Da alcuni anni ormai il 21 marzo non e’ solo il primo giorno di primavera, ma l’appuntamento in cui si celebra la “Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”.
Come si ricorderà, fu una mamma che aveva perso il figlio nella strage di Capaci a richiedere l’aggiunta dell’aggettivo ‘innocenti’ giusto per distinguere i morti ammazzati durante la cosiddetta guerra di mafia in cui tanti furono i mafiosi massacrati da altri mafiosi che, appunto, innocenti non erano. Anche l’Istituto comprensivo “G. Garibaldi –G. Paolo II” di Salemi-Gibellina diretto dal preside Salvino Amico, sempre sensibile alle tematiche della legalità e giustizia, ha partecipato alla giornata nazionale svoltasi in tutta Italia, anche cortei e colorite manifestazioni.
In un’Aula magna gremita, alla presenza di Antonella Vaccara, dirigente dell’Ufficio XI A.T.Trapani e il sindaco di Gibellina Salvatore Sutera (Venuti, sindaco di Salemi assente giustificato), sono intervenuti Nicola Mezzapelle in rappresentanza dell’Associazione “Peppino Impastato” e l’avvocato Giovanni Chinnici, figlio del magistrato inventore del pool di magistrati
L’evento organizzato dal preside Amico, con la collaborazione delle docenti Francesca Marino e Maria Rita Lo Castro, protrattosi per l’intera mattinata e’ stata dedicato essenzialmente alla figura del magistrato Rocco Chinnici, assassinato dalla mafia in una torrida mattinata di fine luglio del 1983, davanti al portone d’ingresso del condominio in cui abitava.
“Palermo come Beirut” titolò un giornale a tutta pagina. E non si trattava ancora della cosiddetta mafia stragista.
Già. Perché, e’ bene chiarire una volta per sempre, che, ancor prima dell’avvento dei Corleonesi al potere della Cupola, la mafia non e’ che ci andasse leggero con chi si metteva di traverso, mafiosi o servitori dello Stato che fossero.
Come l’altra leggenda da sfatare e’ il luogo comune diffuso dalla stessa mafia (oggi si direbbe fake news) secondo la quale “prima” la mafia non uccideva i bambini, le donne, gli uomini delle Istituzioni.
Insomma un “prima” mitico popolato da uomini “d’onore”, galantuomini di vecchio stampo, che non facevano male ad una mosca.
Nulla di piu’ falso.
Negli anni di questo presunto periodo “aureo”, c’erano quartieri dei paesi in cui ogni mattina ci scappava il morto. Salemi non faceva eccezione. Negli anni della pax mafiosa accadde che : un bambino pastore fu gettato in una foiba della località Rocca Busambra vicino a Corleone, solo perché aveva per caso assistito all’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto. Il giudice Pietro Scaglione venne crivellato da due raffiche di mitra assieme al suo autista nel maggio del lontano 1971. Peppino Impastato, figlio di mafioso, ma comunista di Democrazia Proletaria (qualifica che oggi nessuno menziona, quasi fosse solo un giullare che si divertiva, attraverso la sua radio, a chiamare ironicamente Tano Badalamenti , “Tano Seduto” ) veniva dilaniato da una potente bomba dopo che gli accoliti del “moderato” ( perché perdente) Badalamenti lo avevano immobilizzato sui binari della ferrovia.
Sono alcuni degli esempi che smentiscono l’esistenza di una mafia pre-stragista. Vero e’, invece, che la mafia rimaneva silente fino a quando non veniva contrastata. Erano i tempi in cui addirittura, sindaci e deputati e uomini delle Istituzioni ne negavano l’esistenza. Durante la manifestazione alunni delle terze classi si sono esibiti in alcune commoventi performance recitative e musicali con l’ “Orchestra Garibaldi”, diretta dal maestro Rosario Rosa.
Franco Ciro Lo Re