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02/09/2024 06:00:00

Salemi. Anatomia di una lettera anonima di mezza estate

Come se non bastasse l’aria torrida agostana, a surriscaldare ulteriormente vicoli e piazze di Salemi ci ha pensato la diffusione di una lettera anonima.


Anonima, che a ben leggere tanto anonima non e’. Sono circolati un paio di nomi, che ovviamente non riveliamo, che pero’ a nostro parere sono lontani dal vero autore.

Basta un'attenta analisi della struttura del testo e del linguaggio adoperato per escluderli entrambi.
Sarebbe stata inviata, il condizionale e’ d’obbligo, alle Procure di Trapani e Marsala, al Prefetto, al Questore, ai Carabinieri, alla Guardia di Finanza, ma anche a Presidente e alla Giunta della Regione siciliana e all’Agenzia Riscossione di Trapani e a tutte le forze politiche di Salemi e provinciali.
Inutile aggiungere che anche la prsona che ha provveduto a farla circolare tra la gente, e’ rimasto anch’esso ignoto come in tutte le catene di sant’Antonio che si rispettino.

La sua comparsa ci ha riportato indietro nel tempo, quando, a cavallo tra gli anni ’60 e i ’70 del secolo scorso, le lettere anonime a Salemi erano diventate una consuetudine. Giravano periodicamente. Nelle ricorrenze di feste importanti non mancavano mai. Durante il corso dell’anno, erano attese come i bollettini meteo o come le puntate di una telenovela.

Talmente si era consolidata l’abitudine alla lettura di queste missive che, quando ritardavano, si temeva per lo stato di salute dei presunti autori.
Già. Perché erano diversi coloro che si dilettavano di questo tipo di attività di scrittura, tutto sommato, creativa.
C’e’ da dire pero’ che i cittadini, quelli che seguivano le vicende politiche, si erano fatti abbastanza scafati.
Avevano imparato a riconoscere l‘identità degli “anonimi”, da piccoli indizi, dagli aggettivi usati, dalle allusioni di presunti “vizi privati”, dalla struttura sintattica e, addirittura, dallo “stile” del periodare.

Ad esempio, fu sufficiente un carattere difettoso della macchina da scrivere per sospettare di un impiegato comunale. Cosa che mai venne appurata.

Mentre certi intercalari, sentiti nei locali pubblici e replicati nelle lettere, erano la “firma” di un noto politico.
Supposizioni, sospetti che alla lunga divennero “certezze”. Per cui alla fine il gioco si trasformò in un divertente passatempo.

Le lettere rimanevano anonime solo formalmente, perché tutti ne conoscevano o, meglio, presumevano di conoscerne la paternità.
Supposizioni, ipotesi, interrogativi che si sono replicati anche in occasione di questa lettera anonima edizione estate 2024.
Si sono sussurrati alcuni nomi, come si e’ detto all’inizio. Ma in questi casi, non sempre quello che appare piu’ probabile, risponde alla realtà.
Ci sembra ragionevole escludere entrambi.

In estrema sintesi ricordiamo che in questa lettera odierna, cinque pagine formato A4, vengono citati tre Consiglieri comunali di maggioranza e cinque di opposizione, il Presidente del Consiglio, il sindaco uscente e quello entrante, e tre Assessori.
Il testo, inoltre, contiene una serie di nominativi, più o meno noti, chi per un ruolo pubblico ricoperto, chi per essere stato ospite delle patrie galere, e altri per essere protagonisti di vicende che attengono alla sfera privata, ma di cui si sottolinea, ripetutamente con una malcelata morbosità, le tendenze sessuali.

Aspetto, questo, che tradisce l’omofobia di cui sarebbe affetto l’autore, e che vorrebbe apparire come partorita da una profonda delusione: un mix tra politica e sentimenti.

In effetti da una prima lettura, la sensazione che se ne ricava e che piu’ colpisce, e’ la repulsione quasi ossessiva per gli omosessuali e l’omosessualità. Tendenze sessuali che sarebbero alla base di una sconfitta amorosa e politica, secondo una vulgata.
Da qui il profluvio di forti emozioni primarie come la paura, il disgusto, la rabbia, provocata dagli omosessuali che tracimano dalle cinque pagine.
Ma non solo.

Potrebbe essere il segnale di un incipiente deliro mistico che lo porterebbe a “odiare” tutto e tutti. Tutti, intesi come “diversi” da sé. Sarebbe stato preso da un’irrefrenabile furia auto distruttrice, spia di una incapacità a vincere la solitudine e che lo spingerebbe alla ricerca di un conforto anche con brevi telefonate.

Una lettera, in generale, e’ sempre uno spazio auto riflesso. La domanda che uno si pone: Chi scrive una lettera anonima poi a chi la scrive in realtà? Non certo a colui o a coloro a cui la invia. Sarebbe troppo semplicistico. Scrivere lettere anonime e’ sempre un fatto personale, un modo per trasformare in concretissimi furori l angosce inconsce che non sempre sono identificabili.
Molto spesso i destinatari diventano uno specchio su cui vengono riflessi impietose diagnosi autobiografiche.
Queste riflessioni calzerebbero a pennello se si dovesse ipotizzare che l’autore della lettera in questione sia uno dei due nominativi che con più insistenza sono stati fatti tra una forchettata e l’altra di gustose busiate durate l’annuale Sagra, o tramite lo scambio frenetico di messaggi whatsapp.

Inutile negarlo. E’ stato l’argomento de mese.
Ma se si torna ad una rilettura piu’attenta, da una anatomia dei contenuti del testo, ci si accorge che esiste, oltre ad un testo, anche un sottotesto, con un uso di taluni aggettivi e con il ricorso a certi intercalari ed espressioni tipici di certi ambienti e che si rivelano molto illuminanti.
Ne citeremo alcuni evitando i nominativi e gli episodi a cui fanno riferimento.

E cosi, si va dagli aggettivi: “circuita”,” insano”, “farabutto”, “alcolizzato”, “plagiata”, “lesbica”, “pregiudicato”o alle espressioni “abuso di cocaina”, “cattive frequentazioni”, “mantenere i propri vizi”, “prestazioni sessuali”, “ambienti malavitosi”. “vedi incontri e tabulati telefonici”, “ambienti poco puliti”, “trafficanti di morte”, “di cui si circonda”. Tutti aggettivi, frasi e modi dire che tradiscono un linguaggio burocratico prima ancora di un formale moralismo fuori tempo.

Sensazione che viene confermata dal ripetersi di alcune frasi del tipo: “lavorando fuori” (riferito ad una donna, come se fosse causa di chissà quali perversioni) , “tale”, “a tal fine”, “predette”, “Avvocatessa”, con l’”A” maiuscolo.
Aggettivi, modi di dire ed episodi giudiziari, (questi ultimi, risaputi da tutti) che emanano un odore stantio di antichi archivi polverosi.
Sono pochissimi i politici rimasti esclusi. L’assenza in modo particolare di qualcuno che della vita politica salemitana e’ stato uno dei protagonisti ha suscitato qualche perplessità . Ma potrebbe trattarsi di un abile depistaggio.
In ogni caso, “stricto iure”, come si dice in gergo, un esposto anonimo raramente assume un valore legale. A meno che qualcuno degli inquirenti non vi ravvisi qualche elemento meritevole d’indagine.

Manco farlo apposta, qualche mese fa abbiamo avuto modo di leggere “La Lettera Anonima” di Edmondo De Amicis, il noto autore del libro “Cuore”, ripubblicato nel maggio di quest’anno.
Nel breve saggio privo di toni didattici pedanti, con una prosa semiseria, l’autore descrive il fenomeno sociale della lettera anonima con grande efficacia.

Del fenomeno assai diffuso, in ogni parte d’Italia, al Nord come al Sud, allora come ora, De Amicis che, se scopo della lettera anonima e’ di colpire per motivi diversi persone di diversa estrazione sociale e di qualsiasi genere.
Secondo lo scrittore ligure bisogna trovare il modo di ridurre i sentimenti negativi che si accompagnano ogni volta che si riceve una lettera anonima.
Ecco la ricetta: “Quando si riceverà una di quelle lettere, ricordandosi delle mie parole, invece di adirarsene e di soffrirne, la butterà via senza leggerla, o la leggerà col sorriso sulle labbra o con un sentimento di freddo disprezzo ...”.

Dopo 130 anni circa, pero’, nulla e’ cambiato. Le vecchie abitudini sono dure a morire. De resto, basta dare un’occhiata ad alcuni gruppi sui social dove si rimpiangono quotidianamente le tradizioni di un tempo e persino la povertà.
Della tradizione sicuramente fanno parte anche le lettere anonime. Fin dalla notte dei tempi. Notissima, la cosiddetta “Lettera di Barnaba”, rimasta ancora oggi anonima.

Qualcuno ha detto che questa lettera agostana e’ frutto del caldo tropicale che ha influito sulla salute mentale di qualcuno che non ci sta con la mente. Può darsi.
E se avesse ragione Shakespeare che fa dire al suo Polonio che c'è una logica in questa apparente follia? Può darsi.

 

Franco Ciro Lo Re