvini: «Non mi sostituisco ai giudici, ma mi risulta che ci siano più elementi di irregolarità a carico della nave Sea Watch 3: con il mare in tempesta invece di andare in Tunisia sono venuti in Italia. Quanto meno strano», ha ripetuto ieri sera il ministro intervenendo a Porta a Porta. E alla domanda su quanti dei 47 migranti resteranno in Italia, ha risposto: «Ne prenderemo solo uno».

Intanto in un esposto, partito da Torino, l’associazione «Lasciateci entrare» e un gruppo di avvocati del Legal Team Italia invitano la procura di Siracusa a esplorare le ipotesi di attentato alla costituzione, abuso in atti di ufficio, sequestro di persona, violenza privata e tortura a carico di Salvini.