Per il nuovo Sindaco di Marsala, Massimo Grillo, vale il contrario di quello che abbiamo scritto ieri per Alberto Di Girolamo: una vittoria di così ampie proporzioni, che ognuno può dire quello che vuole, nella sua analisi del voto.
Ognuno può dire quello che vuole, e di cose strampalate ne ho sentite parecchie, in questi giorni. Ma non bisogna perdere il punto.
We are who we are, recita il titolo della serie cult del momento. Noi siamo chi siamo.
E non è vero che vincono i programmi, le idee, il migliore spot, alle elezioni. Vincono le persone, le loro storie, quello che sono, nel bene e nel male (ogni tanto dimentichiamo che alle elezioni non vince il migliore, ma chi ha più voti). A Marsala non esiste Forza Italia, ma Forza Sturiano (fino al prossimo giro), non è vero che “vince l’Udc”, ma vince l’accrocchio di soliti noti delle preferenze che si mettono insieme, qui e ora, oggi nell'Udc domani in qualche finta lista civica, poi nel Pd. We are who we are.
E chi è il nuovo Sindaco di Marsala, Massimo Grillo? Uno che vive la politica per la politica. Forse l'ultimo di una generazione di politici puri nella nostra città. E’ il suo grande pregio, ed il suo grande limite.
Venti anni fa, nel 2001, facevo campagna elettorale per le elezioni politiche, a Maggio, per Salvatore Lombardo. Il notaio veniva da quasi dieci anni di sindacatura, era amato dai cittadini, era naturale candidarlo, per il centrosinistra, alla Camera. Contro aveva il candidato del centrodestra: Massimo Grillo. Noi, giovani e ingenui, si era tutti convinti della vittoria: come si può dire no al Sindaco più popolare del dopoguerra? E invece Lombardo perse in malo modo (fu nell’àmbito, tra l’altro, di quel 61 a 0 in cui il centrosinistra perse tutti i collegi maggioritari in Sicilia, e per non farmi mancare nulla, la sera delle elezioni l'Inter perse il derby 6 a 0...). E mi rimasero come ammonimento le parole di qualcuno al comitato, forse dello stesso Salvatore Lombardo, a commento della sconfitta: “Guardate, che mentre noi facciamo politica la sera, finito di lavorare, dopo cena, nei fine settimana, Grillo fa politica 24 ore al giorno, ogni giorno. E’ questa la differenza”.
Ed è vero. Massimo Grillo è una stakanovista della politica, un missionario. E ha cominciato a lavorare alla sua ricandidatura e alla sua vittoria già il giorno dopo l’elezione di Di Girolamo. L’ha fatto con le armi che conosce, tessendo trame, aspettando, stanando i potenziali avversari. Di Girolamo, nella sua impopolarità, è stato il suo più grande alleato. Poi c’è stata la fortuna, che aiuta gli audaci: la soglia per vincere al primo turno scesa al 40%, il trascinamento, la condanna di Giulia Adamo, il ritiro di ogni possibile candidatura alternativa. Dove sta la bravura di Grillo, ad esempio? Nell’aver capito in tempo il ritorno del centrodestra, e di aver cavalcato l’onda. Ci vuole fiuto. Anche per dire no alla Lega. Un no che non nasce da afflati meridionalisti, ma da calcoli. La Lega, ormai, porta più rogne che voti. Anche il coronavirus gli ha dato una mano: il quadro, votando cinque mesi prima, sarebbe stato molto diverso.
E poi ha, il nostro Celeste Sindaco, la capacità di sfiancare ogni possibile avversario, con una pazienza che sfiora la santità, di avvolgerlo nelle sue spire, blandirlo, farlo, infine mollare. Per restare l’unico in campo.
Noi siamo quello che siamo. Ognuno è quello che è, ognuno è la sua storia. Ecco perché alzo il sopracciglio quando sento il nuovo Sindaco parlare di rinnovamento, di nuova classe dirigente. E’ il personaggio meno probabile per lanciare questo messaggio. E’ la sua storia a dirlo. E guardando chi era candidato nelle sue liste, aggiungo anche che a Marsala non ha vinto il cambiamento, anzi, ma la restaurazione, il conservatorismo. Non c’è niente di male, a dirlo. E’ semmai, ipocrita, cercare di travestirlo, di ammantarlo di rinnovamento e istanze civiche. Ha vinto il conservatorismo, nel senso anche della conservazione della specie: gli stessi che cinque anni fa avevano individuato una scialuppa in Di Girolamo, la vedono adesso in Grillo. Il grido è sempre lo stesso: si salvi chi può.
Grillo avrebbe potuto fare una cosa fresca, anche giovane, rischiosa: avrebbe vinto comunque. E invece la politica per la politica ha prevalso, non c’è stato un solo no, tutti sono stati imbarcati. Da qui la presentazione di nove liste, una quantità oscena, il ritorno di personaggi che credevamo ormai in pensione, e i figli e i nipoti di, a rimacare un finto giovanilismo, e poi l’allargamento, lo sfilacciamento di ogni schema, quasi fosse un processo di evangelizzazione. Ecco come nasce l’idea strampalata della governance.
Grillo cinque anni fa aveva avuto più coraggio, ora invece ha messo dentro di tutto. Da qui il limite della sua alleanza, che potrebbe diventare un limite della sua azione di governo. E pensare che cinque anni fa non ha vinto perché ha rinfacciato a Di Girolamo di aver messo dentro di tutto ...
E siccome è politica per la politica, diventa tutto ridondante. Come questa idea dei consulenti, e degli esperti, e della giunta young. Quasi a volere stemperare e cooptare ogni forma di dissenso.
C’è qualcosa di insidioso in questa idea della governance, ad esempio. Grillo dice: non ci sono più dirigenti al Comune, per fortuna ho questi super esperti che ci daranno una mano. Viva.
In realtà la normalità è: non ci sono dirigenti al Comune, facciamo i concorsi. Che è l’unico modo, per legge, per accedere alla pubblica amministrazione. Ma poi come fa un esperto a sostituirsi ad un dirigente? Prepara un bando, ad esempio, per i servizi agli anziani. E se qualcosa non va? Chi ne risponde? E se vince la cooperativa vicina all’esperto?
Con questo allargamento sesquipedale dell’alleanza ci sono problemi, non di conflitti di interesse, ma di opportunità. Diventa tutto un traffico di influenze. Il caso più eclatante è quello del presidente dell’Airgest, Salvatore Ombra, ma non è il solo. Prendiamo Salvatore Agate, indicato da Grillo come esperto per la riduzione dei costi del Comune, se ho capito bene. E’ l’editore di una tv locale ed anche proprietario di un'azienda che produce potabilizzatori. Un giorno dovrà decidere sul taglio dei costi del Comune per la pubblicità istituzionale, magari. E come si comporterà? Con che criterio deciderà se tagliare anche la sua televisione?
Il dubbio viene. Sempre Agate ha criticato una delle cose più popolari (nel senso di vicine al popolo) della passata amministrazione: l'installazione della casetta dell’acqua a Piazza del Popolo. Ecco, Agate produce potabilizzatori. Ed è chiaro che se le persone vanno a riempire il bidone di acqua da bere alla casetta, magari non comprano più il depuratore per casa …
Grillo si porta dietro tutto questo carico di persone e, quindi anche di contraddizioni. Spera che, come a messa, la celebrazione del rito, e il rito è la politica, compia la transustanziazione, e diventi in qualche modo azione di governo. Sarà. Ma io ne ho visti in vita mia di carri del vincitore. Solo che mai ne ho visto uno così carico, oltre ogni idea di assembramento. E' un carro del vincitore talmente pieno di persone che c'è la fondata preoccupazione che non riesca a muoversi di un millimetro, per la sua pesantezza. E’, insomma, un grande fardello. La sensazione è che il tempo e le energie serviranno al nostro Sindaco sempre per la politica ai fini della politica, per mediare, conciliare, mettere pace.
Noi, noi di Tp24, come avvenuto con gli altri Sindaci prima di lui e con tutti quelli che praticano il potere dalle nostre parti, ci accomoderemo con tranquillità negli unici posti liberi, che sono quelli dalla parte del torto.
Faremo al Sindaco, al quale auguriamo di cuore buon lavoro, un grande regalo, cercando, fin dove le forze ce lo consentiranno, l'analisi delle criticità della sua amministrazione, la segnalazione di quello che non va, controllando il rispetto o meno del programma elettorale. E' il nostro lavoro.
Insomma, saremo per Massimo Grillo una specie di cilicio.
Conoscendolo, gradirà.
Giacomo Di Girolamo