Le tartarughine di Selinunte vanno… al ristorante
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È successo a Marinella di Selinunte quando, la settimana scorsa, dopo 50 giorni di incubazione, si sono schiuse le uova di tartaruga Caretta caretta. Le piccole tartarughine, al posto di correre verso il mare, hanno cominciato a dirigersi… al ristorante.
Sì, perché a guidarle non c’era la luce naturale dell’orizzonte marino o il riflesso della luna e delle stelle sul mare, ma appunto le insegne dei bar e i lampioni della piazza. Mamma tartaruga, due mesi fa, ha scelto infatti di deporre le uova proprio nel pieno centro della borgata, con tutti i pericoli che si possono immaginare legati all’inquinamento luminoso e alla presenza di posidonia spiaggiata.
Una cosa è certa: se non ci fossero stati il coordinatore dei Rangers Gianfranco Caraccioli e la volontaria dell’Enpa Castelvetrano, Ute Pyka, le tartarughine sarebbero morte tutte. I due, coinvolgendo anche i ragazzini (e convincendoli con non poca fatica a non usare il cellulare), hanno avuto un bel da fare a recuperarle con un secchio e depositarle sul bagnasciuga in un tratto di spiaggia un po’ più distante ma più buio e con meno posidonia. Inizialmente, infatti, è proprio nella posidonia che le tartarughine avevano cominciato ad impigliarsi. E mentre i volontari erano intenti ad aiutarle, affondando fin sopra le ginocchia, una volta raggiunta l’acqua, queste tornavano indietro verso la piazza di legno attratte dalle luci della strada. Ad un certo punto, alcune avevano cambiato direzione, seguendo le luci di un’auto sul molo. Insomma, la scelta di recuperarle tutte in un secchio e farle entrare in mare nei pressi del muraglione, si è rilevata l’unica strada per salvarle dalla morte.
E dire che il giorno prima si era tenuto un incontro tra il sindaco Giovanni Lentini e il WWF, finalizzato ad organizzare l’entrata in mare delle tartarughe nel migliore dei modi. Forse però non c’è stato il tempo di mettere in pratica ciò che era stato acquisito, perché le uova si sono schiuse in anticipo rispetto al tempo stimato.
In ogni caso, nel cartello apposto nella recinzione del nido, le indicazioni riportate la facevano facile: Nel caso in cui le tartarughine siano disorientate da fonti luminose artificiali, (fari, lampioni e luci sia di proprietà pubblica che privata) chiedete di provvedere a spegnerle e cercate di attirare le piccole in acqua, con l’ausilio di una piccola torcia, senza indirizzarla direttamente sulle tartarughe, come a simulare il riflesso della luna sul mare.
Praticamente si sarebbe dovuto spegnere il centro di Marinella di Selinunte e creare un varco di accesso attraverso la posidonia. Ecco, se qualcuna di loro tornerà l’anno prossimo a deporre le uova nello stesso posto, è bene sapere che si avranno dai 40 ai 60 giorni di tempo per pianificare al meglio un evento che pare avvenga in meno di 200 siti in tutta Italia.
Nel frattempo, associazioni e amministrazione comunale potrebbero ragionare su come combattere la cattura accidentale delle tartarughe marine con le reti a strascico o fisse dei pescatori, dove troppo spesso finiscono per rimanere intrappolate. Una delle soluzioni attualmente più convincenti sono i TED (Turtle Excluder Device), meccanismi di esclusione delle tartarughe che, inseriti nella parte terminale della rete a strascico, espellono quelle catturate accidentalmente. Le tartarughe infatti, non possono stare sott’acqua all’infinito, e se rimangono impigliate nelle reti a strascico, muoiono annegate perché non riescono a risalire per prendere aria.
Intanto però, vale per ognuno di noi, ci si può impegnare a non riempire il mare di plastica e microplastiche. E a non buttare di tutto fuori dai finestrini delle macchine.
Egidio Morici
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