Quantcast
×
 
 
19/01/2023 06:00:00

  Matteo Messina Denaro, le indagini e il secondo covo bunker a Campobello

Siamo solo all’inizio. Di giorno in giorno, anzi, di ora in ora gli investigatori aggiungono nuovi importanti tasselli sulla rete di complici e sugli ultimi momenti di latitanza di Matteo Messina Denaro.

Lunedì il boss è stato arrestato nella clinica La Maddalena, a Palermo, dopo 30 anni di latitanza. In poco tempo gli investigatori hanno trovato il luogo in cui viveva Messina Denaro, scoperto che almeno negli ultimi mesi conduceva una vita praticamente normale. Nel primo appartamento gli inquirenti hanno trovato addirittura pillole per migliorare le prestazioni sessuali e preservativi, telefoni cellulari, documenti e un’agenda.

Ieri è stato trovato il secondo "covo" di Messina Denaro. Si trova a pochi passi dalla prima abitazione. Ma questa volta possiamo davvero parlare di un covo, perchè si tratta di una stanza blindata, scoperta all'interno di un'abitazione. All'interno, una brandina, cibo in scatola, acqua e indumenti. Si trova a duecento metri da Via Marsala, 54, la casa di Messina Denaro. Grande sorpresa per un bunker dietro un armadio con la porta scorrevole. All'interno non ci sono documenti, ma beni preziosi, bracciali e collane, che i finanzieri stanno esaminando.  La sensazione è che ci siano altri bunker in giro per la provincia di Trapani. 

 


Nella casa abita una famiglia composta da tre persone, padre, madre e bambino. La casa è in via Toselli. Appartiene ad Errico Risalvato, di Campobello di Mazara, a suo tempo arrestato nell'operazione antimafia Golem 1, proprio con l’accusa di aver aiutato la latitanza del boss, e di suo padre, poi assolto. E la sua residenza è proprio Via Maggiore Toselli, 30. E' stato lui ad indicare il bunker dietro l'armadio. "Ci teniamo dentro i beni della nostra famiglia" ha detto. Ma gli inquirenti sospettano che quelli siano in realtà beni e gioielli di Messina Denaro, e stanno verificando le impronte. 

Il fratello di Errico, Giovanni Risalvato è stato consigliere comunale, condannato per mafia.  «Gliel'ho detto un mare di volte! – diceva, non sapendo di essere intercettato, a un altro uomo d'onore – Me ne vado con lui! Me ne sto fregando! Tanto a mio figlio non manca niente! Mia moglie lo stipendio ce l'ha...e io sono dell'avviso, Maurì, meglio un giorno da leone che cent'anni da pecora!». Ma Messina Denaro – raccontano le microspie che riferiscono le parole di Risalvato – aveva declinato l'offerta. «Io ti ringrazio...e so che lo fai con tutto il cuore, però mi puoi aiutare di più da lì che... aiuto non me ne puoi dare, da lì mi puoi aiutare'», aveva risposto al suo fedelissimo.

Al secondo covo gli investigatori del Gico della Guardia di Finanza sono arrivati grazie all'analisi di alcuni dati catastali. Proprio lo screening su questa serie di informazioni, assieme ad un'analisi del contesto scaturita da un'attività informativa e investigativa, ha infatti consentito di localizzare il covo.

 Perquisita ieri anche la casa di Laura Bonafede, la cugina di Andrea. 

 


"Ho avuto un breve colloquio con Matteo Messina Denaro, è durato qualche minuto. Gli ho spiegato che è nelle mani dello Stato e gli ho detto che avrà piena assistenza medica. Lui ha ringraziato". Così il procuratore capo di Palermo Maurizio De Lucia. 

Oggi intanto Matteo Messina Denaro potrebbe comparire per la prima volta in un'aula giudiziaria dopo il suo arresto nel processo che si celebra a Caltanissetta, in Corte d'Assise d'Appello, dove è imputato come mandante delle stragi di via D'Amelio e Capaci. Il boss, rinchiuso nel carcere di massima sicurezza de L’Aquila, potrebbe comparire in video conferenza.

Finora Matteo Messina Denaro è stato giudicato da latitante e tutto il processo si è svolto in sua assenza. Il boss ha dato mandato alla nipote Lorenza Guttadauro, avvocato, di assisterlo.


Il vero Andrea Bonafede
Andrea Bonafede, il geometra che ha 'prestato' l'identità a Matteo Messina Denaro, fu agganciato per la prima volta dal boss un anno fa che dunque da almeno un anno gravitava nella zona di Campobello di Mazara.
Sarebbe dunque attorno al gennaio dello scorso anno, secondo quanto avrebbe raccontato lo stesso Bonafede agli investigatori e agli inquirenti, che ci sarebbe stato il primo contatto tra i due.
Un incontro sul quale, si apprende da fonti qualificate, il geometra non avrebbe fornito particolari dettagli affermando solo di esser stato intercettato da Messina Denaro in paese. In quell'occasione, avrebbe ancora spiegato Bonafede, il boss gli chiese di acquistare l'abitazione in vicolo San Vito in cui poi ha vissuto fino al giorno dell'arresto. Un acquisto che fu perfezionato a giugno del 2022.

 


Un altro medico indagato
Non c'è solo il medico di Campobello di Mazara, Alfonso Tumbarello, indagato come "favoreggiatore" della latitanza di Matteo Messina Denaro, in queste ore. Diverse fonti riportano che la stessa contestazione viene mossa al primario di oncologia dell'ospedale di Sant'Antonio Abate di Trapani, Filippo Zerilli.
Già lunedì i Carabinieri hanno perquisito il reparto da lui guidato a Trapani, alla ricerca del primo esame istologico del latitante, malato di tumore al colon con metastasi. La posizione di Zerilli, ieri assente per malattia, è al vaglio degli inquirenti, in un'indagine che viene definita "molto delicata". Ci sono anche altri medici coinvolti, in questa filiera, e la domanda che in tanti si fanno è se questi medici avessero consapevolezza del paziente "eccellente" che avevano in cura.
La prima diagnosi intestata a Bonafede / Messina Denaro porta la firma di Michele Spicola, patologo dell'Asp di Trapani, in servizio all'ospedale Vittorio Emanuele di Castelvetrano. L'intervento per l'asportazione del tumore al colon è stato fatto a Mazara del Vallo il 13 Novembre del 2020. Poi Messina Denaro passa in cura alla Maddalena. Ci va almeno sei volte. Si opera di nuovo per alcune metastasi nell'Aprile del 2021. Si vaccina tre volte all'hub di Castelvetrano come soggetto "fragile".


Una manifestazione a Castelvetrano
Intanto oggi un’altra importante manifestazione a Castelvetrano.
Giuseppe Cimarosa, il figlio del cugino di Messina Denaro, Lorenzo, che si è apertamente ribellato al boss ed alla sua famiglia ha lanciato un appello: "Vediamoci domani, in piazza, alle 16, di pomeriggio".

 

 


Si, ma dove? In Piazza Ruggero Settimo. Lì, infatti, vivono le due sorelle di Matteo Messina Denaro, Patrizia e Bice. Non si tratta di provocare, ma di dare senso ad una protesta civile. E' per questo che Cimarosa invita tutti a venire con un foglio bianco: "Adesso il futuro scriviamolo noi".
"A due giorni dal lieto evento e dopo la lunga riflessione, ho pensato che domani sia molto importante, per il valore simbolico che custodisce, organizzare una manifestazione silenziosa e pacifica nel guartiere dove Matteo Messina Denaro è nato e dove vive ancora il resto della sua famiglia - racconta Giuseppe Cimarosa - E facciamolo portando un foglio bianco con noi che simboleggi la rinascita della nostra Castelvetrano, perché si riscriva una nuova storia, una nuova era, un nuovo domani senza ombre e con coraggio. Vi chiedo di non perdere questa occasione perché tutti noi siamo chiamati , chi nel piccolo e chi nel grande , a fare il nostro dovere . E ribellarsi alla Mafia e gioire di questo arresto è un nostro dovere di siciliani onesti. Fino ad oggi la nostra storia è stata segnata e scritta dagli errori degli altri … da oggi ce la scriviamo da soli ! Chi è con me ? Forza, Castelvetrano, risorgiamo ! Ci vediamo in piazza Ruggero Settimo a Castelvetrano dalle ore 16 in poi".