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21/05/2022 06:00:00

Battiato, uno nessuno centomila

Disclaimer: Amo incondizionatamente tutta la produzione artistica di Franco Battiato.

Accade a volte che tra la vita dell’artista e dell’uomo ci sia una profonda divergenza, parafrasando il detto tra il dire e il fare… In Battiato non accade, la sua esistenza è testimonianza di un uomo alla costante ricerca dell’essenza spirituale, coerente ma anche capace di fare rapide inversioni a U, un artista dalle mille sfaccettature, complesso e semplice allo stesso tempo.

Mi sono innamorato della sua musica con l’album “La voce del padrone”, ascoltando le sue armonie intuivo il pathos che si celava nei suoi testi, lontani mille miglia dalla semplice convenzione “cuore - amore”. Armonie da riascoltare e testi da approfondire perché ciò che arrivava al primo ascolto spesso nascondeva un significato molto più profondo e intimo.

Mi incuriosiva il suo essere fuori dagli schemi, da quello star system dal quale prendeva le distanze anche nel periodo di grande notorietà. Ha rappresentato davvero un caso unico nel mondo della musica pop, non c’erano e non ci sono stati altri cantanti che hanno seguito lo stesso percorso spirituale, fatto di fallimenti e di successi, di contraddizioni e di azioni conseguenti.

Nell’album che nel titolo ricorda la famosa casa discografica del ventennio, il maestro prende in prestito il pensiero del filosofo armeno Gurdjieff e delle dottrine buddhiste e descrive l'anima come meta del viaggio alla ricerca dell'immortalità. Occorre un duro lavoro su se stessi per ottenere il risveglio dell’anima nell’idea dell’immortalità come fine ultimo del nostro passaggio terreno. Non proprio un’idea alla portata di tutti.

Cantautore, pittore e regista, Franco Battiato ha portato avanti una vera e propria rivoluzione artistica, i suoi testi sono stati ritenuti eccessivamente ermetici e di difficile comprensione, la sua musica troppo ricercata non adatta al grande pubblico, osservazioni che non lo hanno mai convinto a cambiare rotta.

Appena maggiorenne si trasferisce a Milano e durante un periodo di crisi personale si avvicina al mondo della filosofia e della sperimentazione musicale. Il suo percorso artistico si colloca in maniera equidistante tra due mondi apparentemente distinti: quello dell'armeno Georges Ivanovic Gurdjieff e quello del siculo Manlio Sgalambro, un pendolo oscillante tra il visionario metafisico e il cinismo assoluto.

Battiato non ha mai amato la vita mondana e dopo il suo periodo milanese, scelse come dimora il paesino di Milo, dove tra l’altro ebbe come vicino di casa Lucio Dalla. E proprio Dalla amava ricordare: "Franco Battiato è il più grande, è il musicista che stimo di più. Siamo diversi, ma in questa diversità lui mi assomiglia più di ogni altro artista italiano: è ‘crossover’ a 360 gradi, attraversa i territori musicali più lontani con grande intelligenza e restando sempre se stesso. Per essere coerenti in musica bisogna fare proprio così: smentire sempre se stessi, non avere paura di avventurarsi dove non si è mai stati, dove ci si sente malfermi, dove le proprie certezze crollano".

I suoi ultimi anni li ha trascorsi in quell’eremo alle pendici dell’Etna, circondato dall'affetto dei parenti più intimi e degli amici più cari e di quel silenzio di cui non sapeva fare a meno.

Ci sono versi che col trascorrere del tempo assumono un sapore quasi profetico e che risuonano più attuali che mai, come in Povera Patria:
"che non si parli più di dittature, se avremo ancora un po’ da vivere, la primavera intanto tarda ad arrivare". 
Versi che ritroviamo perfettamente aderenti al presente, dopo anni di sacrifici e di sofferenze per la pandemia, il mondo è stato travolto da una guerra inspiegabile di una violenza disumana, un passato che si ripete senza fine.

La magia della sua musica e dei suoi testi è nel mondo che descrivono, in quell'altrove dove trovare la chiave della propria esistenza, trascendendo l'umano e ricongiungendosi al divino, come descritto nella sua ultima canzone che incarna l'evidente sapore conclusivo del suo passaggio terreno, quasi come un testamento spirituale non scritto E torneremo ancora:
“la vita non finisce e come sonno il sonno la nascita è come il risveglio finché non saremo liberi torneremo ancora”,
costretti a tornare e ritornare finché non ci saremo liberati di quella parte umana fatta di errori e inganni.

Battiato amava il cambiamento quale mezzo per restare fedele a se stesso, la sua vita è stata testimonianza di una ricerca costante senza mai ergersi a maestro ma che ha tracciato una direzione verso cui aspirare. Un artista che è riuscito ad andare oltre l'umana comprensione e che in prossimità della grande soglia aveva maturato una forma di consapevolezza trascendente:
"Non posso dire di non aver paura della morte. Sto lavorando per essere degno di questo passaggio. Non bisogna avere debolezze nei propri confronti perché la debolezza della materia gioca brutti scherzi. Gli esseri umani non muoiono. Ci si trasforma."

Ciao Franco.

Giancarlo Casano

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