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20/03/2022 10:05:00

Una riflessione, senza pretese, sulla guerra in Ucraina

Spett. Redazione
Mi sia consentita qualche riflessione su questa incredibile guerra (Si, la guerra, nel 2022, in Europa) che, da ormai oltre 20 giorni, ha sconvolto la vita degli Ucraini prima di tutto, ma io penso anche dell'Occidente e forse, in ultima analisi, della Russia stessa, Paese che ha iniziato le ostilità.

Le cronache provenienti dall'Ucraina, ma anche i tanti commenti a cui assistiamo attraverso i media, ci consegnano, a mio modestissimo avviso, l'immagine di un dittatore sempre più incattivito e, dice qualche osservatore, in cerca di una exit strategy (speriamo sia davvero cosi).

"L'operazione speciale" sembrerebbe non andare cosi come la si era prevista. L'esercito russo, forse non cosi ammodernato e al passo con i tempi, non riesce a sfondare, non riesce a vincere la resistenza di un popolo fiero e pronto a tutto per difendere la propria terra e la propria identità. Qui non si sente parlare di armi intelligenti, di attacchi mirati, al contrario sembrerebbe che il disappunto, per il fatto che le cose non vanno come preventivato, si tramuta poi in attacchi indiscriminati contro ospedali, scuole con bambini, obiettivi civili.

A proposito di questi paesi ricadenti nell'ex URSS, ho sempre pensato, io che comincio ad avere qualche anno in più e la guerra fredda me la ricordo, che evidentemente in questi Paesi c'è sempre stato un forte sentimento nazionale che appena ha avuto modo di esprimersi, alla caduta del muro, è tornato a farsi sentire.

Dunque oggi non si può chiedere agli Ucraini di rinunciare alla propria identità, magari facendosi dettare una nuova Costituzione direttamente da Putin o dai suoi più stretti collaboratori, o accettando un governo fantoccio che risponda direttamente al dittatore russo. Questa è una popolazione dura ed orgogliosa, che per 70 anni ha dovuto reprimere un sentimento nazionale, ma che, successivamente, ha assapotrto una cosa che si chiama semplicemente "libertà" e quando la assaggi non puoi più farne a meno.

Noi Italiani, che siamo il Paese della Resistenza dovremmo ricordarcene.

 

Un altro punto. Putin, sul terreno della comunicazione, sta perdendo, da ogni punto di vista, il confronto con Zelensky. Quest'ultimo, forse perchè è un ex attore, sta facendo un ottimo uso della comunicazione. Ha cominciato rinunciando fin dal primo giorno alla giacca e cravatta da Presidente, e presentandosi, insieme al suo entourage, con la maglietta o la tuta mimetica da combattente, non ha lasciato il Paese, ha rifiutato in tal senso anche un aiuto dall'Occidente, e si sta accreditando, agli occchi della sua gente, ma anche della comunità internazionale, e agli occhi dello stesso Putin, che ricordiamo ha indicato l'uccisione di Zelensky come uno degli obiettivi principali, come un leader in grado di guidare il suo Paese in questa difficile ora della prova.

 

Un ultimo punto. Tanti in questi giorni sono bravissimi e attentissimi, anche sui social, a sottolineare gli errore dell'UE, degli USA e del mondo occidentale in generale, citando in particolare delle informazioni a cui, è vero, non sempre l'informazione prevalente ha dato il giusto peso (8 anni di guerra in Donbass, presunte o vere nefandezze compiute dagli Ucraini, politica espansionistica delle Nato/Usa anche nei paesi più vicini alla Russia).

Tutto questo non giustifica i fatti di questi giorni. C'è un aggressore e c'è un aggredito.

 

Che Putin fosse un dittatore e che avesse delle ambizioni imperialiste, questo lo si sapeva. basterebbe citare le note vicende di giornalisti, oppositori, dissidenti vari che hanno pagato, anche con la vita, e pagano giornalmente la loro libertà di pensiero.

Esiste però una linea rossa al di là della quale non si può e non si deve andare. Oggi quella linea rossa è stata superata in maniera irreversibile.

 

Come se ne esce, non ho certo la presunzione di poterlo dire io, ringrazio soltanto chi avrà la pazienza di leggere.

 

Senza pretese.

 

Giuseppe Lauricella