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04/05/2023 06:00:00

I processi a lieto fine per Giulia Adamo e Stefano Pellegrino

Processi a lieto fine per Giulia Adamo e per Stefano Pellegrino. Ieri per i due politici è stata una giornata di assoluzioni nei processi che li vedevano imputati già da qualche anno. Il deputato regionale di Forza Italia, Stefano Pellegrino, accusato di corruzione elettorale, mentre l'ex deputata ed ex sindaco di Marsala Giulia Adamo, rimasta coinvolta nella vicenda delle "spese pazze" del parlamento regionale assieme all'ex deputato trapenese Livio Marrocco, assolto nello stesso procedimento.

Buste della spesa in cambio di voti? Stefano Pellegrino “non ha commesso il fatto”. E’ quanto ha stabilito il giudice monocratico del Tribunale di Marsala Andrea Agate,  che ha assolto il deputato regionale marsalese di Forza Italia dall’accusa di “corruzione elettorale”. Pellegrino ricevette un avviso di garanzia nel febbraio 2019 nell’ambito di un’indagine dei carabinieri (“Mafia Bet”) che per associazione mafiosa ed estorsione vide finire in carcere gli imprenditori di Campobello di Mazara Salvatore “Mario” Giorgi (in appello assolto da mafia con pena ridotta da 12 a 5 anni) e Calogero Jonn Luppino, zio e nipote, nonché il castelvetranese Francesco Catalanotto, gestore di un centro scommesse a Campobello. Secondo i magistrati della Dda di Palermo, Giorgi e Luppino (quest’ultimo definito “re delle scommesse on line” nel Trapanese), nelle competizioni regionali del 2017 avrebbero procurato voti a Pellegrino distribuendo a famiglie poco abbienti pacchi di generi alimentari.

L’avvocato Stefano Pellegrino venne eletto con 7670 preferenze. A sostenere l’accusa nel processo è stata il pm della Dda Francesca Dessì, che aveva invocato la condanna a un anno di reclusione. A difendere il politico marsalese sono stati, invece, gli avvocati Luigi Pipitone e Gabriele Pellegrino (nella foto di copertina), che dopo la lettura della sentenza hanno espresso la loro “soddisfazione”. Dopo il rinvio a giudizio, Stefano Pellegrino aveva dichiarato: “I due elettori, che secondo l’accusa mi avrebbero votato per aver ricevuto da me generi alimentari, peraltro in epoca successiva alla mia elezione, sono stati già assolti dal Tribunale di Marsala perché il fatto non sussiste. La logica e la coerenza, che debbono informare e sostenere ogni comportamento umano, e quindi anche le decisioni giudiziarie, autorizzavano ad attendermi ragionevolmente un provvedimento di archiviazione. Così non è stato. Sono, comunque, assolutamente sereno sull’esito del processo e su una sentenza che provi la mia assoluta estraneità ai fatti, confortato dal costante affetto e dalla reiterata e confermata stima di chi conosce me e la mia storia professionale, politica e familiare”.

I due elettori cui faceva riferimento Pellegrino, anche loro accusati di corruzione elettorale, erano i campobellesi Maria Tocco e Antonino Cucuzza. A difenderli i due (che sono cognati) sono stati gli avvocati Chiara Bonafede e Calogera Falco. E ovviamente la difesa di Pellegrino ha puntato soprattutto su questo. Ieri pomeriggio, subito dopo la sentenza di assoluzione, sul suo profilo facebook Stefano Pellegrino ha scritto: “Confermando l’immenso rispetto e la fiducia che nutro nei confronti della Giustizia, ringrazio tutti coloro (e sono davvero tanti!) che non hanno mai dubitato della mia correttezza e che mi sono stati vicino, rinnovando ancora il loro supporto sia in maniera pubblica ma soprattutto nel privato, attraverso piccoli gesti e attestati di stima che, in quel momento non facile, mi hanno riempito il cuore di gioia”.

Giulia Adamo -  Condannata definitivamente dalla giustizia contabile (sigillo della Cassazione a sezioni unite, nel maggio 2019, sulla sentenza della Corte dei Conti che la condannava insieme a Livio Marrocco a restituire le somme che avrebbero indebitamente utilizzato quando erano a Palazzo dei Normanni), adesso Giulia Adamo è stata assolta, sul piano penale, dalla prima sezione della Corte d’appello di Palermo da sei capi d’imputazione e prescritta per un altro. E’ la vicenda delle cosiddette “spese pazze” all’Ars.

Quattro anni fa, la Adamo fu condannata a restituire 49 mila euro, mentre Marrocco aveva già pagato, nell’ottobre 2018, i 165 mila euro che gli erano stati contestati. Nel 2019, la Suprema Corte stabilì che la responsabilità “è quella propria di chi, avendo conseguito la materiale disponibilità del denaro ne abbia in qualche modo fatto un uso non accorto”. Adamo e Marrocco avevano presentato ricorso avverso la decisione della Corte dei Conti che secondo loro avrebbe violato “…il principio di insindacabilità delle attività poste in essere dai deputati regionali nell’esercizio delle loro funzioni”. Quattro anni fa, però, i ricorsi di Adamo e Marrocco furono giudicati inammissibili, con la Cassazione che sentenziò che “la prerogativa dell’insindacabilità non riguarda affatto l’attività materiale di gestione delle risorse finanziarie, che resta assoggettata alla ordinaria giurisdizione di responsabilità civile, penale e contabile”. A Giulia Adamo sono state contestate spese per l’acquisto di cravatte, carrè di seta, pernottamenti in hotel e affitto di sale convegni, spese alla bouvette dell’Ars, contributi a deputati regionali e collaboratori del gruppo parlamentare. Nel frattempo, per l’ex deputato regionale marsalese, difesa dall’avvocato Luigi Cassata, proseguiva il processo penale davanti il Tribunale di Palermo. Quello che adesso è approdato a sentenza d’appello. La Adamo è stata assolta per ben cinque capi di imputazione, mentre per il trasferimento di denaro - settemila euro - che secondo la difesa erano somme a lei spettanti a titolo di indennità e contributi per attività è scattata la prescrizione del reato.

"L' assoluzione della mia assistita è perché il fatto non sussiste. In ordine all'unico episodio dichiarato estinto per prescrizione, ritengo che anche in questo caso il fatto non sussiste. Lette le motivazioni valuteremo il da farsi per ottenere anche in questo caso ampia formula assolutaria" dichiara Luigi Cassata (nella foto).

 

Livio Marrocco è l’unico imputato totalmente assolto nel merito. Gli erano stati inflitti 3 anni. Era difeso dagli avvocati David Castagnetta e Giovanni Di Benedetto. Alla fine nel suo caso il capo di imputazione riguardava poco più di tremila euro.

"È finito un incubo!!!!! 10 Anni di sacrifici, di sofferenze!!! Una vittoria che dedico alla mia famiglia! Ai miei amici di sempre!!! Quelli che hanno sempre creduto in me!!!", ha scritto Livio Marrocco sul suo profilo Facebook. 

 Nello stesso processo l'ex Sindaco di Catania Salvo Pogliese, è stato condannato a 2 anni e 3 mesi (in primo grado aveva avuto 4 anni e 3 mesi). Stessa cosa per Cataldo Fiorenza, Gruppo Misto: 2 anni e 2 mesi contro i 3 anni anni e 8 mesi del primo grado.