Il caso Villa Rosina / 4: quei 600 appartamenti voluti dalla mafia
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Stiamo raccontando in questi giorni la storia di Villa Rosina, quartiere di Trapani dove circa 7mila abitanti lottano per i diritti più elementari, e vivono in condizioni di grande disagio, perchè il loro quartiere è, di fatto, abusivo, sorto non solo senza regole, ma grazie ad un patto tra mafia, politici e professionisti.
Ieri abbiamo visto chi sono i protagonisti di questa vicenda. In questa quarta parte entriamo nel merito della vicenda giudiziaria su quanto accaduto a Villa Rosina. Fu il boss Ciccio Pace che incaricò l'imprenditore mafioso Nino Birrittella per seguire direttamente il progetto, che era stato a sua volta concordato con l'onorevole Bartolo Pellegrino. Dal deputato c'erano parole di grande incoraggiamento per l'iniziativa: «Se non lo battiamo ora questo ferro quando lo dobbiamo battere» dice, intercettato. Il momento era infatti favorevole per almeno due ragioni: l’incarico strategico che in quel momento Bartolo Pellegrino, il "Leone" di Guarrato, ricopriva all’interno del governo regionale (Pellegrino era all'apice della sua carriera politica, ed era addirittura assessore al Territorio e Ambiente della Regione Siciliana) e l’avvicinarsi della data di presentazione del piano regolatore di Trapani, atteso da anni, la cui approvazione competeva proprio al suo assessorato.
Sebbene l’area scelta per la speculazione fosse destinata a verde agricolo, i rapporti di Pellegrino con i tecnici comunali incaricati di redigere il nuovo piano urbanistico hanno consentito di convertire i terreni in zona edificabile. Una storia che, purtroppo, a Trapani continua a ripetersi ancora oggi. Per questo suo intervento, Pellegrino ha ricevuto una tangente milione di lire per ogni appartamento da realizzare, e lo stesso compenso è spettato alla famiglia mafiosa locale.
Dal punto di vista giudiziario, è importante precisare che, nel 2011, la Corte d’appello di Palermo ha confermato la sentenza di primo grado emessa dal Tribunale di Trapani, che ha assolto Pellegrino, dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Inoltre è stata ribadita la prescrizione per l’altro capo di imputazione contestato, cioè quello di corruzione. Sono state invece confermate le condanne per il capomandamento di Trapani, Francesco Pace, e per l’ingegnere Leonardo Barbara, che durante il processo d’appello racconterà di aver visto proprio il passaggio di una tangente di 5000 euro da Birrittella al deputato regionale Pellegrino per agevolare i lavori di Villa Rosina.
La mafia di Trapani è stata dunque coinvolta nella costruzione dei 600 appartamenti realizzati con i fondi destinati alle cooperative nella zona di Villa Rosina. Il relativo programma costruttivo (approvato da Consiglio comunale e Regione in deroga della destinazione urbanistica, con palazzine sorte su un'area agricola resa nel 2001 apposta edificabile) riuscì a non trovare ostacoli perché ci fu la corruzione di un politico, Bartolo Pellegrino, ma la vicenda processuale esclude che lui aveva "consapevolezza" che stava favorendo Cosa Nostra....
Il ruolo del vertice mafioso, nella vicenda di Villa Rosina, consiste da un lato nel mettere a punto i meccanismi che consentono la buona riuscita della speculazione, dall’altro nel garantire la tangente promessa a Pellegrino. Per ottenere in anticipo la somma da destinare a quest’ultimo, Birrittella richiedeva per conto della famiglia mafiosa locale un contributo monetario, già all’inizio dei lavori, alle imprese edili interessate alla realizzazione delle palazzine. Allo stesso tempo aveva creato un «centro acquisti», attraverso il quale si poneva come intermediario tra le imprese edili e i fornitori: alle prime imponeva le aziende a cui rivolgersi per l’acquisto dei materiali da costruzione, ai secondi estorceva una percentuale proporzionata al materiale fornito.
Il sistema ideato da Birrittella è significativo del fatto che a Trapani il pizzo vero e proprio non eisiste. Il metodo delle estorsioni «a tappeto», come avviene in alcuni quartieri di Palermo, non è stato mai attuato, perché è più facile da scoprire, per le forze di polizia. Invece, negli anni, sono state sviluppate altre strategie, meno rischiose e, al tempo stesso, più remunerative – rivolte soltanto alle aziende coinvolte direttamente nel settore edile. Si impongono fornitori, centri di acquisti, materiali. Anche questo ce lo insegna la storia, tormentata, di Villa Rosina.
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