Caro Direttore,
con l’umiltà di chi ha zappato per oltre trent’anni nel terreno delle denominazioni d’origine vinicole, intervengo oggi per offrire alla Tua testata e ai suoi lettori un mio sintetico contributo di chiarezza sul tema – più volte da Te evocato - della attuale mancata protezione del vino Marsala nei mercati esteri.
La d.o.c. – e il Marsala lo è per antonomasia – è paragonabile ad una automobile: affinché circoli, deve possedere un libretto di circolazione ed essere guidata da un conducente. Quest’ultimo, per esercitare la guida, deve ottenere la patente: che deve essere rilasciata dalla pubblica amministrazione. Il “libretto” è la norma (ora basta un Decreto) che istituisce e “battezza” la d.o.c.; e il conducente è il rispettivo Consorzio di Tutela: che deve essere a ciò autorizzato dal Ministero delle Politiche Agricole.
I produttori “marsalisti” cominciarono – riunendosi già nel settembre del 1940 - ad avvertire l’esigenza di associarsi in Consorzio per stabilire un contingentamento della produzione di vino Marsala, in maniera da migliorarne le quotazioni e la qualità.
Vi riuscirono poi il 27 dicembre del 1962, sottoscrivendo l’atto di costituzione (rogato in Notar Giuseppe Pellegrino) del Consorzio Volontario per la Tutela del Vino Marsala: la lungimiranza di quei “padri costituenti” anticipò perfino l’emanazione della prima normativa organica “Disciplina delle denominazioni d’origine dei Vini” che vide la luce il successivo 27 luglio 1963 con il D.P.R. n.930.
La importanza del Consorzio emerse concretamente il 28 novembre 1984 nel varo - ad opera del Parlamento italiano – della Legge n.851 recante la Nuova Disciplina del vino Marsala, virtuosamente “sponsorizzata” dall’on. Egidio Alagna (già Sindaco di Marsala) e dall’allora Ministro dell’Agricoltura, on. Calogero Mannino.
Un anno dopo, a seguito della scomparsa dell’avv. Ignazio Alloro, i Consorziati mi ingaggiarono e ho per loro (provatamente “senza infamia”) lavorato – quale Consigliere Delegato – fino alla messa in liquidazione del Consorzio deliberata nel 2017.
Esponendo i fatti, al di là delle opinioni, la cessazione del Consorzio è avvenuta per consunzione: cioè per la venuta meno della pluralità degli aderenti.
È bene sapere che, fino a tutto il 2012, il quadro normativo permetteva che la platea associativa del Consorzio di un vino “speciale” (qual è il Marsala) fosse costituita dai soli industriali che si dedicavano alla “lavorazione” e all’imbottigliamento di tali vini.
Con l’introduzione dei nuovi princìpi di sistema – ora consolidati nell’art.41 della Legge n.238/2016, chiamata “Testo Unico del Vino” – il riconoscimento da parte del Mipaaf può essere attribuito a quel Consorzio che sia rappresentativo di almeno il 35% dei viticoltori e di almeno il 51% della produzione certificata dei vigneti iscritti nello schedario viticolo della relativa denominazione d’origine.
Quindi non ci può essere Consorzio senza una presenza documentata e consistente di chi coltiva la vigna e produce la materia prima, cioè l’uva.
Rimanendo il Marsala un vino “speciale” (cioè certificabile a d.o.c. soltanto dopo la alcolizzazione del vino-base e il suo invecchiamento obbligatorio in legno per periodi determinati), sarebbe però inconcepibile un Consorzio del Marsala senza chi il Marsala lo lavora, lo produce e ne ottiene certificazione.
Salva restando la natura “volontaria” del Consorzio (potendo cioè aderirvi chi vuole farlo), occorre dunque una solidarietà “obbligatoria” fra agricoltori e imprenditori.
Ha proprio questo obiettivo l’iniziativa condotta dal Notaio Salvatore Lombardo, attuale Presidente della “Strada del Vino Marsala-Terre d’Occidente” (un soggetto giuridico - che nasce proprio per attuare una connessione culturale fra paesaggio, costruzione del territorio, agricoltura e prodotto finale - alla cui istituzione in Sicilia ho io professionalmente lavorato, fornendo all’A.R.S. il testo del disegno di legge).
Confido sul fatto che la riconosciuta autorevolezza del nostro ex Sindaco (oltretutto figlio della seconda moglie del Notaio Pellegrino: che del Consorzio rogò, 57 anni fa, l’atto di costituzione) si rivelerà quella giusta per mettere d’accordo viticoltori (singoli e associati) e industriali (naturalmente con la Florio in testa), così facendo rinascere a nuova vita – dopo due anni di letargo - il Consorzio per la Tutela del Marsala.
Soltanto così potrà ritrovare vitalità questo “vino dei nostri padri e dell’Unità d’Italia”. Soltanto così ci si potrà dedicare intensamente alla difesa e valorizzazione della prima d.o.c. nazionale, collaborando titolatamente con lo Stato italiano nella sua salvaguardia da abusi, contraffazioni e usi impropri.
Sarà un’altra conferma della diffusa sensazione che stanno per dischiudersi quei “Nuovi Orizzonti” (era la testata del nostro giornale da universitari, diretto dal mai dimenticato Nino Culicchia) che determineranno la nuova Primavera di questa nobile città: manca ormai davvero poco a Marsala Venti Venti !
Diego Maggio