Abusivismo a Torrazza, annullata l'assoluzione di Michele Licata. Ecco cosa rischia
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Non è finita, per Michele Licata, la vicenda giudiziaria relativa alla lottizzazione dell’area prospicente la spiaggia di Torrazza, a Petrosino.
Infatti, la terza sezione della Corte di Cassazione (presidente Gastone Andreazza), annullando senza rinvio la sentenza impugnata dall’accusa limitatamente al reato di lottizzazione abusiva, in quanto ormai reato estinto per prescrizione, ha rinviato ad altra sezione della Corte di appello di Palermo per nuovo giudizio ai fini dell’eventuale confisca dei terreni il processo all’imprenditore marsalese, che a Torrazza avrebbe voluto realizzare una mega struttura turistica. Ma stava per farlo, sempre secondo l’accusa, in violazione normativa paesaggistica in zona a protezione speciale, con vincolo Convenzione Ramsar, di Margi Nespolilla.
Il 30 settembre 2020, la quarta sezione penale della Corte d’appello di Palermo aveva ribaltato, sentenziando l’assoluzione, il verdetto che il 3 maggio 2018 aveva visto, in Tribunale, a Marsala, condannato l’ex imprenditore leader nel settore ristorazione-alberghiero. Per la realizzazione, invece, di opere edili in assenza di “variante essenziale” già in fase d’appello era arrivata la prescrizione.
In primo grado, il giudice Lorenzo Chiaramonte, accogliendo le tesi dell’accusa, aveva inflitto a Licata due anni e mezzo di carcere. Disponendo anche la confisca, revocata in appello, dei terreni (14 ettari) sui quali, secondo l’accusa, la società “Roof Garden” del Licata avrebbe cercato di realizzare un grande complesso alberghiero con campo da golf e stabilimento balneare. Nel processo, il Comune di Petrosino si è costituto parte civile insieme al Circolo Marsala-Petrosino di Legambiente e all’associazione Codici Ambiente. A rappresentare il Comune, in primo grado, stati gli avvocati Giuliano Pisapia (ex sindaco di Milano) e Valerio Vartolo. A difendere Michele Licata è stato, invece, l’avvocato Carlo Ferracane, che in primo grado è stato affiancato dal collega Salvatore Pensabene Lionti e in appello dal milanese Salvatore Pino. I fatti risalgono al 2013.
L’indagine è stata condotta da carabinieri e Procura di Marsala. I terreni che adesso rischiano di essere confiscati, prima dell’acquisto da parte della società Roof Garden di Michele Licata, erano appartenuti a Calcedonio Di Giovanni, imprenditore di Monreale al quale è stato sequestrato, per mafia, un patrimonio di 450 milioni di euro.
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