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06/08/2019 07:14:00

Marsala, prestanome per falsi crediti di imposta: indagato Cipriano Sciacca

Concorso “indebita compensazione” tributaria. E’ questo il reato contestato da Guardia di finanza e Procura di Roma al 55enne marsalese Cipriano Sciacca, noto per essere da anni ai vertici regionali del Patronato SIAS.

In questa inchiesta, denominata “Maat”, è coinvolto in qualità di legale rappresentante della “Mater srl”, anche questa, come il patronato da cui ha avuto la sua ascesa, con sede in contrada Bosco.

L’indagine che lo ha investito è quella che nel mare di Ponza ha visto l’arresto, per frode fiscale e auto-riciclaggio, del 57enne avvocato civilista romano Michele Alfredo Paese. Il legale è finito in carcere con l’accusa aver messo in piedi un’organizzazione volta a vendere falsi crediti d’imposta. Le Fiamme Gialle lo hanno bloccato mentre era a bordo del suo veliero, il “Santa Lucia Fast”. Per l’accusa, l’organizzazione dell’avvocato Paese, nell’arco di tre anni, attraverso 250 società “cartiere”, la maggior parte con sede in provincia di Roma (ma una anche a Marsala: e cioè la “Mater” srl), sarebbe riuscita a generare crediti Iva per oltre 320 milioni ed evadere l’imposta di 98 milioni. Ciò con la complicità di alcuni “prestanome”. Uno di questi, per magistratura e Fiamme Gialle romane, sarebbe proprio il marsalese Cipriano Sciacca, legale rappresentante della “Mater”. Oltre che per il patronato Sias, Sciacca è noto per aver gestito, negli ultimi anni, anche diversi centri per l’ospitalità dei giovani migranti. Nello specifico, nell’ordinanza del gip romano Pierluigi Balestrieri, all’avvocato Paese, nonché a Pierpaolo Palla, quali amministratori “di fatto” della “Wanima srl”, a Fabrizio De Santis, quale amministratore di diritto della stessa società, si contesta di avere ceduto alla “Mater srl” di Sciacca “crediti tributari inesistenti”, che sarebbero stati acquistati dalla società marsalese “al 10 per cento del loro valore nominale”. Crediti, poi, utilizzati dalla Mater, ma senza alcun versamento delle somme dovute a titolo di imposta da quest’ultima. Utilizzando in compensazione, sempre secondo l’accusa, crediti inesistenti “illecitamente maturati dalla Wanima srl per un importo pari a 802.348,40 euro”. Fatto accertato dalla Guardia di finanza in Marsala il 31 luglio 2017.