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16/03/2023 08:19:00

I complici e le donne di Messina Denaro. Altri arresti ... e lettere d'amore 

18,00 - C'era un rapporto epistolare "molto intenso" tra Matteo Messina Denaro e Laura Bonafede, figlia del boss di Campobello Leonardo Bonafede e moglie dell'ergastolano Salvatore Gentile.

La scoperta nasce dal ritrovamento al padrino di Castelvetrano di una lettera-diario scritta da una persona che si firmava con lo pseudonimo di "cugino" per proteggere la sua vera identità e diretta a Messina Denaro. Nel pizzino Messina Denaro risponde a un precedente messaggio di "cugino". "Ci siamo visti da vicino ed anche parlati. - scriveva il capomafia all'interlocutore - mi avrai trovato invecchiato e stanco (…) a me ha fatto piacere vederti e parlarti, cercavo di tenere la situazione sotto controllo ma non ho visto niente di pericoloso, certo c'è da vedere cosa ha pensato l'affetta-formaggi, perché a te ti conosce e sa che tipo sei, a me mi conosce di vista come cliente ma non sa nulla, certo ora che mi ha visto parlare con te sarà incuriosito di sapere chi sono. "Il termine "affetta formaggi" insospettisce i militari che si ricordano che nel covo di Campobello di Messina Denaro c'era uno scontrino della Coop del 14 gennaio. A quel punto acquisiscono le immagini interne del negozio e vedono Messina Denaro davanti al banco dei salumi parlare con Laura Bonafede. E' la svolta nell'identificazione di "cugino" che fa rivalutare tutta la corrispondenza scoperta.

Spunta anche il nome di Martina Gentile, la nipote del boss Leonardo Bonafede, in un pizzino citata da Matteo Messina Denaro come esempio di educazione e virtù, in contrapposizione alla figlia naturale Lorenza . Martina, figlia di Laura Bonafede, amica stretta di Messina Denaro, e dell'ergastolano Salvatore Gentile, avrebbe intrattenuto una corrispondenza con il boss che nei biglietti trovati nel suo covo la chiamava Tan. In un appunto Messina Denaro scrive di avere inoltrato una lettera l'11 aprile 2022, tramite "Lest" (uno dei nomi in codice della Lanceri) a "cugino" (Laura Bonafede) e a "Tan" la figlia della donna, Martina Gentile detta Tania. Con la ragazza il boss ha avuto dunque uno scambio di messaggi. Dal carteggio rinvenuto emerge anche che “Margot” è in realtà l’auto acquistata dal boss, l’Alfa Romeo Giulietta intestata all’anziana madre del geometra Andrea Bonafede, l’uomo che ha prestato la sua identità all’ex superlatitante, ma non solo, la donna fa anche riferimento ad altri presunti fiancheggiatori del boss indicati come “Bagnino”, “Blu” e “Squallido”, non identificati.

 

 

13,30 - Padrino di mafia. E padrino di cresima. Emerge anche questo dall'ultima inchiesta sulla rete di volenterosi complici di Matteo Messina Denaro.

Nel 2017, Matteo Messina Denaro fu padrino di cresima di Giuseppe Bonafede, il figlio della coppia arrestata oggi a Campobello di Mazara. In quell’occasione, il latitante diede 6300 euro ai genitori del ragazzo, per l’acquisto di un costo orologio Rolex Oyster Perpetual, che venne comprato l’11 gennaio 2017 alla gioielleria Matranga di Palermo. Questo hanno scoperto i carabinieri dopo alcuni accertamenti. Di quei soldi è stata trovata traccia anche nella contabilità di Messina Denaro. 

Su quest’orologio, sequestrato dagli investigatori, i coniugi hanno dato versioni contrastanti. “La singolarità era che, nella circostanza, contrariamente alle regole interne della citata gioielleria – scrivono i magistrati – non era stata compilata la scheda cliente e, pertanto, non era possibile risalire all’acquirente (nel 2017, su 878 Rolex venduti, solo 7 risultavano privi della menzionata scheda cliente - dettagli nei relativi atti)”.

Il 23 gennaio scorso, sette giorni dopo dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, Emanuele Bonafede e Lorena Ninfa Lanceri, marito e moglie arrestati oggi dai carabinieri del Ros, si sono presentati spontaneamente in caserma per riferire di conoscere il capomafia di Castelvetrano.

Gli era stato presentato dal geometra Andrea Bonafede, l’uomo che ha fornito la falsa identità al padrino di Castelvetrano nell’estate del 2018. Aveva detto di chiamarsi Francesco Salsi e di essere un medico in pensione. Da allora aveva frequentato occasionalmente la loro casa.

I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno in mano dei pizzini che li smentirebbero. Nel 2017 o in epoca antecedente, Messina Denaro è stato il padrino di cresima del figlio della coppia, a cui aveva regalato un Rolex Oyster Perpetual da 6.300 euro.

11,00 -  Non solo avrebbe ospitato e assistito per lungo tempo il boss latitante Matteo Messina Denaro in casa sua e del marito, preparandogli pranzo e cena, ma il rapporto tra il capo di cosa nostra, Matteo Messina Denaro, e Lorena Lanceri, arrestata oggi, andava molto oltre.

Secondo gli inquirenti, per lungo tempo la donna aveva assunto il ruolo di veicolo di informazioni tra Matteo Messina Denaro e altre persone a lui molto vicine, intessendo con lui un rapporto strettissimo col nome di codice di  "Diletta". 

Il dettaglio emerge dalle carte dell’inchiesta che oggi ha portato in carcere la donna e il marito Emanuele Bonafede, cugino di Andrea Bonafede con l’accusa di favoreggiamento della latitanza del boss.

Per gli inquirenti i due conoscevano da tempo il boss tanto da arrivare chiedergli di fare da padrino alla cresima del figlio nel lontano 2017. Quando Messina Denaro si è affidato alla famiglia Bonafede per la sua latitanza negli ultimi anni, i rapporti infatti si sono intensificati sempre di più tanto che alla donna era stato dato il compito di inviare e ricevere messaggi tra il boss e un’altra donna, Laura Bonafede, la figlia del capomafia di Campobello, con la quale il boss era in contatto.

“I dati ricavabili da una missiva scritta da Laura Bonafede a Matteo Messina Denaro consentono di affermare, in particolare, che Lorena Lanceri era indicata come “tramite”” scrive il Gip nell’ordinanza di oggi. “Ho visto Margot (L’auto n.d.r.) dal Tramite, stranamente non mi sono arrabbiato, non sono andato su tutte le furie come di solito mi succede. Mi ha dato parecchio fastidio, questo non lo posso negare. Mi ha dato fastidio non sapere cosa stessi facendo in quel momento, non sapere se eravate se eravate soli, se ti saresti fermato ancora a lungo.  Oggi ho pensato: almeno non si nascondo. Contorto come pensiero? No, solo che preferisco sapere e non essere preso in giro” scriveva infatti Laura Bonafede dopo aver visto l’auto del boss davanti casa di Lorena Lanceri.

I militari hanno trovato numerosi riscontri del rapporto tra il boss e la Lanceri che col tempo si sono intensificati sempre di più, come dimostrano messaggi, lettere e chat. Per nasconderne la vera identità, Messina Denaro la chiamava Diletta ma le indagini hanno appurato che la donna era proprio la 48enne destinataria del provvedimento di custodia cautelare in carcere.

“Il bello nella mia vita è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare facendomi un regalo in grande stile. Quel regalo sei tu. Penso che qualsiasi donna nell’averti accanto si senta speciale ma soprattutto tu riesci a far diventare il nulla gli altri uomini” scriveva la donna in un biglietto diretto a Matteo Messina Denaro già nel 2019 e trovato a casa della sorella del boss Rosalia. “Averti conosciuto è un privilegio e mi dispiace per chi non ha potuto” scrive ancora la dona, concludendo: “Sei un grande anche se non fossi MMD. Tua Diletta".

Un messaggio che per gli inquirenti è la ulteriore prova che la donna sapesse benissimo chi era quell’uomo a differenza di quanto lei e il marito hanno sempre affermato dicendo che gli era stato presentato come Francesco Salsi, medico anestesista. “Sono dichiarazioni  inconfutabilmente smentite dalle videoregistrazioni che dimostrano che in quell’arco temporale (dal 7 al 15 gennaio 2023) il Messina Denaro si è recato giornalmente nell’abitazione dei Bonafede-Lanceri, trattenendovisi a lungo” scrive il giudice, aggiungendo: "Nessun dubbio può quindi residuare sulla centralità del ruolo della donna per assicurare al latitante il più ampio conforto emotivo e relazionale – oltre a quello logistico e assistenziale".

09,20 - Seduto in poltrona a godersi il sigaro e forse un cognac. E' da questa foto che i carabinieri oggi sono risaliti ai due nuovi complici di Messina Denaro, arrestati oggi. 

I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani hanno arrestato oggi per favoreggiamento e procurata inosservanza di pena aggravati dal metodo mafioso Emanuele Bonafede, nipote del boss di Campobello di Mazara Leonardo Bonafede, e la moglie Lorena Ninfa Lanceri.

A casa dei due il boss andava a pranzo e a cena, concedendosi anche qualche momento di relax. E i Carabinieri, facendo una perquisizione, hanno scoperto che il salotto ritratto nella foto era proprio quello di Bonafede - Lanceri.

Una foto di Matteo Messina Denaro che fuma un sigaro e tiene in mano un bicchiere da Cognac scattata a casa di Emanuele Bonafede e della moglie Lorena Lanceri, arrestati oggi, è tra gli elementi che incastrano i due coniugi accusati di favoreggiamento. La foto risale a qualche anno fa e mostra solo il corpo dell'allora latitante al quale è stato appositamente tagliato il volto ed è stata sicuramente scattata nel salotto della abitazione della coppia.

utto parte dalla testimonianza di una delle pazienti con cui Messina Denaro, ammalato di tumore, faceva la chemioterapia alla clinica La Maddalena di Palermo e che era diventata amica del boss. Sentita il 18 gennaio dai carabinieri, la testimone racconta che Messina Denaro, da lei conosciuto come Andrea Bonafede, le aveva detto di avere una storia con una ragazza di nome Diletta. Il finto Bonafede aveva anche messo in contatto le due donne tramite chat audio. La paziente le ha conservate e le consegna ai militari del Ros. "Ah c'è Diletta che ha il covid gliel'ho passato io si sta curando stiamo qua a casa assieme e Diletta ti saluta anzi ora te la passo per messaggio", si sente in una delle chat vocali che Messina Denaro manda all'amica e che i carabinieri ascoltano.

Segue l'audio di Diletta inviato sempre alla paziente: "Io qua con la creatura (fa riferimento al boss) quello che mi sta facendo passare non solo mi ha trasmesso il covid però alla fine per lo meno mi fa ridere perché è simpatico". Durante la registrazione dei vocali (inviati tutti dal telefono di Messina Denaro), però il cellulare di Diletta riceve una chiamata. Nella registrazione delle conversazioni, poi ascoltata dagli investigatori, si sente lo squillo e la donna rispondere. L'analisi delle celle telefoniche svela ai militari l'identità di Diletta. Nell'istante in cui le chat vocali vengono registrate e il cellulare della donna che è col boss riceve la chiamata i telefonini di Messina Denaro e della Lanceri agganciano le stesse celle. I due, evidentemente, sono insieme. E dunque Diletta è la Lanceri. Infine in alcuni messaggi che il padrino manda alla sorella Rosalia si comprende chiaramente quanto Diletta conti per lui. Raccontando le ore successive all'intervento chirurgico subito a maggio del 2021 il boss scrive: "ero tutto bagnato dal sudore, Diletta che lavò i miei indumenti li torceva ed uscivano gocce di acqua, era senza parole". "Nessun dubbio può quindi residuare sulla centralità del ruolo della donna - scrive il gip - per assicurare al latitante il più ampio conforto emotivo e relazionale - oltre a quello logistico e assistenziale".

08,30 - Caccia alla rete di Matteo Messina Denaro: altri due arresti.

Con l’accusa di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena sono finiti in cella Emanuele Bonafede, nipote del capomafia Leonardo Bonafede, e la moglie Lorena Ninfa Lanceri. L’arresto, eseguito dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani, aggiunge un prezioso tassello alla ricostruzione dell’ultimo periodo della latitanza del padrino di Castelvetrano.

I due sarebbero stati i vivandieri di Matteo Messina Denaro. A casa loro il boss, allora il ricercato numero uno in Italia, avrebbe pranzato e cenato per mesi. 

La coppia, secondo gli inquirenti, avrebbe ospitato Messina Denaro nella sua casa di Campobello di Mazara «in via continuativa e per numerosi giorni». Il boss si presentava nell’appartamento dei coniugi, nel centro del paese, puntualmente a pranzo e a cena e trascorreva ore in loro compagnia, entrando e uscendo indisturbato. Bonafede e la moglie controllavano con attenzione la strada, si assicuravano che nessuno potesse notare i movimenti dell’ospite che lasciava l’abitazione solo dopo il loro via libera. Un vero e proprio servizio di vigilanza ripreso dalle telecamere di sorveglianza di diversi negozi vicini alla palazzina della coppia, scoperte dagli investigatori.

Il gip contesta ai due indagati l’aver garantito al capomafia una «prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza».

Lorena Lanceri, inoltre, sarebbe stata molto legata a Messina Denaro tanto da gestirne le comunicazioni con una serie di persone a lui particolarmente care. Il capomafia la chiamava Diletta.

Una settimana dopo l’arresto del latitante, si erano presentati alla stazione dei carabinieri di Campobello dicendo di essere rimasti sorpresi nel vedere Matteo Messina Denaro in Tv: “Noi eravamo convinti che si chiamasse Francesco Salsi, diceva di essere un medico in pensione. E di tanto in tanto veniva a casa nostra a pranzare”. Mentivano, il boss andava ogni giorno.

Con l’arresto dei coniugi di Campobello salgono a sei i fiancheggiatori di Messina Denaro finiti in carcere. Stessa sorte della coppia hanno avuto Andrea Bonafede, il geometra che ha prestato l’identità al capomafia per consentirgli di sottoporsi alle terapie oncologiche e di acquistare l’auto e la casa di Campobello, Giovanni Luppino, l’autista che ha accompagnato il boss alla clinica Maddalena il giorno del blitz che ha posto fine alla sua trentennale latitanza. E ancora il fratello di Emanuele Bonafede, Andrea, omonimo del geometra, accusato di aver fatto avere a Messina Denaro centinaia di ricette sanitarie e Alfonso Tumbarello, il medico che avrebbe curato per due anni il padrino durante la latitanza intestando farmaci e prescrizioni al suo alias, pur sapendo chi fosse realmente il paziente