Gentile direttore, mi chiedo perché l'individuazione del successore al soglio di Pietro diventa una questione politica? È una domanda alla quale, pur essendo facile rispondere definendo la Chiesa un'Istituzione – al pari di tutte quelle organizzazioni strutturalmente poste a presidio di un tentativo di pacifica convivenza tra i popoli – non convince chi ritiene che questa scelta debba ricadere su chi è portatore dei veri valori che costituiscono il fondamento dell'umanesimo, predicati nel Discorso della Montagna e costitutivi dell’unica eredità lasciataci da Gesù Cristo.
Perché allora, se questo è il vero significato del compito affidato a Pietro e ai suoi successori, nel Conclave si fa ricorso alle correnti cardinalizie, trasformando la missione evangelica – rivolta alle popolazioni di tutto il mondo – in una missione politica? Proprio perché tale, essa si alimenta al suo interno di dissonanze, dissensi e progetti non sempre in linea con l’unico obiettivo di pace, conforto ai più fragili, fratellanza vera tra i popoli e amore: come ha saputo infondere Francesco, riconosciutogli dalla immensa folla che si è messa in fila per ringraziarlo per l’indiscussa vicinanza da lui ricevuta.
Questa è la riflessione di un comune cittadino, che lascio, ovviamente, alle considerazioni dei tanti cultori della materia che oggi animano, con le loro previsioni, i programmi televisivi.
Michele Maggio