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20/10/2021 06:00:00

Dragaggio del porto di Mazara. Le 'verità' di Sciabica: "Troppi intoppi, ecco perchè ho dovuto lasciare"

Con questa lunga ed articolata intervista ad Enzo Sciabica, nella sua qualità di ex coadiutore del Direttore dei lavori per il dragaggio del porto di Mazara, noi di Tp24.it cerchiamo di dipanare alcuni degli ultimi passaggi oscuri che stanno rendendo sempre più intricata questa matassa.

Un guazzabuglio di falsità, mezze verità ed intrallazzi che ricordano per similitudine il groviglio di cavi, reti abbandonate e rifiuti vari che proliferano, da decenni ormai, sul fondo del porto canale.

È vero che ha rinunziato all’incarico di coadiuvare il direttore del dragaggio del porto di Mazara per il deposito dei fanghi nella Colmata B?
LA RINUNCIA – “Sono stato costretto a rinunziare anche se con grande amarezza, dato che il direttore dell’Ufficio commissariale per la mitigazione del rischio idrogeologico, dott. Maurizio Croce e il primo direttore dei lavori, ing. Giancarlo Teresi, con il mio apporto, sostenuto dall’associazione ‘Pro Capo Feto’, avevano trovato la soluzione per smaltire i sedimenti portuali compatibili nella cosiddetta Colmata B. L’area di colmata, nel corso del ‘tavolo tecnico’ del 19/9/2019 è stata riconosciuta, tra l’altro, zona umida di rilevante valenza ecologica ed è stato concordato pertanto, con il consenso di tutti i presenti, di utilizzare i fanghi dragati per una azione di “riqualificazione ambientale di livello” della stessa zona umida”.

Costretto è termine che dà da pensare. Ci sono motivazioni particolari che l’hanno indotto a lasciare?
LE MOTIVAZIONI E L’INTOPPO – “Le motivazioni sarebbero più di una – spiega a Tp24.it Sciabica – ma la madre di tutte l’ho valutata, in particolare, nel momento in cui i lavori, avviati in maniera magistrale dall’ing. Teresi, nonostante gli intralci comunali, sono stati e sono rimasti sospesi. Il ‘tavolo tecnico’ del 9/3/2021 per la ripresa dei lavori, mi ha indotto ad una maggiore riflessione, considerato anche il fattore che, in assenza di un direttore, come l’ing. Teresi, l’amministratore delegato alla gestione della ditta affidataria dei lavori, dott. Alessandro Cavalli, ha provveduto ad avvalersi della consulenza di un ingegnere di sicuro spessore morale e tecnico, l’ing. Giovanni Rizzari. Tale professionista pur conoscendo benissimo il porto di Mazara, ha saputo rinunziare – quando gli è stato offerto, intorno al 2017 – anche all’incarico di eseguire lo Studio d’Incidenza Ambientale sull’ecosistema sviluppatosi nella Colmata B, e giustamente, dato che non è proprio materia sua. L’Ingegnere, tra l’altro, il 9 marzo 2021 ha sollevato in maniera condivisibile una serie di questioni che, purtroppo, non sono state approfondite seduta stante, dato che era sorto un nuovo intoppo”.


Che intoppo?
FANGHI IN BANCHINA? NO GRAZIE! – "Non era più possibile – prosegue Sciabica – per una serie di circostanze sollevate dalla rappresentanza della Capitaneria di Porto di Mazara, depositare i fanghi in ‘banchina’ per il controllo a terra. Bisognava trovare quindi un altro sito, dato che non era stato previsto uno alternativo”.


VIVIANO ED I CASSONI DEL CANTIERE NAVALE – “Alla fine – continua Sciabica – è stato individuato in una zona in concessione ad un cantiere navale e l’ing. Pietro Viviano, se non erro affidatario della sicurezza, si è impegnato, data la conoscenza (col titolare del cantiere stesso n. d. a.), a suo dire, a condurre la trattativa con il rappresentante del cantiere. Da allora sono trascorsi circa quattro mesi senza che io venissi più informato sugli esiti della trattativa. Sono stato lasciato, anzi, a casa quando nel mese di giugno, oltre che ad un sopralluogo in Colmata B, bisognava definire l’accordo con il rappresentante del cantiere navale, non solo per il deposito dei fanghi ma anche per la costruzione dei cassoni per il relativo contenimento. Ho dovuto attendere ancora il mese di agosto, quando dai giornali ho appreso la notizia della “rinuncia ad effettuare il dragaggio” da parte della Ecol 2000, ditta affidataria dei lavori”.


Domani continueremo con la seconda parte di questa intervista che getterà una luce ulteriore sui retroscena che ingolfano da anni l’indispensabile dragaggio del porto canale mazarese.

Alessandro Accardo Palumbo
www.facebook.com/AlessandroAccardoPalumbo