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11/08/2019 06:00:00

"La cartiera del principe"

 di Domenico Cacopardo

 

Solo chi non ha conosciuto Giuseppe Digiacomo, detto Pippo, può essere sorpreso dalla qualità del suo «La cartiera del principe», Archilibri editore, euro 18.00.

Si tratta di un excursus nella Sicilia antica e moderna, una specie di colpo di spada che attraversa l’humus isolano, costituito da un caleidoscopio di personaggi tipici e, tuttavia, universali, dal momento in cui Digiacomo riesce a esprimere, tramite essi, i caratteri sostanziali dell’umano, sia esso siciliano o valdostano. Intendiamoci, lontano da tutti gli ismi che conosciamo (compreso il camillerismo), l’autore non cede alla tentazione del caratterismo di maniera, alla facile strada di un linguaggio altamente improbabile –volto a favorire l’idea che i non siciliani hanno dei siciliani-, ma approfondisce e presenta la sua versione della Sicilia degli uomini e delle donne. Insomma, molto più Pirandello che altri.

Pagine toccanti in un contesto felice, sono rintracciabili di continuo, intorno a storie, immaginate o vissute, sempre plausibili, sempre diverse: ‘nza mai un viaggio intorno al proprio ombelico.

Pippo Digiacomo, un personaggio dal curriculum ampio e prestigioso, dall’esperienza lavorativa nella Fondazione Montale, alla sfida cruciale di sindaco di Comiso al tempo dell’accoglienza dei profughi kosovari e, poi, al tempo della realizzazione (molto combattuta) dell’aeroporto della città, ormai affermatosi come «Porta della Sicilia» dell’arte, dell’archeologia e dell’architettura, al mandato parlamentare di Palermo, non solo è vissuto in un periodo cruciale della vita nazionale, ma ne è l’attento, profondo interprete, capace con le sue recenti opere letterarie (fonte di almeno uno spettacolo teatrale) di raccontarci l’isola com’è oggi e com’era ieri.

«… il mio caro padre rimase talmente impressionato dallo sbarco dell’uomo sulla Luna che, da quel giorno, quando si doveva calare in un fosso col suo motopico per scalzare la roccia, cominciava il conto alla rovescia “meno quattro, meno tre, meno due, meno uno ... via” e si buttava dentro la voragine col suo attrezzo a martellare come un pazzo … la scienza e la tecnologia gli avevano fottuto il cervello.»

Particolare l’episodio «Du’ rani ‘i pani», dedicato a una coppia misera, miserrima che emigra in America e che lì riesce a fare fortuna, dal momento in cui lui, Saro, decide di abbandonare il lavoro a padrone e di aprire una panetteria, dalla quale esce un profumo inebriante e le specialità più speciali della nostra gastronomia.

E, infine, un’ultima passata –per non togliere ai curiosi e agli appassionati il piacere di leggere La cartiera … : «… La mattina dopo, alla putia, si presentò il signor Magistris, il direttore del Circo di Vienna, per protestare contro il rapimento di Ciccina, a suo dire grande stella del firmamento circense dell’intero pianeta, la cui perdita egli valutava come un vero disastro artistico che avrebbe potuto compromettere lo strepitoso successo che lo spettacolo stava riscuotendo in tutti i zibbola d’Italia e d’Europa. Don Suzzu, che era un pezzo d’omone che non finiva mai, ascoltò annoiato i lai di questo direttore che gli somigliava al re di spade delle carte siciliane. Poi, gli rispose che Ciccina non era minorenne, che era già cunciuta, che era venuta a casa sua spontaneamente, che avrebbe interrotto la tournée e quindi non avrebbe più pumpiato la notte nei carrozzoni del circo Vienne, che se la sarebbe sposata e che, comunque, essendo un uomo di mondo, aveva già pensato al disobbligo. Infatti, troneggiavano sul bancone della putia una pezza di pecorino pepato stagionato, una di cosacavaddu, due pendole di salsiccia secca, quattro pale di baccalà e una tabbuna di olive punciute.»

Insomma concedetevi il piacere di una lettura di qualità, significativa e soprattutto –ciò che, in definitiva, conta di più- divertente.

www.cacopardo.it