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19/03/2024 06:00:00

 Trapani. Caso Iuventa: i testimoni bugiardi e l’ex poliziotto spia di Salvini

Tra un mese, il 19 aprile, dovrebbe mettersi la parola fine a una delle inchieste più lunghe, e più controverse, sulle organizzazioni umanitarie che salvano le vite in mare.

E’ l’inchiesta della procura di Trapani sul caso Iuventa, la nave della ong tedesca Jugend Rettet i cui membri dell’equipaggio sono accusati di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. La Procura di Trapani lo scorso 28 febbraio ha chiesto il non luogo a procedere riconoscendo che non c’erano prove attendibili e che salvare le vite in mare non è reato, ma la difesa ha chiesto l'assoluzione e il pieno riconoscimento della legittimità delle azioni della ong. Il Gup dovrà decidere sul rinvio a giudizio o il proscioglimento, appunto, tra un mese.

Un’indagine che ha però molte ombre, e sulle quali le ong vogliono fare luce, tant’è che hanno chiesto l’apertura di una “contro” indagine su quello che è stato definito un caso di “criminalizzazione” dei salvataggi in mare. Un processo politico, con la tesi che le ong fossero in combutta con le organizzazioni criminali al centro della strumentalizzazione politica della destra.
Ma negli anni si è scoperto che molte cose sulle indagini non erano chiare. A partire da testimoni non attendibili, anzi, screditati.
Come è emerso, ad esempio, in una delle ultime udienze, l’11 febbraio quando sono stati sentiti i testimoni dell’accusa.
«L’audizione – si legge in un comunicato diffuso da Iuventa crew – ha contribuito a far emergere i secondi fini e la assoluta mancanza di credibilità dei testimoni su cui l’accusa ha costruito l’intero caso». Infatti è emerso che “le accuse dei testimoni sono state costruite a tavolino e politicamente motivate”.
«L’esistenza di “testimoni oculari affidabili e attendibili” – prosegue il testo – è sinora sempre stato considerato l’elemento distintivo e peculiare del caso Iuventa e la principale differenza rispetto alle decine di altri casi contro le ONG che si occupano di soccorso in mare, che non sono mai arrivati al processo o sono stati immediatamente archiviati. Il fatto che questi testimoni oculari fossero ex agenti di polizia, e che avrebbero dunque agito per un presunto senso di responsabilità, avrebbe dovuto aggiungere credibilità al caso».

I due testimoni chiave dell’inchiesta sono Floriana Ballestra e Pietro Gallo, licenziati dalle forze di polizia a causa di una storia professionale segnata da bugie, frodi, diffamazione e negligenza. La loro credibilità era talmente compromessa da diventare insostenibile persino all’interno dei ranghi della polizia stessa.
Entrambi operatori della sicurezza di IMI Security Service, l’azienda ingaggiata dal proprietario della nave Vos Hestia di Save the Children, il 26 settembre 2016, a soli 20 giorni dall’inizio della loro prima missione, contattarono Matteo Salvini, accusando l’equipaggio della Iuventa di aiutare gli scafisti libici. Così il leader della Lega lli arruolò e diventarono, di fatto, le “spie di Salvini“. In cambio di questa collaborazione, si aspettavano di ottenere posti di lavoro. Gallo cercò anche di entrare in contatto con Giorgia Meloni, offrendole potenziale materiale di propaganda per Fratelli d’Italia.

«Nonostante le numerose prove della loro mancanza di attendibilità e del loro discutibile comportamento passato, l’accusa li ha usati come pretesto per costruire l’indagine più grande e importante contro l’attività di soccorso in mare delle ONG. Attraverso l’omissione selettiva di fatti, sono stati trasformati da ex dipendenti in disgrazia in “ex colleghi” apparentemente credibili».


Iuventa sostiene che la procura di Trapani era pienamente consapevole
del loro torbido passato fin dall’inizio, ordinando persino di intercettarne i telefoni per verificarne le dichiarazioni.
Nel 2019 a Il Fatto Quotidiano l’ex poliziotto Gallo si è detto pentito di aver fatto la spia fasulla, di aver innescato lo “scandalo ong”: “Mi vergogno profondamente". La “confessione” di Gallo è arrivata grazie a un’intervista, pubblicata dal Fatto Quotidiano e data al giornalista Antonio Massari, che segue da anni la vicenda. L’ex poliziotto accusò anche Salvini di essere un ingrato per aver abbandonato lui e i suoi colleghi.