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27/06/2019 13:50:00

Così è stato arrestato il detenuto evaso dal carcere di Trapani

 Hanno calcolato quali potevano essere le sue mosse. Non conosceva il territorio, non aveva molti soldi in tasca, e tutte le forze dell'ordine alle costole.

Così i Carabinieri e la Polizia Penitenziaria di Trapani hanno intuito che Luca Leke, il detenuto evaso dal carcere "Pietro Cerulli", non poteva fare altro che seguire la linea ferrata in direzione Palermo. Allora hanno calcolato dove poteva essere arrivato, camminando a piedi, poi hanno setacciato la zona. Così hanno trovato l'uomo, che ha provato a fuggire tra i campi ma è stato immediatamente bloccato. 

Così nella nota dei Carabinieri vengono raccontate le fasi dell'arresto del detenuto evaso. 

Nel pomeriggio di ieri, nella campagne di Fulgatore (TP), a conclusione delle ricerche immediatamente messe in atto a seguito della sua evasione dal carcere “Pietro CERULLI” di Trapani, i Carabinieri del Nucleo Investigativo e personale del Nucleo Investigativo Centrale della Polizia Penitenziaria hanno catturato LUCA LEKE albanese classe 85.


Il risultato raggiunto è frutto di un oculato ragionamento degli investigatori che, dopo aver predisposto punti d’osservazione permanenti su tutte le arterie stradali di collegamento con il centro di Trapani e presenziato le basi di partenza di autobus, navi e treno, dopo le prime 24 ore trascorse senza avere nessuna indicazione positiva, si immedesimavano nella mente del fuggitivo, ipotizzando quello che avrebbe potuto fare un soggetto in quelle condizioni: ossia solo, senza denaro, non conoscitore dei luoghi e di nazionalità straniera.


Il razionale ragionamento induceva gli investigatori ad ipotizzare che l’evaso, per potersi allontanare da Trapani senza incorrere in alcun tipo di controllo e quindi senza avvalersi di alcun veicolo o qualsiasi altro mezzo idoneo a tale scopo, poteva attuare il suo piano di fuga solo seguendo la linea ferrata che collega Trapani a Palermo ed attraversa zone di aperta campagna disabitate, in parte coltivate a grano o ricoperte da estesi canneti.


Dopo aver fatto un calcolo approssimativo sulla velocità che avrebbe potuto tenere un soggetto, obbligato a muoversi in condizioni ostili e con altissime temperature (37° al momento della sua cattura) ed ipotizzato in quale punto sarebbe potuto arrivare qualora l’ipotesi investigativa fosse stata attuata, si provvedeva a circoscrivere la zona d’interesse suddividendola in un unico grande quadrante.
Venivano quindi attivati, congiuntamente al personale del NIC, diverse squadre operative di ricerca che, partendo dai quatti punti cardinali, al termine del rastrellamento, si sarebbero dovuti trovare tutti nel probabile punto percorso dall’evaso.
Siffatta strategia, in effetti, si rivelava vincente, poiché, nel tardo pomeriggio del 26 giugno 2019, quasi in prossimità della linea ferroviaria della frazione di Bruca, venivano avvistato l’evaso che, alla vista delle prime pattuglie, si dava alla funga nei campi di grado adiacenti.
Il suo tentativo, comunque, veniva vanificato dal contestuale arrivo delle altre pattuglie che, avendo avvistato il fuggitivo dai rispettivi punti d’osservazione, si lanciavano anch’essi all’inseguimento.
Dopo alcuni minuti l’evaso, che nel frattempo si era liberato di uno zaino e della magliettina, evidentemente per potersi muovere in modo più agevole, vedendosi circondato da più punti, si arrendeva senza opporre resistenza.

L’immediata perquisizione personale attuata dal personale operante, permetteva di rinvenire e sequestrare alcuni oggetti artigianali, ma estremamente efficaci, un cacciavite, un coltello, una coperta, ed una banconota da 50 euro.