Vanessa, domani i funerali. Ecco come Sciuto la pedinava
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Sono stati celebrati ieri mattina nella Chiesa Madre di San Giovanni La Punta i funerali di Antonino Sciuto, il 38enne che, sul lungomare di Aci Trezza, ha ucciso con sette colpi di pistola alla testa l’ex fidanzata, Vanessa Zappalà, di 26 anni, e si è poi impiccato a Trecastagni. Alla cerimonia, svolta in maniera privata, hanno partecipato i familiari e alcuni amici dell’uomo. I funerali della vittima è previsto che siano celebrati venerdì, dopo l'autopsia disposta dalla Procura. Intanto ad Aci Trezza e a Trecastagni ci sono state delle fiaccolate e degli incontri in strada per ricordare Vanessa.
Continuano le indagini per capire come Sciuto riusciva a controllare la vita della povera ragazza. Si pensa ad un “trojan” nel telefonino di Vanessa per conoscere in tempo reale tutti i movimenti di quella ragazza che diceva di amare e che, invece, ha ucciso barbaramente a pistolettate, intorno alle tre di domenica mattina, sul lungomare di Aci Trezza. Ciò prima di togliersi la vita, qualche ora dopo, impiccandosi all’esterno di un vecchio casolare su un fondo agricolo di proprietà della famiglia, in territorio di Trecastagni.
Sulle polemiche sul provvedimento restrittivo per l’omicida è intervenuta la procuratrice aggiunta di Catania, Marisa Scavo, che da vent'anni si occupa di reati contro le donne e coordina il pool dei reati da "codice rosso". Contro questo tipo di delitti, spiega, parlando con il quotidiano La Sicilia, "normativamente dei progressi sono stati fatti anche se ancora la legge va perfezionata: per esempio, non hanno previsto l'aumento di pena minimo a due anni per il reato di stalking, cosa che ci impedisce di effettuare il fermo» ed «è un limite enorme». Per il femminicidio di Acitrezza, la Scavo sottolinea che «noi abbiamo fatto di tutto per quanto riguarda l’attività d’indagine, abbiamo chiesto la misura cautelare, è stato agli arresti domiciliari, aveva il divieto di avvicinamento».
«È chiaro - osserva - che il gip quando poi riceve una richiesta del pubblico ministero è autonomo nella sua valutazione». "L'intoppo - spiega la Pm - è che per questi soggetti nel momento in cui vengono denunciati si deve attivare un meccanismo che li metta in cura presso dei centri di recupero che in Sicilia, purtroppo, non esistono assolutamente. La misura cautelare, io lo ripeto sempre, è temporanea, ha un inizio e una fine e non può essere risolutiva». La Pm ribadisce che è «importante denunciare». «Abbiamo un protocollo di indagine e un protocollo di linee guida per la polizia giudiziaria che - sottolinea - applicato nel corso di questi lunghi anni, ha salvato tante potenziali vittime. Poi quello che raccomando alle vittime è di non avere mai incontri "chiarificatori" con i loro carnefici perché tante volte loro agiscono sul senso di colpa delle donne. La vittima ci casca - avverte Marisa Scavo - e consente quell'ultimo incontro «per spiegare» che spesso si trasforma in un incontro mortale».
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