Mazara si ferma per l’ultimo saluto a Leonardo Titone
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Oggi, 30 aprile, Mazara del Vallo si è fermata. Si è stretta attorno alla famiglia e agli amici di Leonardo Titone, il quindicenne tragicamente scomparso dopo una caduta dal tetto di un ex deposito abbandonato sul lungomare San Vito. I funerali si sono svolti nella Basilica Cattedrale del Santissimo Salvatore, dove una folla commossa ha accompagnato il feretro in una Piazza della Repubblica gremita di persone, tra cui moltissimi ragazzi.
C’erano soprattutto loro, i compagni dell’Istituto Comprensivo "Luigi Pirandello", in particolare quelli della III A, la sua classe, accompagnati dalle professoresse e dalla dirigente Antonina Marino. Un lungo applauso ha accolto l’ingresso della bara in chiesa. In prima fila, il padre Giacomo Titone, la madre Tanja Weckmann, la sorella Noemi, e tanti familiari. Presente anche il sindaco Salvatore Quinci, con assessori e consiglieri comunali, per testimoniare la vicinanza dell’intera comunità cittadina.
Durante la funzione religiosa, il vescovo di Mazara, Angelo Giurdanella, ha usato parole toccanti: “Leonardo oggi non è dentro una bara, ma sale nella cattedra della vita per insegnarci qualcosa”. E poi ha aggiunto: “Leonardo è vivo e lo incontreremo ogni volta che ci incamminiamo sulla strada della vita, della luce e della bellezza. I nostri ragazzi non hanno bisogno di compassione, ma di ascolto. Dobbiamo imparare a decifrare i loro messaggi, guardare il mondo con i loro occhi”.
La voce si è rotta più volte per l’emozione quando la professoressa Antonella Alagna, docente di matematica, ha letto un messaggio a nome della classe: “Ci mancheranno i tuoi sorrisi, i tuoi occhi grandi che cercavano risposte, occhi anche tristi a volte, e sorridevi per proteggere e proteggerti. Ci stringiamo al dolore della tua famiglia. Che la luce ti accompagni, ciao Leo, ciao Titò”.
Alla fine della messa, il vescovo ha invitato gli studenti a scrivere pensieri e riflessioni, partendo da Leonardo, per indicare i loro sogni e i bisogni di una città più giusta e vicina ai giovani. All’uscita, un altro lungo applauso ha accompagnato la bara, mentre palloncini bianchi e rossi – i colori preferiti di Leo – si sono alzati in cielo.
Tra i ragazzi in piazza, molti indossavano magliette con la scritta: “Leonardo vive”. Ed è forse questo il modo più autentico con cui la sua città ha voluto dirgli addio: stringendosi nel dolore, ma anche scegliendo di non dimenticare.
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