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18/11/2022 06:00:00

  “Hesperia”, indagini chiuse sulla mafia a Mazara, Marsala e Campobello

Chiuse le indagini sull’operazione antimafia Hesperia. Gli avvisi di conclusione delle indagini sono stati notificati agli indagati, molti dei quali in carcere, dell’operazione antimafia che ha coinvolto vecchi e nuovi esponenti della mafia di Marsala, Mazara, Campobello di Mazara.

In totale sono stati notificati 36 avvisi di conclusione delle indagini. 

Un’operazione molto complessa, che ha sullo sfondo la ricerca del super latitante Matteo Messina Denaro, che ha portato nei mesi scorsi all’esecuzione di decine di misure cautelari, controlli e perquisizioni nei confronti di indagati e personaggi che avrebbero potuto avere informazioni utili.

Le accuse riguardano oltre all’associazione di tipo mafioso, anche i reati di estorsione, turbata libertà degli incanti, reati in materia di stupefacenti, porto abusivo di armi, gioco d’azzardo e altro, tutti aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.

Il boss amico di Matteo Messina Denaro che riprende a “mafiare”. Una famiglia mafiosa, quella di Marsala, che dopo anni di silenzio si riorganizza assieme a quella di Campobello. Ci sono le vecchie estorsioni, ma anche gli affari con le aste giudiziarie. Ci sono vecchi nomi, tanti, e alcune new entry. Questo il quadro, in sintesi, dell’operazione antimafia.

 

 

 

 


Al centro delle indagini un uomo d'onore di Campobello di Mazara, Francesco Luppino, che, dopo la scarcerazione, ha acquisito centralità per la provincia, allargando la sua influenza a Mazara e Marsala, grazie alla sua vicinanza a Messina Denaro. Così, ha designato il reggente della "decina" di Petrosino, riorganizzato la famiglia mafiosa di Mazara dopo l'operazione Anno Zero, gestito la successione al vertice di Cosa nostra marsalese.

Infatti ci sono anche i fratelli Raia tra gli arrestati. Si tratta di Antonino Raia, del '62, e di Francesco Raia, del '67, figli del boss Gaspare Raia.
L'accusa per i due, volti noti alle cronache sulla criminalità organizzata cittadina è quella di aver cercato di riorganizzare la famiglia mafiosa a Marsala, impartendo direttive e tenendo incontri e riunioni, tenendosi in contatto con le famiglie delle altre città.

Un’operazione, come abbiamo detto, nella quale vengono coinvolti molti volti noti della criminalità marsalese e belicina. Oltre a Franco Luppino e ai fratelli Raia c’è ad esempio Vincenzo Spezia, condannato di recente per abusi sessuali su minori. C’è Carmelo Salerno, coinvolto nell’operazione antimafia Scrigno. Marco Buffa, ritenuto reggente della famiglia mafiosa di Petrosino. Torna a far parlare di sé Francesco Pulizzi, fondatore dell'agenzia immobiliare Laguna Blu, noto alle cronache giudiziarie, è stato infatti già condannato per bancarotta fraudolenta.
Tra gli arrestati, ai domiciliari, c’era anche Girolamo Li Causi, detto Mimmo, classe 1967, imprenditore, patron della Marsalbotti, una delle più note realtà marsalesi.


Nell’inchiesta anche il controllo delle aste giudiziarie.
Facevano in modo che gli immobili finiti all’asta venissero aggiudicati da persone a loro vicine, evitando la concorrenza. In cambio avrebbero avuto interessi diretti nelle attività che sostituivano quelle fallite, oppure, più semplicemente, soldi.
Così vertici della famiglia mafiosa di Marsala intervenivano nelle aste giudiziarie. Degli affari e delle cose molto strane che accadono in questo contesto Tp24 se ne era occupata diverse volte in passato.


Erano direttamente i fratelli Raia di Marsala a garantire che per determinati affari non si presentasse nessuno alle aste.
Adesso per gli indagati sono arrivati gli avvisi di conclusione delle indagini, un atto che anticipa solitamente la richiesta di rinvio a giudizio.
 



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