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17/06/2019 18:51:00

L'Orchestra Siciliana, le polemiche Miccichè - Romano e i debiti

 E’ una convivenza forzata quella tra Gianfranco Miccichè e Saverio Romano, quest’ultimo candidato dentro Forza Italia alle ultime elezioni europee. Di mezzo c’è la nomina a sovraintendente della Foss di Ester Bonafede, caldeggiata dallo stesso presidente dell’ARS oltre che dai deputati dello scudo crociato.

Miccichè ha intimato a Stefano Santoro, presidente del cda della Foss, di firmare subito il contratto, alla voce grossa si accodano pure i centristi dell’UDC, ovvero lo stesso Santoro deve lasciare l’incarico.

Il presidente del cda seguirà un’altra strada, chiederà la revoca dell’incarico alla Bonafede per il conflitto di interesse esistente e una indagine della Corte dei Conti per le spese pazze effettuate dalla stessa neo sovraintendente.

Lo scrive nero su bianco Saverio Romano che non condivide il comportamento di Miccichè, presidente dell’ARS, e quindi da ruolo istituzionale ricoperto dovrebbe essere super partes: “ E’ la seconda volta che interviene a piedi uniti sulla governance di uno degli enti della Regione, senza che ne’ l’assessore al ramo nè alcun esponente del governo si pronuncino nel merito. È davvero incredibile constatare come la politica si sia ridotta in questo stato dove, chi dovrebbe garantire terzietà e imparzialità non perde occasione per minacciare politicamente organismi che dovrebbero agire in piena autonomia, e chi dovrebbe dare indirizzo politico, mantiene il più rumoroso silenzio. Ovviamente mi riferisco alle minacce politiche di Miccichè all’indirizzo di Stefano Santoro, colpevole di voler assicurare la piena legalità degli atti alla Fondazione Orchestra sinfonica siciliana; un comportamento, quello di Miccichè, che stigmatizzo”.

Le polemiche ci sono ma anche i conti non tornano, la Fondazione Orchestra Sinfonica Siciliana dovrà pagare a partire dal 2021 una rata pari a 620.500 annui per il pagamento del debito con cui la Regione ha deciso di contrarre un mutuo pur di salvare la Fondazione.

Si tratta, infatti, di un ente che vive grazie a soldi pubblici, il 94% contributi pubblici e solo il restante 6% entrate della stessa Foss. I soldi servono per pagare gli stipendi ai dipendenti, 112 in totale, a questi si aggiungano anche 39 ex Pip.