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30/03/2019 08:00:00

Processo Montante, il Governo nazionale non si costituisce parte civile

«Morra chieda a Conte». L'ennesima frizione Lega-Cinquestelle si consuma sul processo ad Antonello Montante e la mancata costituzione del ministero dell'Interno come parte civile. Nicola Morra, presidente M5s della commissione Antimafia, chiede conto a Salvini di tale scelta. La risposta del Viminale non si fa attendere: «Il ministero voleva costituirsi parte civile nel processo a Montante, l'ex presidente di Confindustria Sicilia arrestato lo scorso anno. E lo aveva segnalato il 12 ottobre 2018 a Palazzo Chigi, che non lo ha ritenuto opportuno e il 18 ottobre ha negato la richiesta di autorizzazione sulla base del parere contrario reso dall'Avvocatura dello Stato due giorni prima. Per ulteriori delucidazioni Morra potrà rivolgersi al presidente Conte». Morra, da parte sua, annuncia che Salvini sarà sentito in Antimafia per chiarire «questa scelta politica e simbolica assai importante. Prendo atto della nota del Viminale. Chiederò spiegazione a tutti i livelli istituzionali», aggiunge.

Tra gli imputati del processo c'è Andrea Cavacece, capo reparto dell'Aisi, il quale, su mandato della Presidenza del Consiglio, è difeso dall'Avvocatura dello Stato. Anche attorno a lui ruota il nodo tecnico per cui l'Avvocatura ha espresso un parere in cui dice che «viste le contestazioni formulate nei capi di imputazione, non si ritiene sussistano ragioni per le quali l'Amministrazione dell'Interno ovvero altre Amministrazioni dello Stato, si costituiscano eventualmente parte civile». Tradotto: non si possono svolgere due ruoli in commedia, il difensore di chi è accusato e il rappresentate di chi si ritiene danneggiato da chi è alla sbarra. Anche perché, in caso di condanna, lo Stato potrebbe essere chiamato a rispondere sul piano di eventuali richieste di risarcimento. Per cambiare questo quadro, dovrebbero presentarsi elementi tali per cui all'Avvocatura venisse revocato il patrocinio legale. Ieri l'Avvocato generale aggiunto dello Stato, Carlo Sica, ha incontrato Morra fornendogli le spiegazioni tecniche del caso.

Il tribunale del riesame di Caltanissetta presieduto da Roberta Serio, ha intanto annullato il provvedimento di custodia cautelare ed ha confermato l'annullamento del reato di associazione per uno degli uomini chiave del «Sistema Montante», il colonnello dei carabinieri Giuseppe D'Agata e funzionario dell'Aisi, avrà dunque solo l'obbligo di firma. Mentre per l'ex presidente di Sicindustria, Montante, resta l'esigenza della custodia cautelare ai domiciliari per i gravi reati commessi. Si attendono le motivazioni che saranno depositate dai giudici per comprendere meglio le ragioni del provvedimento. Cauti anche i difensori di Montante, Giuseppe Panepinto e Carlo Taormina sulla decadenza dell'associazione a delinquere che era la ragione principale per la quale la Cassazione aveva rinviato al riesame. La motivazione dell'associazione è uguale sia per Montante che per D'Agata quello che cambia sono le esigenze cautelari. Quindi se per d'Agata è stata annullata l'associazione lo dovrebbe essere pure per Montante mantenendo quanto deciso dal gip sulla custodia cautelare. Questa l'interpretazione degli avvocati Taormina e Panepinto. D'Agata secondo la tesi della procura, procurava informazioni sullo stato delle indagini sul conto di Montante. Tra gli episodi più significativi la consegna di alcune pen drive con probabili informazioni riservate alla presenza di Marco Venturi. In cambio l'ufficiale dell'Arma ottenne l'assunzione della moglie all'Ias.

Un «bollino nero» anche ai candidati condannati per i reati di corruzione, caporalato, autoriciclaggio e delitti contro l'ambiente. Diventa più severo il nuovo Codice di autoregolamentazione sulle liste delle candidature, con ulteriori restrizioni varate dalla Commissione parlamentare Antimafia, a distanza di quasi cinque anni dalla sua prima introduzione nel 2014. Ora la parola passa al Parlamento, che dovrebbe approvarlo in tempi brevi. E il primo test potrebbero essere le elezioni europee di maggio, da cui potrebbero rivelarsi nuovi soggetti «impresentabili». Il presidente Morra, che ha raccolto «l'eredità» di Rosy Bindi, si è detto soddisfatto delle modifiche su un documento che con il nuovo governo giallo-verde segue la scia della norma «spazzacorrotti», contenuta nella nuova legge anticorruzione. Critiche dal Pd. 



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