Gentile redazione di TP24, In queste settimane la vostra testata giornalistica è stata parecchio impegnata nello sponsorizzare in maniera acritica della richiesta di riconoscimento della doppia paternità del partner trapanese del padre del bambino nato all’estero attraverso la c.d pratica dell’utero in affitto.
Dico acritica in quanto nei vostri articoli non si è data voce ad alcuni aspetti del tutto determinanti per far comprendere all’ opinione pubblica la reale questione in gioco:
Quella dell’utero in affitto o maternità surrogata è una pratica illegale in Italia e in gran parte degli stati in quanto fa divenire un oggetto il bambino e la madre che lo mette al mondo (talvolta neanche “proprietaria” dell’ovulo) , viene ridotta ad un mezzo (quasi sempre a pagamento) per far realizzare i desideri di paternità e maternità ad altri. Questa pratica, al di la delle sdolcinerie che si possono dire, ha ben poco di umano e rispettoso della dignità della madre e del figlio.
Con questa pratica il bambino viene privato della madre che, per contratto, deve consegnare il proprio figlio alla nascita ai committenti. Neanche una parola o un accenno nei vostri articoli sulla tragedia e sulla inenarrabile ingiustizia che vede un bambino dover crescere senza poter chiamare chi lo ha messo al mondo con l’appellativo, a chiunque caro, di “mamma”. Questo aspetto viene “sacrificato sull’altare” del desiderio di avere un figlio a tutti i costi.
La violazione della legge che viene chiesta al sindaco di Trapani, affinché registri anche la seconda paternità del bambino, sarebbe giustificata, oltre che per motivi di “amore”, dal dover scongiurare che in caso di morte del padre il bambino venga adottato. Orbene, questa è una inesattezza volutamente strumentalizzata per far leva sulle opinioni dei lettori. La questione è regolamentata dalla legge n. 184 del 1983 la quale stabilisce che lo stato di adottabilità sia decretato per i minori “privi di assistenza morale e materiale da parte dei genitori o dei parenti tenuti a provvedervi” (Art. 8). In caso di morte dell’unico genitore il minore sarà, quindi, affidato prioritariamente ai familiari dello stesso (art. 2) ovvero ai nonni, agli zii, ai parenti o anche al compagno dell’uomo, tenuto conto dell’interesse superiore del minore e del legame affettivo che lo lega alle varie figure parentali. Quindi, a meno di epidemie mortali nella famiglia paterna, il minore non sarà adottato e lo stesso partner (che padre non è) potrà comunque chiedere l’affidamento del minore.
Tralascio, per brevità, tutta l’importante questione relativa al potenziale danno evolutivo che un bambino può avere nel crescere senza la mamma o il papà che, semmai ce ne fosse bisogno, la letteratura scientifica ha ben documentato.
Plaudo, inviando la presente per conoscenza, alla coerenza al principio di legalità che il Sindaco di Trapani ha dimostrato non cedendo alle pesanti e indebite pressioni mediatiche a cui è stato strumentalmente sottoposto.
Concludo ricordando a me stesso e a voi che se un bambino può fare a meno della mamma, a maggior ragione due omosessuali potranno fare a meno di un bambino.
Cordialmente Giuseppe Sorrentino