Bastava una manutenzione minima e continua, e le pompe di sollevamento avrebbero potuto continuare a funzionare. E invece, quattro dei diciotto pozzi di Bresciana sono fuori uso per usura, compromettendo la normale erogazione dell'acqua. Il risultato? Cittadini esasperati, costretti a razionare l'acqua nelle loro abitazioni e a ricorrere, chi può, alle autobotti.
Le proteste montano soprattutto nelle zone più colpite: nel turno di erogazione, in alcuni quartieri l'acqua arriva per appena 30 minuti o, peggio ancora, non arriva affatto. Oggi l'erogazione dovrebbe riguardare Trapani nuova, mentre il centro storico, già senza acqua da tre giorni, resterà a secco fino a domani.
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L'assessore ai Lavori Pubblici, Vincenzo Guaiana, rassicura: "I pozzi verranno ripristinati entro domenica". E spiega: "Durante la sostituzione di alcune pompe in tre pozzi della zona di Bresciana, si è verificato un guasto aggiuntivo che ha coinvolto un altro pozzo. Di conseguenza, la portata d’acqua ai rilanci si è ridotta, compromettendo i livelli necessari per garantire l’erogazione. Pertanto, il turno di distribuzione è stato posticipato". L'assessore promette che "entro due o tre giorni il sistema tornerà alla piena operatività".
Nel frattempo, per evitare sbalzi di pressione e possibili rotture lungo la conduttura di 65 chilometri che collega Bresciana al cisternone di San Giovannello, le pompe verranno avviate a flusso ridotto. Una precauzione necessaria, considerato che la condotta serve non solo Trapani e Misiliscemi, ma anche Favignana, l'Ospedale Sant'Antonio Abate, il carcere e Mokarta.
Ma la situazione più critica si registra a Misiliscemi, dove in alcune zone l'acqua manca da tre settimane. Il sindaco Salvatore Tallarita denuncia l'incertezza e il disagio: "Due giorni fa ho incontrato il prefetto e mi era stato assicurato che tutto si sarebbe normalizzato, ma l'acqua ancora non arriva. Nessuno mi ha comunicato nulla. Ci sono zone senza acqua da tre settimane, come Marausa, Rilievo e parte di Locogrande: praticamente il 50% del Comune".
L'emergenza impone sacrifici pesanti ai cittadini, che devono ridurre al minimo l'uso dell'acqua per le attività quotidiane. Chi ha cisterne private può resistere per due o tre settimane, ma chi ne è sprovvisto non ha altra scelta che affidarsi alle autobotti, una soluzione costosa e insostenibile nel lungo periodo.
Eppure, la domanda resta: se si sono investiti soldi per la rete idrica, com'è possibile che ci si ritrovi ancora una volta con i pozzi fuori uso? La manutenzione ordinaria avrebbe potuto evitare questo ennesimo disservizio? Domande che attendono risposte concrete.