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19/05/2023 06:00:00

"Così le leggi hanno permesso lo scempio  di Levanzo"

Caro direttore,
sulla vicenda dell’approvazione dei piani di utilizzo del demanio marittimo, cosiddetti PUDM, poche settimane fa un vostro cronista ha chiesto la mia opinione. Ho risposto sostenendo la necessità di procedere con urgenza all’approvazione degli stessi per scongiurare la proliferazione indiscriminata delle concessioni demaniali.
Ebbene avevo torto: i Pudm, alla luce delle modifiche legislative apportate dagli ultimi governi regionali, non serviranno allo scopo di limitare le concessioni e garantire, soprattutto il diritto dei siciliani alle spiagge libere.


La vicenda di Levanzo, infatti, mi ha indotto a studiare l’evoluzione normativa della materia che sinteticamente riporto.
I PUDM, introdotti dalla legge regionale n.15/2005 avrebbero dovuto essere approvati dai comuni costieri, entro il termine di 6 mesi dalla data di entrata in vigore della legge , pena la nomina di commissari ad Acta.
La legge prevedeva un’area demaniale del 50% riservata alla fruizione pubblica, ma, nelle more dell’approvazione dei PUDM, era consentito il rilascio di nuove concessioni demaniali marittime.
Molti Comuni costieri approvarono nel termine il loro PUDM, ma la Regione non li approvò in via definitiva perché sprovvisti di Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.).
Si trattava a mio avviso di una scusa solo per giustificare l’inerzia della Regione.
Fu approvato solamente il PUDM di S. Vito Lo Capo perché i funzionari regionali, forse, semplicemente non si accorsero che era sprovvisto di VAS.
Tutto dunque, rimase fermo fino al Decreto Assessoriale n. 319/2016 (11 anni dopo la legge del 2005) che assegnò agli uffici comunali il compito di redigere la VAS e al consiglio comunale di adottare il PUDM. Entro 90 giorni dall’adozione dei consigli comunali, l’ARTA avrebbe approvato i PUDM .
Con lo stesso D.A. si assegnò ai Comuni il compito di provvedere a rettificare e aggiornare la linea di dividente demaniale.
In alcuni Comuni, infatti, come ad es. Erice, la dividente demaniale assegna a soggetti privati l’intera proprietà catastale della spiaggia. Situazione analoga sussiste nel Comune di Petrosino e, come è noto, il circolo che rappresentavo fino a pochi anni fa, si è molto speso per ottenere la rettifica e restituire la spiaggia al demanio marittimo e quindi ai cittadini.


La procedura per la rettifica della dividente demaniale è regolata dal codice della navigazione e prevede l’intervento necessario del demanio territoriale, del Genio Civile e del Comune. Tuttavia nonostante le diffide, denunce all’autorità giudiziaria e la circolare della regione del 2014 che impartiva le direttive pratiche della procedura, gli uffici non hanno mai provveduto alla rettifica dei confini del demanio.
Con la conseguenza che, senza certezza dei confini demaniali, non si poteva, da parte dei comuni, provvedere a redigere ed approvare il PUDM. E pertanto, sempre con il D.A. sopra citato si stabilì di assegnare l’iter procedurale interamente a questi ultimi. La Regione avrebbe successivamente trascritto al catasto le particelle in favore della Regione Siciliana.
Nel frattempo la direttiva europea 2006/123 CE, meglio conosciuta come direttiva Bolkestain, come è noto, imponeva agli Stati membri di mettere a gara il rilascio delle concessioni balneari.

La regione Siciliana pur avendo dapprima “deciso” che il nostro demanio marittimo non è una risorsa naturale limitata e dunque che non era necessario mettere a bando le concessioni, alla fine ha dovuto adeguarsi alla sent. della Corte di Giustizia Europea del 2016 che, invece, impone all’Italia di adeguarsi comunque alla direttiva suddetta.

Fu così che, la legge n.16/2017, il cui fine era quello di provvedere alla CLASSIFICAZIONE degli stabilimenti balneari, incredibilmente, non mancò di precisare che fino al completamento delle procedure di approvazione dei PUDM è consentito il rilascio di nuove concessioni demaniali marittime coerenti alle previsioni contenute nei PUDM in corso di adozione.
Nel frattempo erano già trascorsi 12 anni!

Ma la vicenda non finisce qui: infatti con il D.A. 319/2016 si erano previste diverse prescrizioni di cui i PUDM dovevano tenere conto in fase di redazione come il fatto, di non scarsa importanza, che:
- le concessioni devono essere rilasciate a distanza di non meno 100 m l’una dall’altra;
- il fronte mare occupato non poteva essere più di 100 m , l’altezza da terra dello stabilimento non poteva superare i metri 4,5 e così via.
Le concessioni demaniali, nel frattempo, hanno continuato ad essere rilasciate senza limiti, né regole, e sono oggi talmente tante che in alcuni territori la risorsa naturale si è da tempo esaurita. Per citare solo un esempio, nel Comune di Giardini Naxos, complice anche l’erosione costiera, la spiaggia libera non esiste più da molto tempo.

Per continuare, dunque, a rilasciare concessioni demaniali in barba all’Europa , alla magistratura e soprattutto alle proprie leggi, la Regione con la nota 40637 del 12.06.2019 ha modificato il D.A. 319/2016, e stabilito che la distanza tra i concessionari si riduce da 100 a 25 m e addirittura a 10 m laddove le spiagge si siano ridotte. La nota in questione aggiunge ancora che …possono essere rilasciate nuove concessioni e/o adeguate le esistenti, prevedendo anche una continuità delle concessioni stesse senza soluzione di continuità a condizione che ciascun concessionario si obblighi a lasciare ad uso pubblico gratuito , con libera fruizione dei servizi minimi essenziali quali i servizi igienici , docce e accessi al mare , una superficie non inferiore al 20% di quella assentita in concessione.

In altre parole, si dà in concessione tutto ai privati, riservando una piccola riserva indiana, all’interno degli stabilimenti balneari, ai cittadini che non vogliono o possono spendere centinaia di euro per trascorrere un pò di tempo al mare.
La stessa nota del 2019, assegnava rivedeva le linee guida, ed assegnava alle giunte comunali (e non più ai consigli) 180 gg per la redazione dei PUDM.

Nonostante le minacce di nomina dei commissari ad acta, nessun PUDM ha visto la luce e quindi la legge regionale 16.12.2020, n. 32 , ha ulteriormente prorogato sino al 30.06.2021 il termine per l’approvazione dei piani.
Sembra incredibile ma è davvero così! Sono trascorsi quasi due anni dalla scadenza dei termini, ma nessun PUDM è stato approvato, né sono stati nominati i commissari ad acta.
E dunque, a 18 anni dalla legge istitutiva del 2005, dei 122 comuni costieri siciliani,(stando alle informazioni ricavate dal sito web dell’ARTA) solo il PUDM di S. Vito Lo Capo è stato deliberato ed approvato.


Spero che qualcuno dei vostri lettori sia riuscito a superare la noia di leggi e regolamenti, e ad arrivare alla fine di questo scritto.
Per anni abbiamo sperato che l’approvazione dei PUDM avrebbe in qualche modo, regolato la materia delle concessioni e contribuito alla tutela delle spiagge e del diritto sacrosanto di potere passare una giornata al mare senza dovere spendere decine di euro.
Per non parlare delle pratiche irrispettose dell’equilibro della natura come, ad esempio, la rimozione della posidonia effettuata con mezzi meccanici, o l’enorme inquinamento acustico causato dalla musica a tutto volume in uso nella maggior parte dei lidi, durante il giorno (e soprattutto la notte).
Rimane dunque l’amara constatazione che è evidente che nessun PUDM, anche se approvato, salverà dalla distruzione il nostro patrimonio balneare, per la gioia di coloro che adesso, con la complicità di amministratori e politici, stanno lucrando sullo sfruttamento sconsiderato delle nostre spiagge, sperperando una delle risorse principali della nostra Sicilia.
Come al solito, non si riesce a comprendere, per avidità ed ignoranza, che il futuro anche per lo sviluppo turistico, ma soprattutto per la qualità della vita dei nostri figli, passa da un utilizzo responsabile del nostro patrimonio naturalistico.

Letizia Pipitone
Legambiente Marsala Petrosino