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01/09/2019 06:00:00

Governo, Pd e 5 Stelle provano a superare le divergenze

 Se fosse un ballo sarebbe quello della taranta. La pizzica.
Toccano terra per non toccarla mai, saltellano. E’ quello che sta diventando il governo giallorosso, di nuova formazione.


Sono divisi su tutto, non rinnegano i Cinque Stelle quello che hanno fatto nei 14 mesi di governo con la Lega, non intendono lasciare indietro i punti programmatici, che prima erano 10 poi 20, tra qualche giorno chissà. Non si discutono in decreti sicurezza, che il Pd imputa solamente a Salvini dimenticando, furbastramente, che il socio di maggioranza era proprio il M5S.
I pentastellati sono in difficoltà, la base è in rivolta. L’accordo con i dem non s’ha da fare. Ma oramai è troppo tardi. Vacilla la leadership di Luigi Di Maio, si impone ma ci riesce male.


I due schieramenti politici sono implosi, il Pd ha un segretario nazionale che non riesce a trovare una leadership nemmeno di seconda mano, ondeggia. Meno di sei mesi fa affermava, insieme ai suoi, che mai si sarebbe seduto ad un tavolo con i grillini. La stessa cosa dicevano i Cinque Stelle: “Mai con il partito di Bibbiano”.
Se è vero che gli equilibri in politica possono mutare, velocemente, è pure vero che le parole hanno un peso. Se non fosse così si potrebbe giustificare tutto e il contrario di tutto. Per fortuna c’è ancora chi utilizza ragionamenti logici, seppure ne esca perdente, ma con dignità.


Del resto il Pd prova a tornare al governo, gli elettori hanno deciso di bocciare i dem più volte, cercano una chance per riallacciare il percorso con i cittadini. Lo fanno male, resta il partito degli eletti, di coloro che hanno cariche istituzionali, il resto non conta. Non si confrontano.


E dal marzo 2018 non hanno creato alcuna proposta politica alternativa, hanno combattuto Matteo Salvini, quale sia la loro idea di Paese non è venuta fuori. Semplicemente non c’è. Troppo occupati a farsi la guerra tra di loro. E questa apparente tregua è solo un’altra trovata del Pd per esplodere tra qualche mese.
I dem sono stati incapaci di elaborare una politica propria, adesso parlano di scongiurare l’aumento dell’Iva ma nessuno di loro ha spiegato come e dove troveranno i soldi. Si sono ridotti ad esclusiva cassa di risonanza di Salvini, adesso devono inghiottire il programma dei Cinque Stelle che crescerà nei sondaggi, mentre il Pd imploderà. Zingaretti verrà svuotato della sua presunta leadership.


Va così su tutti i territori, in provincia di Trapani, ad esempio, il partito non rende una dichiarazione ufficiale da mesi. Che poi verrebbe da dire: chi è il partito? Assenti e silenti, eletti e classe dirigente tutta.
La politica, invece, è fatta di dialogo, di ascolto e di coraggio.


Un partito ridotto a stampella dei pentastellati. Se la ride Di Maio, Di Battista ma soprattutto se la ride Renzi che invita i suoi a stare lontani dalle poltrone di governo. Il colpo è pronto.
Sarà un governo che durerà da Natale a Pasqua, non ci sarà il tempo di mangiarsi la colomba. Niente simboli di pace.
A volere andare avanti è Giuseppe Conte, l’ex avvocato, ex professore, a tempo pieno Presidente del Consiglio.