“L’isola che non c’è”. Il caso dell’alcamese a capo di uno Stato fantasma
Giorgio Rosa, almeno, la sua isola, il suo Stato, l’aveva costruito per davvero. Ma quello che avrebbero combinato una trentina di persone, con a capo un alcamese, è diverso dalla storia dell’Isola delle Rose. E infatti, in questo caso, l’isola non c’è. Proprio "l’Isola che non c’è" è il nome dell’operazione che ad agosto 2022 ha portato a 13 misure cautelari, 29 persone indagate e centinaia di truffati.
Ora dovranno comparire davanti al Gip del tribunale di Catanzaro i 29 indagati dalla locale Procura, diretta da Nicola Gratteri, per l’eventuale rinvio a giudizio. Tra tutti c’è un uomo di Alcamo, Damiano Bonventre, 72 anni, ritenuto a capo dell’organizzazione che avrebbe creato lo “Stato Teocratico Antartico di San Giorgio”. Un’isola inesistente, di cui Bonventre si sarebbe proclamato luogotenente generale e presidente. Bonventre, ex ufficiale commissario nel corpo militare della Croce Rossa italiana, finì ai domiciliari, per le ipotesi di reato di truffa, fabbricazione e possesso di documenti falsi validi per l’espatrio e riciclaggio. La capitale della fantomatica nazione sarebbe la città di Sant’Anna mentre le rappresentanze legali si trovano a Lugano, in Svizzera, e a Malta.
Oltre a Bonventre furono arrestati ai domiciliari anche la moglie Liliya Koshuba (66 anni), un ex generale della Guardia di finanza, Mario Farnesi, di 72 anni, e un ex maresciallo dei carabinieri Emanuele Frasca (56 anni) entrambi in pensione.
Ad un certo punto c’era anche una Gazzetta Ufficiale. E una volta, ad un posto di blocco, un uomo era stato lasciato andare dopo che aveva mostrato la patente di guida rilasciata dallo Stato inesistente.
L'indagine è partita il 7 aprile del 2021 da una perquisizione in un immobile di Catanzaro indicato come la sede diplomatica del presunto "Stato". A seguito degli approfondimenti investigativi è emersa così l'esistenza di un'associazione a delinquere operante su tutto il territorio nazionale con principali nuclei territoriali a Catanzaro, Alcamo e Teramo, finalizzata alla commissione di un numero indeterminato di truffe basate sul raggiro basato proprio sull'esistenza dello "Stato Teocratico Antartico di San Giorgio" come soggetto dotato di un'autonoma sovranità e di connessi privilegi "in forza del Trattato Antartico del 1959".
Secondo l'ipotesi accusatoria, per dare credibilità agli occhi di ignari cittadini, i componenti del gruppo criminale avrebbero utilizzato una serie di artifizi, quali l'apparente creazione di istituzioni varie (Capo di Stato, Governo e relativi Ministri, Corte di Giustizia, Tribunale Supremo, Delegazioni territoriali), di una gazzetta ufficiale, di siti internet e, soprattutto, il confezionamento di documenti d'identità anche validi per l'espatrio. Avevano anche un profilo Facebook con stemmi e regolamenti.
In tal modo avrebbero indotto in errore oltre 700 persone residenti in tutta Italia circa l'acquisizione della cittadinanza dell'inesistente Stato Antartico, previo pagamento di una somma di denaro variabile tra i 200 e i 1000 euro, prospettando loro i vantaggi più disparati: dalla possibilità di ricevere finanziamenti per i propri progetti di ricerca, alla possibilità di fruire di una burocrazia più snella per le proprie imprese o di utilizzare i documenti dello Stato per circolare liberamente in Italia e all'estero, alla possibilità di consentire l'ingresso sul territorio nazionale di cittadini stranieri o ottenere l'esenzione per i vaccini anti Covid.
Come “capo incontestato” dell’organizzazione gli investigatori collocano Damiano Bonventre, di Alcamo , che secondo l'accusa “è il punto di riferimento ed il centro decisionale assoluto di tutte le ramificazioni operanti nelle aree geografiche di rifermento, Catanzaro, Cosenza, Alcamo e Teramo. Può essere, a buon diritto, indicato come la vera ‘mente criminale’ dell’associazione, avendo intuito l’enorme potenziale che si celava dietro l’attività di truffa alla quale ha dato un alacre impulso”. Ed era lui il principale ideatore della fornitura di documenti falsi alle persone adescate pur essendo “perfettamente consapevole dell’assoluta nullità giuridica di tali documenti”. Essendo “l’unico effettivo titolare del conto dell’Istituto Superiore di Diritto Nobiliare” sul quale in 10 anni, dal 2011 al 2021, sono confluiti oltre 360mila euro.
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