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18/11/2019 06:00:00

Navigator e Reddito di Cittadinanza. Qual è la situazione a Marsala

 “Siamo in fase di formazione al momento”. Un modo per dire che ancora non stanno facendo nulla di quello per cui sono stati assunti. Sono i navigator, le figure previste per accompagnare al reinserimento nel mondo del lavoro i percettori del reddito di cittadinanza.


Abbiamo fatto un salto al Centro per l’impiego di Marsala, per capire com’è la situazione a due mesi dall’avvio della fase due del “Reddito di cittadinanza”, quella della ricerca di un lavoro per chi prende il sussidio voluto dal Movimento 5 Stelle.

Sono arrivati i navigator al Cpi, sono in sei, ma ancora non ci sono gli strumenti per poter fare quello che dovrebbero fare. Sono stati assunti con il compito di assistere i percettori del reddito nell’inserimento del mondo del lavoro. Ma al momento, dicono, sono “in fase di formazione”. In sostanza stanno affiancando i funzionari del Centro per l’impiego nella gestione di pratiche semplici.


E cosa si sta facendo in questo momento?
Sono cominciati i colloqui con i percettori del reddito di cittadinanza. Fino a giugno sono stati inviati 2800 inviti, una prima tranche, ad altrettanti percettori del reddito per recarsi al centro per l’impiego e firmare il patto per il lavoro. Ossia confermare che si è alla ricerca di un lavoro, illustrare competenze, e poi successivamente si comincerà con la vera e propria ricerca. Una procedura che però è curata dagli stessi funzionari del Centro per l’impiego. I navigator? Entreranno in gioco quando ci sarà da proporre offerte di lavoro, dicono da gennaio.


Ma il problema è che offerte di lavoro non ce ne sono.
Non è attivo neanche il portale in cui le aziende possono registrarsi per offrire posizioni lavorative. E le previsioni sono davvero pessime, cioè che non ci saranno offerte di lavoro da parte dei privati. E che si fa? Il reinserimento dei percettori del reddito potrebbe arrivare sotto altre forme, non proprio un’assunzione. Il Comune infatti potrebbe attingere dall’elenco dei percettori del Reddito di Cittadinanza per quei progetti socialmente utili che tutte le amministrazioni, spesso, mettono in campo: dalla pulizia delle strade, alla manutenzione del verde pubblico. Progetti di pubblica utilità per la cui attivazione ci vorranno mesi.

A proposito dei navigator c’è anche da dire che hanno un monte ore settimanale, ma non hanno vincoli d’orario. Possono andare a lavoro anche per poche ore al giorno. Ma in questa fase fanno davvero poco, perchè, come dicevamo, le convocazioni e le interviste le fa il personale del Centro per l’Impiego. Già tempo fa, c’è da dire, ci hanno segnalato che non c’è un buonissimo rapporto tra il personale dei Centri e i navigator, figure spesso ritenute superflue per quello che è il carico di lavoro dei Centri per l’impiego. “Bastava formare noi. Qui c’è il deserto, il lavoro? E’ come vendere ghiaccio agli eschimesi”.

Molte cose non vanno nel Reddito di Cittadinanza e in questa seconda fase dedicata alla ricerca di un lavoro, vera mission per cui è nato il sussidio. I cinque punti del patto per il lavoro che i percettori stipulano sono praticamente inattuati in tutta Italia. L’azienda che assume il disoccupato in modo permanente può usare il suo reddito di cittadinanza, fino a esaurimento, per versare i contributi, ma questo lo sanno in pochi. Il premio in denaro all’agenzia che trova il posto è bloccato perchè non c’è ancora il decreto attuativo.

I progetti di utilità collettiva, nuovi lavori socialmente utili, da affidare ai percettori del reddito, non partono perchè il decreto è stato varato da poco e mancano i piani dei Comuni. In più i progetti pubblici di formazione per i disoccupati sono quasi tutti fermi sulla carta. In più i navigator non stanno parlando con le imprese per comprendere le loro esigenze, come prevede il piano, ma non sanno neanche come si fa, e come detto non c’è neanche il portale in cui le aziende possono inserire le proprie offerte. I navigator, secondo il loro contratto di collaborazione con l’Anpal, l’agenzia per le politiche attive del governo, che dura 18 mesi, entro la fine dell’incarico devono aver segnalato almeno un’”offerta congrua” ad ogni disoccupato. In caso contrario ci sono delle sanzioni. E questo rischio nelle regioni del Sud è più concreto.


A proposito di Sud,
nei giorni scorsi è uscito l’ultimo rapporto dello Svimez. Bene, è stato detto, chiaro e tondo che il Reddito di cittadinanza allontana le persone dal lavoro: “l’impatto del Reddito sul mercato del lavoro è nullo, in quanto la misura, invece di richiamare persone in cerca di occupazione, le sta allontanando dal mercato del lavoro”.


In tutto ciò i sindacati dei centri per l’impiego siciliani protestano con il governo Musumeci e minacciano lo sciopero.
“Il tempo delle prese in giro è finito: o il Governo Musumeci cambia musica sui dipendenti dei Centri per l’impiego della Sicilia o il Siad-Cisal, con o senza gli altri sindacati, è pronto allo sciopero generale”. Lo dicono Angelo Lo Curto e Giuseppe Badagliacca del Siad-Cisal dopo l’incontro tra le organizzazioni sindacali e l’amministrazione regionale che, a senso unico, ha approvato il Piano del fabbisogno del Dipartimento Lavoro.


“Un incontro assolutamente inutile, come era prevedibile – dicono Lo Curto e Badagliacca – O almeno utile solo a certificare la volontà del Governo di ignorare le legittime richieste dei lavoratori. Il Siad-Cisal da tempo chiede di definire la dotazione organica dei Centri per l’impiego e degli Ispettorati del Lavoro, di riqualificare i profili professionali per migliorarne l’efficienza e di riconoscere finalmente le mansioni superiori svolte. Ma l’Esecutivo ha preferito limitarsi a reclutare i Navigator e, lo scorso 10 ottobre, a prevedere anche l’assunzione di nuovo personale, dimenticando quello in servizio che, con enormi sacrifici e svolgendo mansioni superiori non retribuite, garantisce il funzionamento degli uffici”.


“La misura adesso è colma – avverte il Siad-Cisal – Siamo pronti, anche da soli, a proclamare lo sciopero generale e a bloccare l’attività degli uffici: se qualche burocrate pensa di raggiungere gli obiettivi sulla pelle dei lavoratori, si sbaglia di grosso”.

 



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