Oggi concludiamo la quarta ed ultima parte (ottava in totale) del nostro approfondimento sulla requisitoria del pm Gabriele Paci al processo che si sta svolgendo a Caltanissetta e che vede imputato, per le stragi di Capaci e via D’Amelio, il boss di Castelvetrano, Matteo Messina Denaro.
Matteo Messina Denaro capo provinciale già nel 92-93 - Sul fatto che Matteo Messina Denaro sia ormai a capo della mafia in provincia di Trapani già ai tempi dell’attentato a Germanà, come per l'omicidio dell’agente Montalto del novantacinque, nessuno lo mette più in discussione. Nell’attentato a Germanà non c'è, diciamo, una definizione però del suo ruolo, partecipa, fa parte del commando che compie l'assalto insieme a Bagarella, Giuseppe Graviano, quindi il peggio di Cosa Nostra in quel momento e, ovviamente, è un’azione che viene ascritta a Riina, latitante a Mazara del Vallo così come Graviano è latitante a Castelvetrano Triscina, così come Bagarella è latitante a Castellammare del Golfo. Non è un fatto secondario che il vertice di Cosa nostra sia latitante in provincia di Trapani.
Il trasporto a Roma dell'esplosivo reperito nel trapanaese - La sentenza che riguarda l'attentato a Germanà, conferma il ruolo di Matteo Messina Denaro al vertice della provincia di Trapani e anche lì, la sentenza del tribunale di Marsala è contro Messina Denaro e Giuseppe Graviano, ed è un'anticipazione di quella vicenda sulla missione romana e il tentativo di uccidere Giovanni Falcone a Roma, che si avvera tra il febbraio e marzo del novantadue, missione alla quale partecipano tra gli altri, i fratelli Graviano e Matteo Messina Denaro. Con loro c’è anche Geraci e ad altri appartenenti al mandamento di Brancaccio. Allora è stato fatto un processo perché nell'ambito di quella vicenda l'esplosivo, con cui si doveva compiere l'attentato venne reperito a Trapani e trasportato a Roma attraverso un tale, un amico dei mafiosi, con un camion che era stato recuperato da Gioacchino Calabrò. Su questa vicenda si fa un processo sulle armi e l' esplosivo trasportato a Roma nel novantadue per fare l'attentato a Falcone. Gli imputati di cui abbiamo detto prima, vengono condannati a Marsala.
“Trapani”, “Palermo” e “Corleone” sono la stessa cosa - Lo dice Brusca e questo ha un significato nella guerra, ad esempio, di Partanna dove diventa centrale la figura di Antonio Scarano, un calabrese che traffica stupefacenti a Roma. Antonio Scarano è uno che si fa la galera insieme a Stefano Accardo (Cannata), uno dei capi dei due gruppi che si contendono il potere a Partanna. Accardo presenta Matteo Messina Denaro a Scarano che lo utilizza perché non è mafioso e non sarà mai mafioso. Non lo faranno mai uomo d'onore ma lo prova, lo testa facendogli fare due omicidi nella faida di Partanna, riportati nella sentenza “Omega”. Questo calabrese che sa fare il malavitoso e sa eseguire gli ordini, lo chiamano e gli fanno fare tutte le stragi del novantatre, lui che sta a Roma, sarà il fulcro di tutte le stragi del novantatre. Quello di Scarano presentato da Matteo Messina Denaro, è un altro dei casi che bisognerà tenere a mente perché dirà come sia necessario per Cosa Nostra corleonese–palermitana avere il consenso di Trapani. E quando c'è una persona che va testata e va approvata per le stragi e non per fare le estorsioni, ma per le stragi, chi lo deve approvare sono i trapanesi. Questo succederà con Scarano e succederà con Santo Mazzei, un uomo cardine delle vicende del novantadue. Santo Mazzei è un catanese che è stato in galera con Bagarella.
Antonio Scarano, l'uomo di Messina Denaro a Roma per il tentativo di attentato a Falcone e per le stragi - Trapani non solo è il posto sicuro per i mafiosi, non solo è il posto dove investire, perché hai fiduciari e nessuno denuncia, è il posto del malaffare, degli omicidi e per mantenere il controllo del territorio è avvenuta la guerra di mafia che è stata vinta. E a Trapani arrivano ad esempio Rampulla, il terzo della triade dopo Scarano, dopo Santo Mazzei. Rampulla è un uomo che sta a Mistretta, fa parte di un mandamento che si chiama "San Mauro Castelverde", nato in mezzo all’ambiente di Cosa nostra. La figura di Antonio Scarano è centrale nella missione romana. Scarano è centrale nella vicenda che riguarda Matteo Messina Denaro ed è l'uomo che lega tutto il novantadue e novantatre, perché sia per la missione romana, sia per tutte le stragi del novantatre, è l'uomo di riferimento e il collettore per l'esplosivo e le armi in via Alessandrina a Roma.
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