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11/02/2022 06:00:00

Castelvetrano. Il sequestro da 600 mila euro riguarda la coop Insieme, ecco perché

 Sono la cooperativa Insieme e quella de I Locandieri, entrambi operanti nel settore dell’accoglienza ai migranti, le protagoniste del sequestro di beni per 600 mila euro, in seguito all’operazione della Guardia di Finanza dello scorso 25 gennaio.

L’accusa è di bancarotta fraudolenta e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte, che ha fatto scattare la denuncia per cinque persone: tre della coop Insieme (Giuseppe Scozzari, Giuseppina Gisone, Davide Matranga) e due della coop I Locandieri (Valentina Corallo e Vito Giuseppe Accardo).

Dopo le articolate indagini svolte nel biennio 2020-2021 dai finanzieri della Tenenza di Castelvetrano su ordine della  procura della Repubblica di Marsala, le Fiamme Gialle del Comando Provinciale di  Trapani hanno dato esecuzione a questo sequestro preventivo, frutto di un’inchiesta che gira attorno al trasferimento fraudolento dell’immobile di via Quasimodo a Castelvetrano, avvenuto nel 2018 tra le due cooperative.

 

Una vendita che, secondo gli inquirenti sarebbe servita soltanto a “sottrarsi al pagamento delle imposte sui redditi e sul valore aggiunto”, oltre agli interessi e alle sanzioni amministrative che gravavano sulla cooperativa per un ammontare di quasi 100 mila euro.

 

Giuseppe Scozzari, Giuseppina Gisone e Davide Matranga, rispettivamente presidente, vicepresidente e consigliere della coop Insieme, avrebbero distratto, scrive il Gip nel decreto di sequestro, l’immobile di via Quasimodo, “cedendolo a prezzo vile alla I Locandieri”.

In sostanza, proprio quando sulla Insieme gravava un debito di oltre 400 mila euro e immobilizzazioni materiali scritte in bilancio per 640 mila euro, gli amministratori de I Locandieri, Corallo ed Accardo, approvavano un finanziamento infruttifero di 230 mila euro a favore della Insieme. La previsione era che se il debito non fosse stato pagato entro un anno, la coop Insieme avrebbe ceduto l’immobile di via Quasimodo, composto da due unità immobiliari, il cui valore però non era di 230 mila euro, ma addirittura superiore a 600 mila.

 

Quando la cooperativa Insieme era fallita nel luglio del 2019 su istanza di alcuni lavoratori dipendenti, Giuseppe Scozzari, sentito dal curatore fallimentare, ne imputava la causa al “mancato pagamento delle somme dovute dai diversi comuni per i quali venivano svolte le attività assistenziali a rendicontazione”: un milione e 400 mila euro. Dei quali circa 900 mila dovuti dal comune di Castelvetrano negli anni 2014 e 2016.

Questo mancato pagamento però, secondo l’Autorità Giudiziaria, sarebbe stato giustificato dall’accertamento di diverse irregolarità che, si legge, “hanno formato oggetto di comunicazione di notizia di reato per i delitti di truffa aggravata ai danni dello Stato, abuso d’ufficio etc., il cui giudizio è attualmente pendente presso il Tribunale di Marsala”.

 

Complessivamente, i crediti ammessi al passivo sono stati più di due milioni e trecento mila euro. E i principali creditori sono i dipendenti, con tutte le retribuzioni da lavoro arretrate. Ma ci sono anche i debiti erariali per quasi 400 mila euro.

E quando il collegio sindacale di Insieme era venuto a sapere della cessione dell’immobile, l’aveva contestata ritenendola gravemente lesiva dell’integrità patrimoniale della cooperativa, dal momento che “il valore stimato dell’immobile, poi divenuto corrispettivo di vendita con integrale compensazione, era di gran lunga inferiore al valore iscritto in bilancio alla data del 21.12.2007, segnatamente € 617.151,00.”

 

Il Gip ha condiviso l’assunto del Pm, secondo cui “lo svuotamento di fatto del patrimonio della Insieme Soc. Coop, che ha comportato la consumazione del delitto di bancarotta fraudolenta, comporta certamente anche l’integrazione della fattispecie di cui all’art. 11 del D.lgs 74 del 2000 (reato di pericolo), essendo stata incisa, con il compimento di atti che hanno trasferito fraudolentemente il bene immobile ad altra società cooperativa (indubbiamente legata alla prima), la garanzia patrimoniale generica offerta dai beni del contribuente, con conseguente rischio che la pretesa tributaria rimanesse, anche in un momento successivo, in tutto o in parte inadempiuta”.

 

Insomma, in questa storia è difficile capire anche dove finisce la coop Insieme e comincia quella de I Locandieri. Soprattutto perché gli stessi indagati, nel corso del tempo hanno fatto parte di entrambe.

Valentina Corallo, presidente del CDA de I Locandieri dal settembre del 2010 ad oggi è stata anche dipendente di Insieme dal 2013 al 2018.

Accardo Vito Giuseppe, vicepresidente de i Locandieri, anch’egli dal settembre del 2010 ad oggi, è stato responsabile amministrativo di Insieme dal 2013 al 2017, mettendo la propria firma per conto della prima coop nell’atto di compravendita dell’immobile di via Quasimodo. Ma nello stesso tempo era presente come socio della coop Insieme all’assemblea dei soci nel 2018, per la nomina dei revisori contabili. Ed entrambi gli amministratori de I Locandieri (Accardo e Corallo) hanno pure presentato istanza di insinuazione al passivo della fallita Insieme, per crediti di lavoro dipendente maturati negli anni e mai pagati.

Perfino lo stesso Giuseppe Scozzari, storico amministratore della coop Insieme, è stato vicepresidente del CDA de I Locandieri nel 2008.

 

E’ per questo che nei confronti di tutti e cinque gli indagati il Gip ha disposto il sequestro preventivo dell’immobile di via Quasimodo, nonché, si legge nelle conclusioni del decreto, in caso di indisponibilità di tale bene, nei confronti degli indagati Scozzari, Gisone e Matranga, “il sequestro preventivo (per equivalente) dei beni immobili, mobili, anche registrati, e/o preziosi, nella disponibilità degli stessi” fino alla concorrenza della somma complessiva di euro 617.151,00, ovvero il profitto del reato.

 

Egidio Morici