Il decano del giornalismo italiano si è spento oggi all'età di 98 anni. A darne notizia è Repubblica. Con la morte Di Scalfari il giornalismo italiano perde una delle sue figure di maggior rilievo in assoluto. Nato a Civitavecchia il 6 aprile del 1924, Scalfari aveva intrapreso la carriera di giornalista e scrittore fin dalla giovinezza, quando era ancora studente, ma sicuramente il suo nome resterà indissolubilmente legato ai due giornali che ha fondato: il settimanale l'Espresso, nel 1955 insieme ad altri, e il quotidiano Repubblica nel 1976.
Scalfari era stato omaggiato a Marsala durante l'ultima edizione del Festival 38° Parallelo, con la proiezione del film delle figlie, Enrica e Donata, "Scalfari. A sentimental journey". Dovevano essere presenti a Marsala, ma l'aggravarsi delle condizioni di salute del padre aveva reso impossibile la loro partecipazione.
Con Eugenio Scalfari non esce di scena solo un grande giornalista: a sottolineare il ruolo che egli ha avuto nella trasformazione e modernizzazione del sistema informativo nazionale basterà ricordare le esperienze dell'”Espresso” prima e di “Repubblica” dopo.
Educato alla scuola del suocero, il grande Giulio de Benedetti, e a quella del “Mondo”, Scalfari approderà nel 1963 alla direzione del settimanale che egli stesso aveva contribuito a fondare nel 1955. Con “L'Espresso”, la stampa italiana scopre un approccio all'informazione moderno e orgoglioso della propria autonomia e indipendenza dal potere, la difesa delle quali viene affidato a un inedito (per l'Italia) organo di tutela, ossia il Comitato dei garanti.
In politica era stato esponente del Partito radicale negli anni Cinquanta, ma più avanti aveva avuto notevoli contrasti con Marco Pannella. L’unica breve esperienza parlamentare di Scalfari era stata nelle file socialiste, ma poi era stato un avversario strenuo di Bettino Craxi, che lui aveva paragonato al fuorilegge medievale Ghino di Tacco. Aveva intrecciato un dialogo costante con il Partito comunista, specie ai tempi di Enrico Berlinguer, nell’intento di favorirne l’occidentalizzazione, che aveva dato per compiuta forse con troppo anticipo. Illuminista di vecchio stampo, dichiaratamente libertino sul piano filosofico e per certi aspetti anche anticlericale, coltivava tuttavia una propria acuta sensibilità spirituale e aveva trovato un interlocutore disponibile in Papa Francesco.
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