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12/09/2020 06:00:00

 Umberto Zapelloni: da Nino Farina a Lewis Hamilton. Il racconto de "Il grande libro della Formula 1"

Dagli albori della Formula 1, nel 1950, ai giorni nostri. "Il grande libro della Formula 1" di Umberto Zapelloni e Luca Dal Monte, è un romanzo lungo 70 anni che racconta anche la passione degli autori per questo sport fatto di macchine, tecnologia e soprattutto uomini. 

Un volume "impressionante" di 1360 pagine, oltre un chilo di carta e inchiostro senza una fotografia che racconta gli anni vissuti da Nino Farina e Juan Manuel Fangio, fino ai giorni nostri, con Hamilton e Raikkonen.

De “Il grande libro della Formula 1”, edito da Baldini + Castoldi, con la prefazione di Charles Leclerc, ne abbiamo parlato in una intervista con uno dei suoi autori Umberto Zapelloni. Tanto lavoro, tante testimonianze dirette sui circuiti del mondiale di Formula 1. Ecco cosa ci ha raccontato. Qui sotto potete vedere la nostra videointervista in tre parti.

“Dal punto di vista tecnologico – ci dice Zapelloni - non c’è più nulla in comune tra la Formula 1 degli inizi e quella di oggi. L’unica cosa che le unisce è il coraggio, il comune denominatore tra i campioni di ieri e di oggi”.

Periodi d’oro, anni '80 e epopea Schumacher – Il periodo, anzi i periodi d'oro della F1 che l'autore  preferisce è quello della fine degli anni ’80 e gli inizi anni ’90, l’epoca di Senna, Prost, Mansell, Piquet. "Anni in cui in pista ci sono state delle sfide anche oltre i limiti, con protagonisti dei piloti e degli uomini straordinari. Anni in cui la F1 aveva un rapporto diverso con i giornalisti e con i tifosi, i piloti erano più accessibili di oggi. L’altro periodo d’oro è l’epopea di Micheal Schumacher che ha vinto cinque mondiali di fila con la Ferrari che era diventata una macchina imbattibile e sembrava aver scritto un record irraggiungibile e che invece la Mercedes e Lewis Hamilton, stanno raggiungendo e addirittura possono superare”.

Michele Alboreto e i piloti italiani in F1 - “Gli anni 80 sono anni in cui grandi protagonisti in F1 sono anche tanti piloti italiani, come Michele Alboreto una persona e un pilota straordinario. Quelli sono gli anni oltre che di Alboreto, di Andrea De Cesaris, Riccardo Patrese, Elio De Angelis, ma anche Alessandro Nannini, anni in cui c’erano in pista anche dieci piloti italiani. Purtroppo dopo Alberto Ascari nessuno ha vinto più un mondiale di Formula 1. Gli Italiani sono stati protagonisti assoluti della F1. La passione degli italiani per questo sport c’è e rimane, si incanala verso la Ferrari, anche se c’è il rammarico di non aver più visto un pilota italiano campione del mondo. Ci sono stati piloti italiani che meritavano come Alboreto, Patrese, poi negli anni più recenti ottimi piloti come Jarno Trulli e Giancarlo Fisichella".

Ayrton Senna – Non potevamo non chiedere a Umberto Zapelloni di raccontarci Senna, un pilota molto diverso dagli altri, con una personalità unica dentro e fuori le piste, vero punto di riferimento per tutto il mondo della F1. “Per noi giornalisti che frequentavamo la F1 Senna era un punto di riferimento fondamentale. Tu non potevi rinunciare a sentire Senna che parlava dopo ogni prova. Lui parlava in italiano, inglese e portoghese. Diceva sempre delle cose interessanti e dava degli spunti di riflessione. Poi si è sempre occupato nel suo Brasile dei bambini poveri, una cosa di cui siamo venuti a conoscenza dopo che lui non c’era più, ma lui si era sempre occupato dell’infanzia e dei bambini meno fortunati del suo Brasile, qualcosa che la Fondazione che porta il suo nome continua a fare grazie alla sorella. Ayrton in pista poi era un “animale” cattivissimo, facendo anche delle cose al limite della correttezza. Un pilota ad esempio in qualifica che raramente poi si è visto, un pilota di quel tipo, come anche le sue prestazioni sul bagnato sono state qualcosa di straordinario. Il Gp di Donington del 93 e il primo giro del Gp resta una delle più belle cose viste nella Formula 1 moderna".

 La Ferrari e il suo millesimo GP - "La cosa bella di questo strano mondiale dell’era Covid-19 è che si corre tre volte in Italia. Il Gp di Monza, il Mugello, la pista di casa della Ferrari e poi il grande ritorno di Imola. La Ferrari arriva nel peggiore dei modi a festeggiare il suo millesimo Gran Premio, senza il sogno di poter vincere. La Ferrari è molto molto in ritardo e addirittura sia Binotto che il presidente dicono di puntare al 2022 per avere una Ferrari in lotta per il titolo mondiale. E’ una crisi e non soltanto una tempesta come dice Binotto, figlia di tanti errori, anche del passato. Iniziata con Montezemolo, quando fu accettata l’era ibrida dei motori sottovalutando le conoscenze della Mercedes, proseguita con Marchionne quando decise di varare una organizzazione orizzontale, che in F1 funziona poco e soprattutto cercare di trovare i talenti all’interno, e gli ultimi errori: il congelamento dei regolamenti. Tutto ciò ha prodotto una stagione terribile, con dei risultati che non ci si aspettava. Il problema tecnico con la mancanza di 60/70 cavalli sicuramente è importante ma lo stesso Binotto ha ammesso che ci sono anche dei grossi problemi di telaio. Una Ferrari che va ricostruita su tutti settori, sul telaio, sull’aerodinamica e sul motore".

Gli astri nascenti Max Verstappen e Charles Leclerc – “La cosa bella della F1 di questi anni è che sta producendo dei piloti interessati: Verstappen, Leclerc, Lando Norris, Russel. Leclerc ha firmato un contratto lunghissimo con la Ferrari cosa che si potrebbe trasformare in una gabbia, perché la Ferrari non è vincente al momento. Ma lui ha sicuramente il talento per diventare un grande campione, bisognerà vedere se nel 2022 troverà anche la macchina. Verstappen è molto maturato, sbaglia molto meno rispetto ai primi anni, riesce a capire i limiti della macchina. E’ molto migliorato e solo lui può infilarsi tra Hamilton e il compagno di squadra. Verstappen dimostra come Leclerc di essere un grande talento".

Il ritorno di Fernando Alonso nel 2021 - "Il ritorno di Alonso è un bellissimo ritorno. E’ un pilota di grande talento. Gli è mancato qualcosa in qualifica, ma in gara è un animale che ricorda molto Micheal Schumacher. È stato limitato molto dal suo carattere, e dalle scelte sbagliate, purtroppo. Non dimentichiamo che la sua battuta in mondo visione “Gp2 engine” lo ha portato poi ad essere boicottato dalla Honda anche ora ad Indianapolis".

E proprio Charles Leclerc, il "predestinato", il più giovane vincitore al volante di una monoposto del Cavallino, ha firmato la prefazione del libro. “Enzo Ferrari diceva: «Date un foglio di carta a un bambino, dategli dei colori e chiedetegli di disegnare un’automobile, sicuramente la farà rossa.» Devo dire che aveva ragione. chiunque abbia passione per le automobili, soprattutto quelle da corsa, da piccolo inevitabilmente se le immagina rosse. E poco importa se oggi magari le disegna e le colora sullo schermo di un computer: le Rosse sono e sempre rimarranno il sogno di un bambino”, comincia così Charles Leclerc che oggi quel sogno lo sta vivendo in prima persona (mai nessuno aveva formato un contratto così lungo per guidare una Ferrari) e da bambino giocava sul terrazzo di casa di un amico con vista sul circuito di Monaco e sceglieva sempre l’automobilina rossa.