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10/06/2022 06:00:00

Becchina story/4. La difesa: “Matteo Messina Denaro? Mai conosciuto. Solo dai pizzini…”

Tocca a lui, a Gianfranco Becchina parlare. Negli ultimi anni, nell’ambito dell’indagine che poi ha portato al sequestro, e poi alla confisca, dei beni, il mercant d’arte è stato interrogato, o ha comunque reso dichiarazioni spontanee ai magistrati, per dare la sua versione. Nega ogni addebito, ovviamente. Ma un contatto con Matteo Messina Denaro, l’ha avuto, tramite i pizzini.

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“Matteo Messina Denaro? Mai conosciuto”. Gianfranco Becchina si difende davanti alle accuse di legami con cosa nostra, nel procedimento sulla confisca dei suoi beni.


Viene interrogato, e parla dei rapporti con la famiglia Messina Denaro. “Non ho mai conosciuto Matteo”. L’aveva visto quando il boss latitante era un bambino, peresso la tenuta di contrada Zangara, dove Becchina si era recato ad acquistare olive dal padre Francesco Messina Denaro. “Conoscevo il fratello che lavorava in banca e il padre, perchè quando vivevo in Svizzera compravo l’olio d’oliva per regalarlo a tutta la mia clientela”, racconta Becchina. In quel periodo, tra gli anni 70 e 80, Matteo era un ragazzino. Poi il boss si è fatto boss. “L’ho conosciuto dai pizzini”, dice Becchina. Pizzini che gli venivano recapitati. Becchina racconta anche della telefonata di Messina Denaro. “Io ero nell’elenco telefonico, e mi risulta che questo signore ha chiamato prima un numero, poi un altro, poi un altro, e non ha parlato con nessuno”.


I pizzini da Matteo Messina Denaro
Becchina racconta che Lorenzo Cimarosa, dopo averlo incontrato con Grigoli presso l’oleificio, lo aveva cercato recapitandogli dei pizzini provenienti da Matteo Messina Denaro in cui il boss avrebbe chiesto aiuto economico per sostenere gli affiliati alla cosca. Nel 2004 Cimarosa va da Becchina. Questo il racconto del mercante d’arte: “tira fuori un bigliettino, lo svolge, dice ‘lei deve leggere questo, io non voglio sapere niente, lei deve leggere questo, mi dà una risposta perchè io non glielo posso dare, lei lo legge e io lo brucio’. L’ho letto ed era una richiesta di (denaro, ndr) perchè era firmata Matteo”. Continua Becchina: “Ho letto sta cosa, quello l’ha bruciato, gli ho detto ‘senta qui c’è un equivoco, io sto passando un mare di problemi, io capisco il bisogno e tutte cose, non ho nessuna intenzione di dare qualcosa”. Passano un paio d’anni e c’è un’altra richiesta “meno gentile della prima, c’era il dovere di aiutare i paesani”.

I soldi a Grigoli
Grigoli racconta, nelle sue poche dichiarazioni, che Becchina gli avrebbe dato buste piene di soldi. “Dice che gli portavo denaro a bizzeffe, addirittura sacchi tutti di biglietti a 10 e 20 euro. Una cosa insensata”, dice Becchina. Becchina ammetteva di essersi recato da Grigoli nel tentativo di salvare dal fallimento la Demetra, una sua azienda, attraverso la vendita di prodotti surgelati nel circuito Despar, ma nega, in modo categorico, di essersi rivolto a Filippo Guttadauro, cognato di Matteo Messina Denaro.

Altri testimoni della difesa di Becchina sono stati sentiti per smentire un suo collegamento con la mafia, e in particolare l’utilizzo delle aziende per fare affari per conto di cosa nostra.
Circostanze smentite da Becchina.

Continua…
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