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22/01/2023 06:00:00

  Messina Denaro. "Inside Campobello", già tre anni fa parlavamo della mafia alla luce del sole

La città in cui Matteo Messina Denaro poteva girare indisturbato. In cui si è nascosto, ma mica tanto. La città in cui diverse persone, più o meno conniventi, hanno permesso la latitanza del boss.

In questi giorni le tv e i giornali nazionali sono in pianta stabile a Campobello di Mazara, città in cui si nascondeva l’ex primula rossa. E stanno facendo un racconto, quasi sbalordito, e in molte occasioni esagerato, di un paese in cui regnerebbe paura, omertà e collusione. Il racconto di un paese intero che ha coperto la latitanza dell’ultimo degli stragisti.


C’è da dire che uno dei tanti covi di Messina Denaro (siamo arrivati a 6, se i conti non ci ingannano, e più che covi sono abitazioni e luoghi in cui nascondeva le sue cose) è stato scoperto grazie alla soffiata di un campobellese che ha effettuato il trasloco da quell’appartamento e ha visto Matteo Messina Denaro, poi riconosciuto dalle foto pubblicate in questi giorni. Quella persona ha parlato. Molti non lo stanno facendo.
Non tutta Campobello, ovviamente, è mafiosa o omertosa. Questo diciamolo, anche se il racconto, se l’immagine che sta venendo in questi giorni è diversa.

 

 

 

Ma è sicuramente vera la presenza, diffusa, di una rete di persone vicine a Matteo Messina Denaro che per suo conto si è mossa nella piccola città del Belice. E questa non è una novità. Noi di Tp24 in questi anni abbiamo condotto diverse inchieste sul territorio, sulla rete di fiancheggiatori di Matteo Messina Denaro, sul sistema di infiltrazione e di condizionamento della vita pubblica a Campobello di Mazara. Persone che coprivano capillarmente il territorio per determinare le elezioni politiche, le scelte amministrative, che avevano nelle mani pacchetti di voti, e condizionavano la povera economia del territorio.
Una delle tante inchieste a puntate condotte da Tp24 qualche anno fa si intitola proprio, “Inside Campobello”.

Campobello di Mazara è un comune ad altissima densità mafiosa, e anche le istituzioni non vengono risparmiate. Negli ultimi 30 anni il Comune è stato sciolto diverse volte per mafia. L’ultima volta nel 2012, quando sindaco era Ciro Caravà. Dopo due anni di commissariamento è stato eletto sindaco Giuseppe Castiglione, poi ricandidato e riconfermato 5 anni dopo. Castiglione in queste ore si sgola in tutte le tv nazionali difendendo il suo comune: “su 12 mila abitanti, 11.997 sono persone oneste e perbene, 3 sono malviventi”. Guardando le tante inchieste di questi anni, e i recenti fatti, la proporzione potrebbe essere diversa. Una frase ci si aspettava dal sindaco Castiglione, in questi giorni, però, per tentare di svegliare le coscienze dei cittadini di Campobello. Una frase: “Chi sa parli”. Perchè in questi giorni sta venendo fuori un’immagine della cittadina omertosa e collusa. Chi sa parli.

Molti, infatti, a Campobello sanno. Molti hanno letto anche le nostre inchieste e “Inside Campobello”.

 

 

Quando scrivevamo, ad esempio, nella prima puntata, dei rapporti tra mafia e politica. I rapporti pericolosi intrattenuti dall’ex deputato regionale Paolo Ruggirello (poi arrestato) con alcuni esponenti della criminalità organizzata.
Una delle accuse più importanti riguarda i rapporti tra Ruggirello, esponenti mafiosi campobellesi e castelvetranesi e le elezioni comunali a Campobello di Mazara del novembre 2014 che hanno visto trionfare l’attuale sindaco Giuseppe Castiglione ex Forza Italia, Pd e la lista civica Democrazia e Libertà. Sarebbero stati capaci di influenzare molte decisioni amministrative a Campobello i mafiosi del posto. Come quando fecero pressioni per la nomina del capo della Polizia Municipale. O ancora le pressioni per scegliere gli ausiliari del traffico. Persone organiche alla famiglia mafiosa che sosteneva la latitanza di Matteo Messina Denaro, inoltre, avrebbero avuto un ruolo attivo nelle elezioni amministrative in questi anni. I mafiosi sono decisi a sostenere alle elezioni il sindaco Giuseppe Castiglione, che non è mai stato indagato, e ha sempre rifiutato ogni accostamento. Ma le inchieste di questi anni parlano anche di un “modello Campobello” nel reperimento del voto. Si parla di mazzette ad impiegati comunali dell’ufficio elettorale che sarebbero stati d’accordo al gioco della scheda truccata. Funziona così. Il funzionario fornisce una scheda vuota prima delle operazioni di voto. La scheda viene compilata con il nome del candidato da votare e consegnato ai votanti inseriti nel piano. Loro entrano, fanno finta di votare, imbucano la scheda compilata, escono e consegnano la scheda vuota che gli scrutatori consegnano, che viene ricompilata, e così via. Il giro continua, per controllare il voto, per contare le preferenze. Di questo sistema ne parlava ad esempio Lillo Giambalvo, ex consigliere di Castelvetrano che si vantava di aver conosciuto Matteo Messina Denaro.


Da quello che sta emergendo, adesso, in molti potrebbero vantarsi a Campobello e non solo di aver conosciuto il super latitante arrestato dopo 30 anni. In pochi, però, possono rimanere sorpresi per l’importante infiltrazione mafiosa nel territorio. Per il modo in cui Messina Denaro poteva girare liberamente. I sentori di un capillare controllo del territorio c’erano, l’avemo scritto in Inside Campobello. Una città che, adesso, è messa sottosopra dalle forze dell’ordine.