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23/10/2020 06:00:00

  “In provincia di Trapani sono arrivati i tamponi rapidi, ma mancano medici e infermieri da anni”

Massimo Giuseppe Di Martino, è stato primario del pronto soccorso dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani, direttor del Dipartimento Emergenza Urgenza, è consulente scientifico Covid per il Comune di Erice, è stato protagonista del Rescue Day che si è tenuto a Trapani domenica scorsa.

Quest’anno edizione molto particolare perchè non è servita solo per mostrare come avvengono le operazioni di soccorso dei Vigili del Fuoco, della Protezione Civile e degli altri enti di soccorso, ma è servita a sensibilizzare le persone sul Coronavirus, a spiegare come tutelare la salute, come gestire l’emergenza. Ma sono stati fatti anche tanti tamponi rapidi ai cittadini.

Sì, gli infermieri volontari hanno somministrato il tampone rapito a tutti i cittadini che sono venuti per assistere all’evento.

Quanti tamponi sono stati fatti?

635, di cui 5 sono risultati positivi.

Perchè i tamponi rapidi non sono ancora arrivati a tutti, nelle scuole, nel mondo del lavoro? Cosa si aspetta a renderli davvero accessibili a tutti per evitare quarantene e monitorare per tempo il contagio?

I tamponi rapidi sono arrivati da circa un mese, prima non erano stati fabbricati. Noi dobbiamo pensare che c’è un’evoluzione scientifica graduale. Prima i tamponi non c’erano, poi sono arrivati i sierologici e i tamponi per vedere la presenza del virus. I loro costi sono via via scesi. Adesso sono arrivati i tamponi rapidi all’Asp di Trapani, e sono somministrati sia dalle Usca sia all’ospedale di Trapani.

Quindi chiunque può andare all’ospedale di Trapani a fare il tampone rapido?

Sì, e costa 15 euro. Si ottiene il risultato in 15 minuti. Naturalmente fatto il tampone rapido bisogna effettuare un tampone molecolare per avere la certezza che ci sia il virus attivo, questo nel caso in cui il tampone rapido sia positivo. Per quanto riguarda le scuole questo è un aspetto regolato dal ministero. Il problema è che non abbiamo medici o infermieri per coprire tutte le scuole.

Da qui l’appello della Regione ai volontari.

Esatto. Per somministrare il tampone bisogna essere almeno infermieri. E qui emerge tutta la carenza di infermieri che ci sono in provincia di Trapani.

Una carenza che si conosceva già a Marzo, e fino ad oggi poco è stato fatto per rimpolpare l’organico.

E’ una carenza che conosciamo da tempo, da anni. E’ impossibile risolvere. Mancano gli infermieri. Fino a 20 anni fa esisteva una scuola per infermieri negli ospedali della provincia, ogni ospedale aveva la sua scuola di infermieri con un numero di diplomati che andava da 20 a 25 l’anno. Poi le scuole sono state ridotte, adesso c’è solo Palermo con la succursale di Enna, e il numero di infermieri che si diplomano ogni anno per tutta la Sicilia Occidentale è di circa un centinaio. Siamo passati da un momento in cui la provincia di Trapani diplomava circa 200 infermieri, ad oggi che tra Palermo, Trapani, Agrigento e Caltanissetta, si diplomano 100 infermieri l’anno. E’ normale che poi mancano gli infermieri, come mancano i medici specialisti, come manca tutto quello che è legato alla sanità. Il ministero ha deciso che in ospedale debbano andare solo medici specialisti, ma se vanno in pensione più specialisti l’anno che nuovi ingressi, è evidente che si arriva al punto in cui non ci sono più specialisti.

Durante l’estate si è parlato di tutto ma non ci si è preparati al ritorno dell’emergenza sanitaria, e adesso mancano i medici.

Non abbiamo provato a dare incarichi di infermieri e medici. Anche i bandi sono andati deserti. Ad esempio al Pronto Soccorso, a fronte di 80 posti vuoti che ci sono ne sono arrivati zero. A fronte di 50 posti in rianimazione ne sono arrivati meno 6, nel senso che sei si sono trasferiti. C’è una situazione che non è legata ad una incapacità del manager, dell’assessore, della Regione, ma è una contingenza. Non ci sono laureati in scienze infermieristiche, non ci sono specialisti, sufficienti a coprire i posti vuoti. Il Governo ha dato la possibilità di chiamare medici non specialisti per i posti covid e in provincia di Trapani ne sono stati presi una ventina. Non è vero che non si è fatto, si è fatto, ma non è bastato.

Si aspettava questa partecipazione al Rescue Day?

Molte persone sono venute per il tampone, molte per guardare quello che succedeva. Non c’è stato iper afflusso.

Come commenta l’ultimo Dpcm?

Non si può chiudere l’Italia, come fatto a Marzo, significherebbe la morte per fame di molti. Bisogna procedere cautamente. Sicuramente quello che viene fatto e molti non vedono è il tracciamento dei contatti di chi è positivo. Solo così si può capire chi è stato a contatto con positivi, chi è diventato positivo a seguito di questi contatti, e isolarlo per evitare che il virus cammini. Di contro i cittadini ce la mettono tutta a non fare quello che viene consigliato. Ad esempio l’applicazione Immuni, pur essendo gratuita, non viene scaricata o resa inattiva. L’app permetterebbe di tracciare i contatti. Mi viene da ridere quando sento avanzare perplessità sulla privacy. A parte che ci sono dei protocolli di sicurezza dell’App, ma poi tutti sono su Facebook, siamo tracciati in ogni momento da Google, i nostri dati sono presenti online, e poi ci lamentiamo di un’applicazione che potrebbe salvarci la vita non la scarichiamo. Non va bene.

Ha destato scandalo la storia del laboratorio d’analisi di Alcamo sequestrato perchè non aveva apparecchiature idonee per il Coronavirus. In alcuni casi i risultati dei tamponi erano proprio sbagliati.

C’è da vedere chi ha sbagliato. Se ci sono attestazioni false sulle attrezzature, se i contratti sono stati firmati a Trapani o in assessorato. Sono cose che vanno valutate.