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28/09/2019 06:00:00

"Rete di Valore", quel progetto dimenticato sul turismo in provincia di Trapani

 Alcuni anni fa avevo proposto, studiato, approfondito con diversi consulenti e poi condiviso con “tutti” i soggetti del partenariato istituzionale una strategia per il territorio, realizzando progetti e coinvolgendo studiosi, professionisti e “persino” i giovani Decine di laureati (circa 120) in diverse discipline erano stati chiamati da ogni lembo della provincia di Trapani, grazie ad avvisi pubblici, per essere “importati” nel sistema delle relazioni istituzionali allo scopo di generare progetti creativi finalizzati allo sviluppo culturale ed economico.

Una volta tanto non si trattava di strumentalizzare i giovani, come spesso avviene, ma di proiettarli verso le vocazioni del territorio mettendoli alla prova con esercizi utili a loro stessi e dunque alla collettività: energia vitale e creativa fondamentale.

Così nasceva il progetto dell’ex Provincia regionale di Trapani “Rete di Valore”.

Inquadrato in una cornice programmatica rigorosa, che avevo immaginato come adattamento del concetto di “Value Network” di Gary Hamel alle politiche integrate di sviluppo territoriale (“Leading the Revolution”, Harvard Business School press – 2002), un insieme coerente di interventi sul “Sistema turistico Locale”, sul “Distretto agroalimentare”, sulla apertura internazionale (“Interfaccia”) e sul patrimonio culturale (“Palinsesto”). Tra le realizzazioni, anche una banca dati sul turismo culturale e le idee dei 108 giovani “progettisti di emozioni”.

I “trapanesi giovani” non erano ancora stati “deportati” in massa verso università e aziende del nord, un processo che si è rivelato inarrestabile. Avevo presentato il progetto di sviluppo integrato a 17 sindaci del territorio che si impegnarono a realizzarlo con il coordinamento della presidenza dell’ex Provincia. La raccolta e la sistematizzazione dei dati è durata anni.

Chiunque oggi voglia misurarsi con lo sviluppo locale dovrebbe fermarsi un attimo e investire un po' del suo tempo per richiamare alcuni concetti cardine di questo progetto integrato e recuperare un bel pò di metodo, idee e di materiali per la programmazione. E dovrebbe farlo prima di spendere (sprecare) anche un solo centesimo in nuovi progetti, servizi o consulenze varie.

Sarebbe un esercizio “onesto” e sopratutto utile alla “ripartenza” del territorio, una pausa per spunti di riflessione indispensabili per comprendere le dinamiche intersettoriali dello sviluppo locale trapanese e sopratutto per valutare la fattibilità di molte idee che, pur sembrando nuove, in realtà non lo sono.

Le ricette oggi si accatastano in modo confuso nel panorama istituzionale e danno spesso luogo a polemiche, spesso incomprensibili, quasi sempre sterili.

La “Rete di Valore” è ancora attuale perché frutto di un metodo basato su vocazioni ed eccellenze territoriali, sulla concertazione e sulla definizione di un marchio territoriale provinciale. Dotato di un regolamento di applicazione, il logo del marchio territoriale fu proposto dalla ex Provincia come brand “Sicilia Occidentale” all’atto della prima formulazione del progetto di Distretto turistico da presentare alla Regione siciliana. Si ipotizzava già allora di identificare la destinazione di cui oggi tutti stanno discutendo e si mettevano in campo strumenti e realizzazioni, sito web di destinazione, sistemi di monitoraggio, realizzazioni fisiche concrete e relative idee e progetti di sviluppo.

Si tratta di studi e applicazioni di marketing turistico con riferimenti giuridici, economici, tecnici e tematici, inclusa la “carta grafica” per l’utilizzazione del logo (registrato); ma sopratutto idee e progetti di valorizzazione e sviluppo delle vocazioni dei singoli comuni trapanesi; di mappatura, segnaletica e monitoraggio; di sviluppo dell’incoming; immagini fotografiche, video e didascalie multilingua di siti turistici, di eventi e di personaggi che rappresentano un patrimonio pubblico, una risorsa da utilizzare per il turismo e sopratutto per la gestione e il monitoraggio della destinazione.

A chi oggi ritiene di avere la responsabilità dello sviluppo turistico segnalo che disperdere anche questo lavoro sarebbe un vero delitto, al pari di quello perpetrato ai danni del Centro di documentazione dell’ex Azienda Provinciale Turismo (APT). Creato negli anni ‘80 e ‘90 dal mio ex collega e amico Francesco Mangiarotti, costituito da testimonianze su storia e tradizioni locali, il centro documentazione APT era stato avviato quando era Direttore il compianto Nino Allegra e conteneva una raccolta di documenti dal potere evocativo unico.

Oggi se n’è persa traccia, forse per sempre (non è dato saperlo): un disastro di ordine culturale, ancor più doloroso per me, in quanto avvenuto sotto i miei occhi mentre ero dirigente dell’ex Provincia, dopo la chiusura dell’APT dove avevo lavorato per 16 anni. Vidi questo patrimonio letteralmente lasciato a muffire nei magazzini. I miei continui appelli per salvare i documenti non servirono; le mie richieste rivolte ad altri dirigenti rimasero lettera morta.

Una memoria perduta è perduta per sempre. L’oblio è un’esperienza da non ripetere per il nostro territorio. La “Rete di valore” è un patrimonio di relazioni, di programmazione e progettazione, di documenti, immagini e suoni di un territorio lacerato, rimasto tramortito sotto i duri colpi della politica a basso impatto e della logica “illogica” del turismo a tutti i costi, fatto di miraggi low cost e concorrenza spietata tra aeroporti pubblici, un sistema perverso che ha prima creato un finto mercato turistico e poi lo ha praticamente distrutto; che ha lasciato un’intero territorio senza strategia e senza nome, senza organizzazione e senza un “brand”, oltreché senza memoria.

Posso provare quello che scrivo. Il fatto stesso che ancora oggi non esista un vero portale di destinazione dell’area trapanese è l’effetto degli impegni assunti per iscritto dalle istituzioni locali con Ryanair, un capestro che ha impedito agli enti pubblici di utilizzare proprie piattaforme web per pubblicizzare servizi locali. E’ scritto negli accordi con la compagnia irlandese.

Finalmente oggi sembra che non si pensi più a senso unico e che si torni a ragionare, dando forza alla costruzione della destinazione turistica come antidoto contro la dipendenza degli operatori turistici dalle briglie del low cost e come strumento di sviluppo. Rieccoci dunque al punto di partenza: dopo circa dieci anni si riparla di temi che erano già stati affrontati e programmati, di progetti prima iniziati e poi colpevolmente abbandonati o distorti nelle loro finalità, di nuove polemiche sulle nuove spese da sostenere.

Come quella, recente, tra il Commissario straordinario dell’ex provincia e il Comune di Trapani sulla realizzazione del sito web della destinazione West Sicily, o meglio Western Sicily, insomma la “Sicilia Occidentale” un nome che, peraltro, disponeva anni fa di un progetto grafico già realizzato per l’ex Provincia dal grafico Maurizio Zocco, già pensato per il brand "Sicilia Occidentale".

Sono dell’opinione che nessun amministratore pubblico dovrebbe intraprendere nuovi investimenti per servizi senza aver valutato la disponibilità e la qualità di informazioni, di beni e di servizi già a disposizione delle amministrazioni. Su questo credo che tutti siano d’accordo. A parole.

Nei fatti, però, bisogna apprendere le lezioni che derivano dalle esperienze pregresse, per evitare ulteriori errori. Imparare dagli interventi precedenti significa analizzarli, sezionarli per separare ciò che è utile da ciò che non serve o deve essere migliorato o aggiornato. Essere più “ecologici”, anche sotto il profilo intellettuale prima che materiale, serve a recuperare risorse e competenze, consente di non sprecare energia umana preziosa già impiegata in precedenza e di risparmiare soldi dei contribuenti.

Perciò aprite i cassetti del Libero Consorzio (ex provincia). Le polemiche non servono. Serve riutilizzare le risorse già a disposizione delle pubbliche amministrazioni, prevedendo il recupero e l'aggiornamento/manutenzione di tutti i contenuti del sito provinciale e dei prodotti già realizzati. Peraltro, da ogni operazione di riciclaggio possono venire alla luce forme rigenerate, dunque nuove e utili, grazie alla luminosità di questi processi e al riuso trasparente e salvifico delle informazioni e delle produzioni, anche intellettuali, già a disposizione per la pubblica amministrazione. La rigenerazione è come una frontiera che tutti dobbiamo oltrepassare con molta umiltà, ma anche con coraggio e determinazione, avendo la pazienza di andare oltre i preconcetti per cercare l’utilità collettiva, mettendo al centro la realtà delle cose e la verità dei fatti: un’operazione salvifica per chiunque.

Risparmieremmo tanto denaro pubblico, da spendere certamente in maniera più efficace, e magari proveremmo la gioia di ritrovare oggetti, fisici e astratti, ancora utilissimi che altrimenti andrebbero perduti.

Ci ricorderemmo di buone idee, pensate da persone che hanno messo a disposizione del nostro territorio le loro intelligenze e da ragazzi e ragazze, ormai uomini e donne forse già emigrati, che non solo avevano la “testa ben fatta”, ma ci avevano creduto e avevano messo il cuore in questi progetti.

Far rinascere e rivivere alcune emozioni sarebbe un beneficio per tutti.

Aprite quei cassetti, il nostro territorio è unico, se lo merita.

 

Giovanni Catania

 



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