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14/06/2019 07:26:00

"E' la talpa che ha evitato arresto di Zamparini". Sicilia, indagato capo dei Gip Palermo

 Ai primi giorni di maggio del 2018 pende una richiesta, dalla Procura al Tribunale di Palermo, di arresto a carico del patron del Palermo calcio, l’imprenditore friulano Maurizio Zamparini. E’ atteso l’ordine d’arresto da parte del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale. Il 2 maggio il presidente all’epoca del Palermo calcio, il commercialista Giovanni Giammarva, telefona a Zamparini. La conversazione è intercettata e registrata: “Ciao Zamparini, sono Giammarva, senti, io oggi sono dalle tue parti… riusciamo a vederci?”. Giammarva concorda l’appuntamento in fretta e prenota subito il primo volo. Decolla da Palermo e atterra a Milano Linate alle ore 18:30. Due ore dopo, alle 20:30, il telefonino di Giovanni Giammarva aggancia la cella telefonica di Vergiate, in provincia di Varese, dove abita Maurizio Zamparini. Il giorno dopo, il 3 maggio, la società Palermo calcio diffonde un comunicato stampa: “Zamparini si è dimesso da consigliere delegato”.

A catena, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Fabrizio Anfuso, impegnato a valutare la richiesta d’arresto di Zamparini ricevuta dalla Procura, è costretto a rispondere no, perché con le intervenute dimissioni non ricorrono più le esigenze cautelari che avrebbero giustificato l’arresto.

Maurizio Zamparini, grazie ad una “talpa” al palazzo di giustizia che avrebbe informato il suo staff, ha evitato l’ordinanza di custodia cautelare: così è secondo la Procura della Repubblica di Caltanissetta, capitanata da Amedeo Bertone, a cui i colleghi di Palermo hanno trasferito gli atti d’indagine, e che ha ordinato alla Guardia di Finanza la perquisizione dell’abitazione e dell’ufficio del capo dei Gip, i giudici per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo, Cesare Vincenti, indagato di rivelazione di notizie riservate. Vincenti è dunque il capo dell’ufficio in cui ha lavorato anche il giudice Fabrizio Anfuso, colui che ha firmato il rigetto alla richiesta di arresto di Zamparini. Il riserbo è blindato intorno a ciò che ha indotto la Procura di Caltanissetta a sospettare di Cesare Vincenti. Ad onor di cronaca, dopo il no all’arresto da parte del Gip, la Procura di Palermo ha proposto ricorso al Tribunale del Riesame, e il Riesame ha accolto il ricorso congelando però gli arresti domiciliari fino al 25 gennaio scorso quando la Cassazione si è pronunciata a favore dell’arresto di Maurizio Zamparini per, tra l’altro, falso in bilancio e auto-riciclaggio.

Cesare Vincenti, in cambio della presunta soffiata, avrebbe ottenuto la nomina del figlio Andrea nel "Comitato etico", organismo di vigilanza del Palermo calcio. Un incarico da seimila euro annui. Questo sarebbe, secondo i pubblici ministeri di Caltanissetta, il prezzo della corruzione. L'avviso di garanzia viene notificato a Vincenti pochi giorno dopo che il magistrato è andato in pensione.

Sotto inchiesta ci sono oltre ai Vincenti, padre e figlio, anche l'ex presidente della società rosanero, Giovanni Giammarva. La soffiata riguardava l'intenzione del giudice per le indagini preliminari Fabrizio Anfuso di applicare, era il maggio 2018, una misura interdittiva a Maurizio Zamparini. Anfuso ne parlò con il capo del suo ufficio, Cesare Vincenti. Quindi arrivarono le inaspettate dimissioni di Zamparini e vennero meno le esigenze cautelari. Anfuso rassegnò in una nota di servizio le sue forti perplessità sulla sospetta concomitanza temporale. Tutti i passaggi sono stati ricostruiti dai finanzieri del Nucleo speciale di polizia economico-finanziaria di Palermo.



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