La figlia Lorenza e le altre. Le donne vicine a Matteo Messina Denaro
Non si chiamerà più Lorenza Alagna ma Lorenza Messina Denaro. La figlia del boss di Cosa nostra, nata il 17 dicembre 1996 dalla relazione di Matteo Messina Denaro con Francesca Alagna, con il padre ormai in fin di vita all’ospedale dell’Aquila, ha chiesto e ottenuto di portare il cognome del genitore (ne parliamo qui).
Il "rapporto" tormentato con la figlia Lorenza - Le condizioni critiche di salute dell’ex latitante castelvetranese - fa solo cure palliative (ne parliamo qui) -, arrestato il 16 gennaio nei pressi della clinica La Maddalena di Palermo dopo trent’anni di latitanza, e che Lorenza ha incontrato per la prima volta lo scorso aprile in carcere, hanno accelerato e cambiato quello che era un rapporto che fino a questo momento appariva freddo e di distacco, con Messina Denaro che sembrava avesse in un certo qual modo ripudiato la figlia. In una sua lettera, infatti, aveva scritto «Solo Lorenza è degenerata nell’infimo, le altre di cui so sono cresciute onestamente». Lo scorso anno, era il 15 marzo 2022, Matteo Messina Denaro inviò una lettera alle sorelle nella quale raccontava di aver letto sul giornale un necrologio in omaggio al nonno da parte di Martina Gentile, la nipote del boss Leonardo Bonafede morto mentre era detenuto per mafia nel 2020: «Questa ragazza è cresciuta senza padre, lo arrestarono quando lei era molto piccola, e non è ancora uscito visto che ha l’ergastolo. È poco più grande di Lorenza, quindi stessa generazione, e sicuramente si conoscono anche perché andavano nello stesso liceo negli stessi anni. La nipote dice al nonno “onorata di appartenerti” e lei (Lorenza, ndr) cosa ha fatto al padre, cioè a me? Ma va bene così, non ho più nulla da recriminare». Ma il boss aveva detto anche in un’altra occasione che la figlia era "una sciacqualattuga"
10 anni fa Messina Denaro scriveva alla figlia: "Stai lontana da certi mondi" - Sono considerazioni che il boss ha fatto recentemente riguardo alla figlia Lorenza, oggi ventisettenne, e che lo ha reso nonno di un bambino di due anni, e completamente all’opposto rispetto a quelle scritte il 17 dicembre 2013, per il diciassettesimo compleanno della giovane, nella quale diceva «Stai lontana da mondi che non conosci, io sono entrato in altri mondi al prezzo della sofferenza, ma tu non osare mai, ti prego. È il solo augurio che oggi posso farti».
Gli incontri in carcere e l'avvicinamento - Oggi, dopo i ripetuti incontri in carcere con il padre - è stata Lorenza stessa a decidere di incontrarlo -, il decorso della malattia ha accelerato la decisione di ricomporre, anche per l'anagrafe, un rapporto al quale sono mancate la dimensione fisica e l'atmosfera familiare. “Una storia molto privata e senza intermediari”, ha assicurato l'avvocato-nipote del boss, Lorenza Guttadauro, che ha scritto lei l'istanza per fare ammettere in carcere il notaio che ha raccolto la volontà di Messina Denaro. Ora le due donne, cugine, seguono insieme a L'Aquila gli ultimi giorni dell'ultimo grande latitante di Cosa nostra.
La figlia Lorenza e le altre donne che sono state vicine al boss - Se Lorenza Messina Denaro entra ora nella vita del boss, negli ultimi giorni che gli restano da vivere, sono altre le donne, oltre a quelle della sua famiglia (in particolare Patrizia e Rosalia) invece, che lo hanno assistito e del quale si sono occupate nel lontano e nel recente passato vissuto in latitanza. Una quella, con il legame più stretto è Laura Bonafede, la maestra figlia del boss di Campobello Leonardo Bonafede. L’altra donna, la sua “vivandiera” nei mesi che hanno preceduto l’arresto, è Lorena Ninfa Lancieri.
La maestra, Laura Bonafede - Con Laura Bonafede, Matteo Messina Denaro, hanno vissuto insieme come una famiglia normale, il boss, la Bonafede e la figlia Martina Gentile. Hanno "coabitato" sotto lo stesso tetto, così ha scritto il gip nell'ordinanza di custodia cautelare della donna. Dal 2007 al 2017, la figlia di Leonardo Bonafede e Messina Denaro vivevano nella stessa casa.
Il primo incontro - Laura Bonafede ha conosciuto Messina Denaro nel 1996, a tre anni dall'inizio della sua latitanza, iniziata nel giugno del '93. Lo scrive la stessa donna in una lettera inviata al boss. Il padre Leonardo Bonafede le aveva “concesso” di andare a far visita a Matteo Messina Denaro e al padre Francesco all'epoca già latitanti.
Ecco cosa ha scritto la Bonafede: “Mi fa piacere sentirti dire che non sono stato un errore, anzi tutt’altro. Si è quello che penso: sono e resterò solo (La Bonafede finge di essere un uomo ndr). Perché per te è stata una sorpresa? Non avevi capito? Ventisei anni fa ho chiesto di venirvi a trovare e mi è stato concesso… non c’era motivo di quella visita ma forse si doveva aprire un capitolo e così fu. Dici bene, abbiamo letto quello che era scritto. La vita è strana, fa dei giri incredibili e poi ti porta dove vuole lei. Noi possiamo solo farci trascinare”. Laura Bonafede immortalata dalle videocamere mentre parlava col boss al supermercato di Campobello due giorni prima dell'arresto d Messina Denaro si occupava delle necessità di vita quotidiana del latitante, gli avrebbe fatto la spesa per fargli avere rifornimenti temendo che potesse essere contagiato dal Covid e non potesse uscire, ma avrebbe condiviso con il boss un linguaggio cifrato per tutelare l’identità di altri protagonisti della rete di protezione del boss e curato con maniacale attenzione la sua sicurezza. La maestra è dunque, uno dei perni attorno al quale ruotava la latitanza di Messina Denaro già a partire dalla metà degli anni ‘90. Sposata con Salvatore Gentile, all'ergastolo per aver commesso due omicidi su ordine proprio di Messina Denaro.
L’altra donna, Lorena Lanceri - Il 23 gennaio scorso, sette giorni dopo l’arresto di Matteo Messina Denaro, Emanuele Bonafede, nipote del boss Leonardo Bonafede e Lorena Ninfa Lanceri, marito e moglie arrestatii dai carabinieri del Ros, si sono presentati spontaneamente in caserma per riferire di conoscere il capomafia di Castelvetrano. Gli era stato presentato dal geometra Andrea Bonafede, l’uomo che ha fornito la falsa identità al padrino di Castelvetrano nell’estate del 2018. Aveva detto di chiamarsi Francesco Salsi e di essere un medico in pensione. Da allora aveva frequentato occasionalmente la loro casa.
I magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno in mano dei pizzini che li smentiscono. Nel 2017 o in epoca antecedente, Messina Denaro è stato il padrino di cresima del figlio della coppia, a cui aveva regalato un Rolex Oyster Perpetual da 6.300 euro.
“DILETTA” - La Lanceri non solo avrebbe ospitato e assistito per lungo tempo il boss latitante Matteo Messina Denaro in casa sua e del marito, preparandogli pranzo e cena, ma il rapporto tra il capo di Cosa nostra, Matteo Messina Denaro, e Lorena Lanceri, andava molto oltre. Secondo gli inquirenti, per lungo tempo la donna aveva assunto il ruolo di veicolo di informazioni tra Matteo Messina Denaro e altre persone a lui molto vicine, intessendo con lui un rapporto strettissimo col nome di codice di "Diletta".
I militari hanno trovato numerosi riscontri del rapporto tra il boss e la Lanceri che col tempo si sono intensificati sempre di più, come dimostrano messaggi, lettere e chat. Per nasconderne la vera identità, Messina Denaro la chiamava Diletta ma le indagini hanno appurato che la donna era proprio la 48enne destinataria del provvedimento di custodia cautelare in carcere.
Una lettera inviata da Lorena Lanceri a Messina Denaro - “Il bello nella mia vita è stato quello di incontrarti, come se il destino decidesse di farsi perdonare facendomi un regalo in grande stile. Quel regalo sei tu. Penso che qualsiasi donna nell’averti accanto si senta speciale ma soprattutto tu riesci a far diventare il nulla gli altri uomini” scriveva la donna in un biglietto diretto a Matteo Messina Denaro già nel 2019 e trovato a casa della sorella del boss Rosalia. “Averti conosciuto è un privilegio e mi dispiace per chi non ha potuto” scrive ancora la donna, concludendo: “Sei un grande anche se non fossi MMD. Tua Diletta". Un messaggio che per gli inquirenti è l’ulteriore prova che la donna sapesse benissimo chi era quell’uomo a differenza di quanto lei e il marito hanno sempre affermato dicendo che gli era stato presentato come Francesco Salsi, medico anestesista. “Sono dichiarazioni inconfutabilmente smentite dalle videoregistrazioni che dimostrano che in quell’arco temporale (dal 7 al 15 gennaio 2023) il Messina Denaro si è recato giornalmente nell’abitazione dei Bonafede-Lanceri, trattenendosi a lungo” scrive il giudice, aggiungendo: "Nessun dubbio può quindi residuare sulla centralità del ruolo della donna per assicurare al latitante il più ampio conforto emotivo e relazionale – oltre a quello logistico e assistenziale".
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