Era il 30 ottobre dell’anno scorso, quando in una gremita sala del Dipartimento Attività Produttive, in Via dell’Emiro a Palermo, l’on. Turano, Assessore alle Attività Produttive, raccoglie la maggior parte delle centinaia di aziende ed enti beneficiari dei fondi per la Ricerca e lo Sviluppo previsti dalla misura 1.1.5 del PO/FESR Sicilia 2014/2020.
Si tratta di quasi 240 milioni di euro di fondi europei banditi nel 2017 che, finalmente, vengono assegnati a un centinaio di progetti sugli oltre trecento presentanti in risposta al bando.
Nel corso della riunione l’on. Turano manifesta subito la sua necessità di certificare, entro il 31 dicembre, quanta più spesa possibile alla Comunità Europea; racconta di quante difficoltà burocratiche sono state ormai superate e propone un “patto d'onore” tra gentiluomini (testuali parole).
Promette che la Regione farà tutto il necessario affinchè entro il 31 dicembre 2019 possa essere erogato il 40% dei fondi assegnati a ciascun progetto, sotto forma di anticipo, e chiede a enti ed aziende beneficiari di fare lo stesso.
Chiede cioè ai soggetti beneficiari di sottoscrivere le necessarie polizze fideiussorie e di costituire per ogni
progetto (presso i notai) le associazioni temporanee di scopo previste dal bando.
Chiede, a chiunque accetti di aderire al “patto d'onore”, di inviare immediatamente una e-mail in Assessorato.
E io, sciagurato, risposi!
Perché succede che la Regione ha bisogno dei suoi tempi, e riesce a inviare alla mia azienda per PEC il decreto di concessione (senza il quale non possiamo sottoscrivere la polizza fideiussoria), corredato del necessario visto della Corte dei Conti, solamente il 16 dicembre.
E succede che per ottenere una fideiussione in tempo record abbiamo dovuto reclutare efficientissimi broker che si sono rivolti ad improbabili compagnie estere (ovviamente autorizzate dall’IVASS), accettando di pagare premi e compensi ben più alti della media di mercato; ma un “patto d'onore” è un “patto d'onore”
Così, inviando tutta la documentazione alla Regione il 19 dicembre (sono passati 49 giorni dal “patto d'onore”, di cui 46 giorni impiegati dalla regione e 3 da noi), siamo convinti di aver fatto il nostro dovere, di aver ottemperato al “patto d'onore”, di dover ricevere l’anticipo entro il 31 dicembre.
Ma succede che la Regione non fa in tempo ad erogare, perché la ragioneria nel frattempo chiude le casse per le operazioni di fine anno.
Succede che il bilancio della Regione non viene approvato.
Succede che neanche l’esercizio provvisorio viene approvato.
Succede che dopo la tardiva approvazione dell’esercizio provvisorio occorre riaccertare i fondi del 2019.
Succede che, ormai trascorso il termine del 31/12/2019, la Regione non ha più fretta.
Succede che nel frattempo arriva il nuovo coronavirus e il mondo si ferma.
Succede che ricevere i fondi del progetto 1.1.5 è diventato indispensabile per portare avanti il progetto, perché l’azienda non ha più la forza di anticiparne i costi.
Succede che a maggio, però, quei fondi non sono ancora arrivati.
Alla faccia del “patto d'onore”, delle quotidiane promesse di liquidità alle aziende in crisi per l’emergenza sanitaria; alla faccia del buon senso.
Un beneficiario della misura 115