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01/12/2019 11:00:00

Volevano ricostituire il partito nazista, ecco i siciliani coinvolti nell'indagine

 Dopo le perquisizioni e le indagini scatta il primo arresto nell'operazione «Ombre Nere» che la Polizia di Stato sta conducendo per smantellare una rete di estremisti che volevano ricostituire il partito nazista, dotandolo di una milizia armata al fine di compiere azioni terroristiche contro partigiani, ebrei e stranieri: 19 gli indagati. Maurizio Aschieri, 57 anni, di Monza, in casa aveva un fucile, una carabina e due revolver illegali. L'uomo, che sembra sostenitore di Forza nuova, aveva contatti con Pasquale Nucera, l'esponente della ‘ndrangheta ed ex legionario che si presentava come l'addestratore dei «soldati» del gruppo neonazista.

L'indagine è coordinata dalla Procura di Caltanissetta e gestita in primis dalla Digos di Enna, perché si è scoperto essere partita dalle indagini su un fatto di sangue siciliano della scorsa estate. Era coinvolto un trentenne di Piazza Armerina, Carmelo Lo Monaco, che entrò in una macelleria del paese, armato di coltello, e uccise il padre. Sui social dove compare anche con pseudonimi si definisce camerata e esprime la sua avversione per le ong, gli omosessuali, la Polizia, i migranti e chi li difende. «Sfogherò la mia ira sulla popolazione. Sono disposto a morire», affermava. Lo Monaco potrebbe aver avuto problemi mentali, ma seguendo i suoi contatti social gli inquirenti sono arrivati ad altri esponenti dell'estrema destra e hanno allargato via via la rete fino a definire i contorni della struttura che si autodefiniva Partito Nazionalsocialista Italiano dei Lavoratori, riprendendo il nome originario della formazione di Hitler.

Tra questi c'era Luigi Forte, 35 anni, che vive ad Avola, nel siracusano, dopo essere stato a lungo in giro per l'Italia e il mondo. E sulla costa ionica del messinese avrebbero radici anche altri due indagati dell'inchiesta, trasferitisi ora in Veneto, Bruno Basso (già noto alle forze dell'ordine di Vicenza per le sue frequentazioni del gruppo Veneto Fronte Skinhead e per i precedenti per furto e per maltrattamenti proprio della moglie) e sua moglie Veronica Giunta, che per un certo tempo sono stati tra Roccalumera e Furci Siculo. La Digos ha perquisito le abitazioni che i due frequentavano nella zona, oltre a quelle di Vicenza, ma non sarebbe emerso niente e l'avvocato di lui sostiene che da tempo non frequenta alcun gruppo.

La rete dunque si ramificava in diverse zone d'Italia (Veneto Lombardia, Liguria, Sicilia ma anche a Cecina, in Toscana) e prevedeva una struttura, dei reclutatori e degli addestratori. Ai vertici, oltre al presunto pentito presunto ndranghetista del Ponente Ligure, anche personaggi come la 26enne milanese Francesca Rizzi, eletta Miss Hitler su un social network russo e protagonista di un convegno a Lisbona dei gruppi neonazisti europei. E poi c'era la «sergente di Hitler», una insospettabile impiegata d'azienda 48enne, moglie e mamma, padovana, che avrebbe giocato un ruolo nel direttivo del movimento. Gli indagati ipotizzavano di far lanciare a un immigrato una molotov contro una sede dell'Anpi, l'associazione dei partigiani. «Questo gravissimo fatto si inserisce in un clima generale di violento attivismo nero, ma l'Anpi non si fa certo intimidire e continuerà con tutte le forze, il suo dovere di contrasto ai fascismi e ai nazismi», afferma la presidente Carla Nespolo. La Procura di Caltanissetta d'intesa con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo continua le indagini e non si escludono sviluppi.