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23/10/2019 06:00:00

La marcia a Roma del governatore siciliano Nello Musumeci

 Tutti a Roma, il centrodestra si è compattato, Silvio Berlusconi è salito sul palco con Giorgia Meloni e Matteo Salvini, ha lanciato la sfida al Premier Giuseppe Conte: “A casa il Governo delle tasse e delle manette”.


Non c’è pace nemmeno per la sindaca di Roma Virginia Raggi, si chiedono le dimissioni. La accusano di aver portato Roma a toccare il fondo come non mai, e nonostante l’eredità pesante, non facile da gestire, la capitale è al collasso. Un corto circuito permanente.

A Piazza San Giovanni c’era Nello Musumeci, il Presidente della Regione, insieme al suo fedelissimo vice Gaetano Armao. Non c’era la Forza Italia siciliana, Gianfranco Miccichè ha disertato, continua ragionevolmente a non rinnegare la storia liberale e popolare di un partito non estremista.

Berlusconi salendo su quel palco ha consacrato a leader della destra, casomai ce ne fosse bisogno, Matteo Salvini. La manifestazione contro il governo rossogiallo ha avuto in piazza oltre 100 mila persone provenienti da tutta Italia. A capo della destra siciliana è stato incoronato Musumeci, che da quel palco si è scagliato contro il governo nazionale: “C’ è un popolo stanco di subire ingiustizie. Questa piazza è la sintesi dell'Italia che lavora e produce da qui voglio dire grazie alla piccola comunita' di Lampedusa lasciata sola da un'Europa cinica, Lampedusa sola ad accogliere i vivi e i morti. Fenomeno scemato dopo che il ministero dell'Interno aveva trovato la strada giusta senza chiedere aiuto e dover scomodare la Chiesa cattolica. La mia regione è di nuovo un campo profughi, con l'Europa che si gira dall'altra parte”.

Il governatore ha puntellato il suo discorso, è organico da sempre alla destra, rapporti personali con Giorgia Meloni e vicinanza politica con Salvini, la linea siciliana è tracciata.

Non c’è alternativa a questa alleanza e non si può lasciare il campo alla sinistra, questo dice Musumeci che chiosa: “ Il destino ci chiama".
Non ha ceduto al richiamo azzurro la Forza Italia siciliana, quella parte del partito che è consequenziale a ciò che dice: “Mai con Salvini”.

Non c’erano i deputati nazionali, non c'era Renato Schifani, non c’era Mara Carfagna che ha stoppato le lusinghe renziane di un suo eventuale ingresso in Italia Viva: “L'evidente speranza di Renzi è quella di una implosione di Forza Italia: io invece continuo a sperare e a lavorare affinché il partito abbia l'intelligenza, l'energia e il coraggio di conservare la sua identità di movimento repubblicano, moderato, liberale e riformista con i piedi ben piantati nel centrodestra, ma senza alcuna resa al sovranismo e all’estremismo. Non siamo in cerca di nuovi approdi né di nuovi padroni, ma coltiviamo il sogno di restituire dignità all’area liberale del centrodestra. Per farlo si corre sicuramente qualche rischio, ma penso ne valga la pena. C’è chi si batte per conservare il seggio e chi si batte per preservare le proprie idee. Anche a rischio di perderlo, il seggio”.

Una stoccata ai membri di Italia Viva che chiude ogni porta, ma si sa, in politica mai dire mai.
Forza Italia rappresenta una forza moderata, europeista. Meloni e Salvini sono dall’altra parte della strada, Berlusconi ha deciso di seguirli.

Il primo appuntamento elettorale, dopo la crisi e la formazione del governo rossogiallo, si terrà questa domenica. Se il centrodestra vincerà in Umbria la richiesta di voto nazionale diventerà sempre più pressante. E il 2022 non è poi così vicino.



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