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20/11/2019 14:01:00

La marsalese Antonia Bertolino tra i geni dell'informatica premiati da Facebook

 C'è anche la marsalese Antonia Bertolino tra i 23 premiati, in tutto il mondo, da Facebook.
Il colosso dei social network ha indetto un concorso internazionale per ingegneri del software che studiano come progettare i programmi che fanno funzionare computer e smartphone. Ebbene su 23 premiati 10 sono ingegneri italiani, e tra questi c'è anche Antonia Bertolino, 59 anni, nata a Marsala, dirigente di ricerca del Cnr.
E' un riconoscimento prestigioso per la marsalese che da Repubblica viene considerata una pioniera.

Ecco l'intervista di Repubblca all'ingegnere marsalese.

 

Antonia Bertolino è tra i pionieri. "Quando nel 1978 mi iscrissi all'Università di Pisa i personal computer non erano ancora alla portata di tutti, né tanto meno esistevano Internet o la posta elettronica". Oggi, a 59 anni appena compiuti ("sono nata nella bellissima città di Marsala, all'estrema punta occidentale della Sicilia"), è un Dirigente di ricerca" del Cnr. "Ma quella verso i computer non fu una vocazione", racconta. "Piuttosto una scelta strategica, e guardando indietro profetica. Mi piacciono da sempre la matematica, la fisica, la logica, ma uniti a senso pratico: cosi' decisi che volevo essere un ingegnere e scelsi questo orientamento allora chiamato di 'ingegneria elettronica con indirizzo calcolatori'".

Il primo "calcolatore" tutto per lei arriverà solo dopo la laurea: "Era un desktop della Apple (il glorioso Macintosh 128K), quegli scatolotti beige con il floppy disk sul davanti e uno schermo poco più grande di quello di alcuni smart phone di oggi. Il vero salto di qualità, se in meglio o in peggio dipende dai punti di vista, c'è stato con il mio primo portatile, a meta' degli anni '90: da allora non ho più avuto alcun momento di disconnessione, il software con le sue problematiche di ricerca mi segue ovunque e in ogni momento". Racconta così il suo lavoro: "Mi occupo di ingegneria del software, e già il nome dovrebbe rendere in qualche modo il concetto: lo sviluppo dei programmi che stanno dentro i computer, i telefonini, le automobili, le lavatrici, deve seguire processi ben definiti e necessita di adeguati strumenti di supporto, cosi' come in ogni altro tipo di ingegneria. Altrimenti i programmi si interrompono in continuazione o fanno cose sbagliate".

Per l'ingegneria del software, secondo Bertolino, esiste un'evidente eccellenza italiana. "Basta guardare, come per il caso degli award di Facebook, alla diffusa presenza di nomi italiani ai livelli di massima competenza". E la cultura informatica media degli italiani? "Per gli Italiani informatica significa le app del telefonino, oppure le piattaforme social". Il rimedio? "Sviluppare una mentalità computazionale e fornire un'alfabetizzazione sui rudimenti di informatica non può che aiutare le generazioni future. Anche se non credo che tutti dovranno diventare dei programmatori provetti. Noi ricercatori dovremmo riuscire a render semplice e alla portata di tutti l'utilizzo di supporti informatici tramite i quali le future generazioni potranno avanzare le loro richieste e "dialogare" con il computer. Insomma, non sarà l'uomo a dover imparare il linguaggio del computer, ma il contrario. Credo che sia più grave la mancanza di un'alfabetizzazione sui concetti di privacy e sicurezza, i giovani sono spesso vittime di attacchi perché non hanno strumenti per percepire i rischi".

C'è poi la questione di genere. "Nel '78", ricorda Bertolino, "gli iscritti al primo anno del mio corso erano più di 300, ma di donne eravamo soltanto in 7 o 8. Abbiamo fatto progressi, ma le informatiche sono ancora meno degli informatici, e bisognerebbe agire quando sono ancora bambini". A un bimbo regaliamo lego, trenini elettrici, giochi di intelligenza, tutte cose che sviluppano la loro mentalità matematica, ad una bimba regaliamo i trucchi, o la cucina di Barbie, perché? Ma, indipendentemente dal sesso, assisto a una tendenza scoraggiante: ci sono sempre meno studenti che continuano gli studi universitari fino alla laurea specialistica o al dottorato, e spesso per fare il dottorato scelgono di andare all'estero. Purtroppo studiare non è più valorizzato: costa fatica e dà poche gratificazioni. Rispetto al passato non solo non c'è molto progresso fra le donne, ma anzi si fanno passi indietro anche fra gli uomini".