Quello che era il regno di Carlo “cola” Licari, da alcuni anni è un bene della collettività, confiscato alla mafia. E da ieri, quel locale in piazza della Vittoria a Marsala, è intitolato a Fulvio Sodano, il “prefetto del popolo”, che si è battuto nel contrasto alla criminalità organizzata in provincia di Trapani impedendo che i beni sequestrati tornassero in mani mafiose.
Sodano, morto nel 2014, da Prefetto di Trapani ha contrastato un sistema di collusioni tra mafia e politica proprio sull’utilizzo dei beni sequestrati. Aveva capito che il modo efficace per togliere il respiro alle mafie, era proprio impedire che i beni sequestrati e confiscati non solo tornassero nelle loro mani ma anche che venissero abbandonati.
I locali di Porta Nuova intitolati ieri a Sodano ospitano il centro “I giusti di Sicilia”, che raccoglie storie e testimonianze di chi ha contrastato la malavita organizzata. E’ gestito dall’opera Mons. Gioacchino Di Leo presieduta da Don Francesco Fiorino.
Alla cerimonia erano presenti tutte le istituzioni locali, dal Prefetto di Trapani, Filippina Cocuzza, ai sindaci del territorio. A Marsala anche il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e il presidente dell’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, il prefetto Bruno Corda.
Proprio Don Fiorino ha sottolineato che “tanti beni confiscati alla criminalità organizzata sono inutilizzati, e quindi a rischio di abbandono e degrado”. Nel suo intervento ha chiesto agli amministratori locali di “porre maggiore attenzione verso tutti questi beni al fine di restituirli alla collettività per la realizzazione di finalità sociali come previsto dalla legge. Le Amministrazioni, ove non l’avessero già fatto, dovrebbero prevedere appositi capitoli di spesa all’interno dei bilanci comunali, così come dovrebbero verificare se vi è la possibilità di attingere ai Fondi del PNRR per la manutenzione e riqualificazione di detti beni”.
“Le attività istituzionali e socio-educative svolte dal Prefetto Sodano in Sicilia, con passione e lungimiranza ci ricordano, come i significativi “giusti di Sicilia” presenti in questo Centro, che bisogna aver cura costante della formazione dei più giovani e che bisogna prioritariamente operare per la pronta accoglienza di chi vive nelle difficoltà economiche e di chi è senza lavoro. La mafia e le altre organizzazioni criminali approfittano delle “ferite relazionali” e dei bisogni fondamentali della nostra gente. Il nostro popolo ha urgente bisogno di una maggiore presenza dello Stato”, sono state le parole di Don Fiorino.
Il prefetto Corda ha ricordato come in provincia di Trapani negli ultimi anni si sono messi a segno importanti colpi ai patrimoni dei mafiosi, soprattutto quelli riconducibili direttamente o indirettamente a Matteo Messina Denaro.
Alla cerimonia era presente la vedova del Prefetto Sodano, sempre emozionata e commossa nelle celebrazioni in onore del marito, le è stata accanto in ogni momento della sua lotta contro il potere mafioso e durante la malattia che lo ha portato alla morte poco meno di dieci anni fa.
Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha sintetizzato come il governo sta lavorando sul fronte dell’utilizzo dei beni confiscati. Una gran passerella per Piantedosi, tenuto lontano dalle domande dei cronisti, non ha parlato delle polemiche di queste settimane sull’operato del governo nel contrasto alla mafia.
"C'è un grandissimo valore simbolico in questa giornata di oggi, perché recuperare a destinazione soprattutto sociale significa dare un segnale importante di inversione di tendenza rispetto a quelli che sono stati i tradizionali messaggi mafiosi", ha detto Piantedosi.
E chissà se il sindaco Massimo Grillo, come aveva promesso, ha sollecitato il ministro chiedendo più forze dell’ordine per fronteggiare l’allarme sicurezza in città. Oppure si è limitato a regalare la solita bottiglia di vino Marsala al Ministro.
Piantedosi poi si è spostato a Palermo, dove il presidente della Regione, Renato Schifani, ha siglato con l'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, rappresentata dal prefetto Bruno Corda, un accordo istituzionale, e sottoscritte anche sette convenzioni per l'assegnazione diretta di beni confiscati in Sicilia agli enti del Terzo settore risultati vincitori di una procedura pubblica per progetti da realizzare in ambito sociale.
«Dal 2008-2009 - ha aggiunto il governatore - il numero dei sequestri è aumentato grazie alle misure dei pacchetti sicurezza approvati in quegli anni. Tanta strada si è fatta da allora e c’è l’impegno da parte nostra a fare sempre di più, anche grazie alla collaborazione e al sostegno del governo nazionale e dell’Agenzia. Serve costruire e mantenere un sistema fluido e operativo che sia soprattutto un segnale importante nei confronti dei cittadini, in particolare di quelli che hanno subito danni da parte della mafia: devono sapere che le Istituzioni ci sono e combattono al loro fianco. La criminalità organizzata va combattuta senza se e senza ma».