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26/01/2023 06:00:00

  Messina Denaro. Bonafede non parla, altre perquisizioni a Campobello

Mentre la gente sfilava, i Ros rovistavano. Si cercano nuove tracce di Matteo Messina Denaro a Campobello di Mazara, dove ieri sera i carabinieri hanno perquisito un’altra abitazione.

Si tratta di una casa in via San Giovanni, non molto distante dagli altri “covi” perquisiti nei giorni scorsi. In giornata c’è stata molta attenzione sugli immobili riconducibili alla famiglia di Andrea Bonafede. Il tutto mentre le comunità campobellesi e castelvetranesi sfilavano per dire no alla mafia (ne parliamo in un altro articolo su Tp24).

Intanto l’alias non ha parlato. Andrea Bonafede è rimasto in silenzio, davanti al Gip. Si è avvalso della facoltà di non rispondere il geometra di Campobello di Mazara che ha prestato l'identità al boss Matteo Messina Denaro e che è stato arrestato lunedì con l'accusa di associazione mafiosa.
Bonafede dunque ha scelto di restare in silenzio durante l'interrogatorio di garanzia davanti al gip e al pm Piero Padova.
"L'ho trovato bene. Aspettiamo la conclusione delle indagini" ha detto l'avvocato Aurelio Passante, il legale di Andrea Bonafede, uscendo dal carcere palermitano di Pagliarelli in cui si è svolto l'interrogatorio di garanzia del suo assistito arrestato per associazione mafiosa.
Bonafede è ritenuto uomo di massima fiducia e “uomo d’onore riservato” del boss Messina Denaro. Quest’ultimo ha deciso di non comparire in videoconferenza, oggi, dal carcere de L’Aquila, con il palazzo di Giustizia di Palermo dove è imputato in un processo che riguarda la mafia agrigentina.

 

 


"Messina Denaro era a Campobello di Mazara da almeno un anno".
Lo dice il comandante provinciale dei Carabinieri di Trapani, Fabio Bottino.


"L'appartamento è stato sigillato per consentire l'arrivo del personale del reparto investigazioni scientifiche - dichiara - Riteniamo che Messina Denaro fosse in zona da almeno un anno, forse anche da prima. Ma non è detto che tutti i 30 anni della sua latitanza si siano svolti qui. Questa è una cosa che accerteremo. Le rilevanze che stiamo raccogliendo, infatti, non potranno coprire l'arco di trent'anni. Cercheremo anche di capire che stile di vita ha adottato. Al momento non è stato ancora riscontrato che lui entrasse nei bar e salutasse le persone come se niente fosse. Però è stato accertato che è entrato in un supermercato a Campobello solo due giorni prima dell'arresto".


“Un uomo normale, gentile, colto. Fece delle citazioni di storia e filosofia”, a parlare così di Matteo Messina Denaro e il titolare della concessionaria in cui il boss comprò l’Alfa Giulietta a Palermo. La stessa auto che è stata trovata in questi giorni a Campobello di Mazara. Giovanni Tumminello, questo il nome del concessionario, ha raccontato ai magistrati l’acquisto, mettendo nei guai Andrea Bonafede visto che l’autista del boss aveva sostenuto fino a quel momento di aver conosciuto ‘U Siccu soltanto di recente e di averlo visto solo due volte. «Dopo l’arresto mi sono sentito male. Sono andato dall’impiegato che lo aveva incontrato per primo. Ci siamo guardati e in un attimo ci siamo resi conto di chi fosse. Alla fine della giornata, in auto da solo, mi tremavano le gambe», racconta. Il capomafia, secondo il racconto del commerciante, è andato alla concessionaria due volte: il 7 e il 12 gennaio dell’anno scorso. A Tumminello ha mostrato la carta di identità falsa intestata ad Andrea Bonafede. E l’auto l’ha pagata con un bonifico.

Poi il concessionario d’auto va nel dettaglio. Rivelando altri particolari interessanti sulla mentalità del boss: “Ricordo una persona gentile, educata. Gli regalai un tagliando, mi ringraziò. Volle che gli spiegassimo bene il funzionamento della Giulietta. Chiacchierammo un’oretta nella mia stanza in attesa che la macchina arrivasse in concessionaria. A me sembrò addirittura colto. Fece citazioni storiche, non ricordo a che proposito ma venne fuori Garibaldi. Parlò anche di filosofia”.

Intanto Errico Risalvato, tramite i suoi legali, smentisce l’esistenza del “covo” del boss nella sua casa.
La seconda abitazione perquisita e sequestrata nei giorni scorso fu quella di Risalvato (che in passato fu arrestato e poi assolto per mafia, mentre il fratello scontò alcuni anni di carcere”. Lì è stata trovata una stanzetta dietro a un armadio con porta blindata. Gli avvocati Mattozzi e Stallone smentiscono che l’immobile sia stato un “covo” di Messina Denaro e che ci fosse un bunker. “Si tratta di una porzione di stanza con porta blindata utilizzata per riporre gli oggetti preziosi di proprietà della famiglia risalvato. Una stanza, spiegano i legali, che conteneva “preziosi di proprietà esclusiva della famiglia Risalvato. Inoltre “all’interno della stanza non sono state rinvenute pietre preziose”, nè di quadri. “Non c’erano scatole contenenti documenti e nell’abitazione non sono stati trovati documenti, appunti, pizzini”. I legali smentiscono che “Risalvato e i suoi familiari siano stati a qualsivoglia titolo coinvolti nella latitanza di Messina Denaro”. Non è un covo, non è un bunker, sottolineano gli avvoati. Altri luoghi però si stanno setacciando.